La sintesi estrema, giungendo a comporre un quadro attraverso poche pennellate ed esponendolo in quel modo, Monet la propose all’inizio del percorso impressionista, von Impression, soleil levant, inserito nella mostra allestita da un gruppo di amici di fede moderna e anticcademica e anti-sistema – almeno in quegli anni – nell’atelier fotografico di Nadar. Era il 1874 e l’opera di Monet, Impression, soleil levant fu ceertamente scelta dall’autore non come punto di arrivo di un percorso, ma con il fine di sbigottire il pubblico e di creeare scandalo.Il nostro occhio, oggi, percepisce la bellezza della pittura di sintesi, cioè quell’arte che non si ferma sui dettagli, non li analizza, non li riporta alla superficie del visibile, ma vi allude, e come il concentrato di un riassunto visivo, li evoca; e con un insieme di operazioni pittoriche ridotte numericamente, fornisce un necleo evocativo convincente dal quale è possibile cogliere, più che il paesaggio dettagliato, la sua essenza strutturale e cromatica. Ma nel 1874 si è era completamente impreparati al fatto che quello che poteva essere considerato un bozzetto o un getto preparatorio, peraltro, molto rapido e sommario, avesse la dignità di salire sul palco di un’esposizione.
Sarebbe stato come se una gran dama del tempo avesse scelto di andare a teatro con la comoda, per quanto elegante, camicia da notte che utilizzava per andare a letto. Per quanto apparentemente lontano, l’esempio è calzante. Gli impressionisti rifiutavano un eccesso di di analisi e di arricchimento pittorico; non intendevano raggiungere il decoro e l’esibizione del paesaggio in dettagli decorativi, ma mostrarlo nella sua verità basica, irrorato dalla luce dell’istante. Ora dovremmo immaginare cosa sarebbe avvenuto se un’elegantissima dsgnora del tempo – tanto simile alla curatissima pittura ufficiale – si fosse presentata a una mostra con la semplicità scandalosa di una camicia da notte.In fondo la persona sarebbe stata la stessa.
Con certezza, Monet aveva valuto a lungo la possibilità che il proprio dipinto estremamente sintetico potesse suscitare scandalo, affinchè su di sè e sulla mostra, pur con le inevitabili polemiche dei critici e del pubblico, potesse essere attirata attenzione. A Parigi, in quegli eranni, era più pericoloso passare inosservato che suscitare la lapidazione morale delg rande pubblico; le polemiche non erano ancora perfettamente orientate dai mass-media in un devastante unità del fronte mediatico, ma voci dissonanti consentivano d’uscire vivi dalla tempesta, magari abbrancando qualche legno buono per prosesuire la navigazione. Esisteva la sensazione, basata su concreti dati di fatto, che soprattutto nell’ambito dei collezionisti di fresca data le cui economie erano sorte con gli arricchimenti degli ultini anni, ci fosse il desiderio non tanto di assumere un comportamento mimetico rispetto ai vecchi ricchi, in fatto di gusti estetici, ma la volontà di superarli con soluzioni artistiche innovative, che fossero parallela espressione dell’innovazione compiuta dnei propri campi professionali. Senza forse valutarne appieno le conseguenze, con Impression soleil levant, Monet affisse un manifesto di quello che non sarebbe mai divenuto un movimento, – rimadse infatti un’articolata corrente e tendenza – ma che avrebbe occupato, con una pittura di forte impatto visivo, uno spoazio nei mercati dell’arte degli anni successivi compiendo, difatto, una delle maggiori rivoluzioni estetiche di ogni tempo. E così fu. La critica si appuntò soprattutto sul quadro di Monet, che era il più scarno e provocatorio, e, dal sostantivo impressione, il critico d’arte che scrisse il polemico articolo contro le nuove tendenze espresse dallamostra,trasse il nome di impressionismo, inteso, in quei giorni come un grve processo degenerativo della pittura.
Dipingere il mare e le acque come Monet
Questo lungo preambolo di contestualizzaazione di Imoression soleil levant, per spiegare i motivi di un pittura sommaria o comunque priva di contorni disegnativi. Una pittura che si arricchisce di pennellate materiche e che si distanzia, generalmente, dalle stesure lisce del colore, tipiche dell’accademismo.
L’acqua, perennemente in moto, salvo alcuni casi che poi il pittore esplorerà nel laghetto immoto di Giverny, con il fumo, le nuvole, le luci effimere in movimento del sole dei sottoschi, la neve cangiante sono, nell’ambito naturale,i principali oggetti di osservazione da parte degli impressionisti – e siamo parlando della linea di Monet, poichè, quella di Degas, d’interno e introspettiba, prende altre direzioni-. Monet moltiplicò i segni che in Impression erano appena accennati, come quelli delle onde, e giunse a completare i quadri, passando da quello che era apparso realmente ai visitatori copme un bozzetto rapidissimo, a elaborazioni più compiute, più ricche di materia pittorica, come risulta dalle opere sottostanti. Interessante è il fatto che, come in un treccia di fili per il cucito, il lettore potrà estrarre i fili cromatici, dal grande maestro.
In questo contesto abbiamo proprosto al lettore che si interessa di storia dell’arte, all’artista o a chi ama sperimentare le tecniche dei pittori del passato, alcuni esempi eloquenti delle modalità con le quali Monet rendeva il fenomeno visivo delle acque, in diversi contesti (mare, laguna, fiume, stagno).