Chi era Cecco del Caravaggio? Il modello prediletto e l’amante di Michelangelo Merisi? Non si ha certezza sul rapporto tra i due, se non sul fatto che Cecco era allievo del grande Merisi e che abitava con lui. E se fossero stati parenti? Cecco è un gran mistero, come la sua pittura. Non si conosce la data di nascita, non si conosce l’anno della morte. Quello che è certo che Cecco del Caravaggio – dopo aver posato da bambino e ragazzo per il maestro – diventò, a sua volta, un ottimo pittore. Quadri intensi e misteriosi. Lame di luce. Enigmi. Allegorie e realismo. Il chiarore improvviso in un’oscurità metafisica. Sensualità e peccato. Sì, il rapporto più stretto e dinamico, in Cecco è proprio questo, barocco: l’impero dei sensi e la punizione.
A Cecco – il cui vero nome era Francesco Boneri – l’Accademia Carrara di Bergamo dedica una mostra, curata da Gianni Papi, noto caravaggista, mostra che resterà aperta al 4 giugno 2023.
Si sa che Boneri era di origine bergamasca come Caravaggio e che avevano qualche parentela in comune. La sua presenza, accanto al pittore, risulta in un censimento romano del 1605, quando il funzionario certifica, nella bottega del Caravaggio, la presenza di un “Francesco, garzone”. Cecco posò per numerosi quadri del maestro e visse con lui, sin da quando era bambino o ragazzino, divenendo allievo e collaboratore di Michelangelo Merisi. Un viaggiatore inglese che sarebbe transitato da Roma decenni dopo, avrebbe scritto che Cecco era il ragazzo del Caravaggio e che dormiva con lui. Ma cosa intendeva esattamente? E’ su questa carta – prodotta decenni dopo la morte di Caravaggio – che si basa la presunta bisessualità di Caravaggio e l’omosessualità del suo allievo. Troppo poco, se non si leggessero in tale chiave i dipinti dell’esordio di Caravaggio – nei quali appaiono adolescenti effeminati – o la successiva spudoratezza posturale di Cecco, bambino o adolescente, che appare, come modello, in numerosi quadri di Merisi. Per ricordarne alcuni: lo spudorato Amor vinci omnia, in cui Cecco si mostra in nudità assoluta e trionfante, Il sacrificio di Isacco. Davide e Golia o il San Giovanni, ora esposto a Bergamo.
Gli stessi quadri dipinti da Cecco del Caravaggio, mostrerebbero, come sottolinea il curatore, un linguaggio omoerotico, come Amore alla fonte.
Cecco, dopo il duello del 1607 in cui Caravaggio uccise con la spada uno dei propri avversari politici, Ranuccio Tomassoni, probabilmente fuggì con lui a Napoli, dove forse si fermò, mentre il maestro proseguiva la fuga verso Malta. Caravaggio morì nel 1610. E Cecco che fine fece? Lo troviamo a Roma, impegnato in un ciclo decorativo parietale, nel 1614. Poi notizie di crediti e di partecipazione ad assemblee dell’Accademia di San Luca prima del 1620. Poi, più niente. Morì? Migrò? Perchè – come avviene per Caravaggio – la sua scomparsa è avvolta dall’oscurità?
La mostra riunisce, per la prima volta, circa 20 opere autografe, delle non oltre 25 che compongono il catalogo di Cecco. Altri dipinti raccontano il nucleo da cui partì – fu illuminato da Savoldo -, i compagni di strada e i pittori che lo guardarono con interesse. Tra le opere c’è anche quello che viene ritenuto un suo autoritratto. Eccolo.
Tra le opere più interessanti, vivaci misteriose, i cosiddetti Venditori di strumenti, che derivano dall’esplorazione dei cinque sensi. Tatto, udito, vista, olfatto e gusto. Sensi che portano una gioia effimera, pronta a spegnersi come in uno strumento lasciato ad impolverarsi su un tavolo.
CECCO DEL CARAVAGGIO
Accademia Carrara
Bergamo
Giorni e orari
Lunedì-giovedì 9.30 – 17.30
Martedì 9.30 – 13.00 (chiuso il pomeriggio)
Venerdì-sabato-domenica e festivi 9.30 – 18.30