Desiderio di pace? Il significato della spada del 1300 trovata infissa in una roccia 10 metri sotto l’acqua del fiume

Sono oggetto di studio la spada del 1300 infissa tra due rocce nel fondo del fiume e la ritualità del gesto. Gli archeologi avevano estratto una spada del XIV secolo da una pietra sul fondo del fiume Vrbas, non lontano da Banja Luka nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.


Il rito di infiggere spade tra le rocce o gettarle nei fiume o depositarle in aree votive avrebbe origini antichissime. A La Tène sul lago di Neuchâtel, in Svizzera, nel 1857 Hansli Kopp scoprì un grande deposito votivo dell’età del Ferro. Dal sito provengono oltre 2500 oggetti, soprattutto in ferro, tra cui spade, scudi, brocche, attrezzi vari e parti di carri; molte anche le ossa di uomini e animali rinvenute.

Resta parzialmente coperto da mistero il motivo di queste offerte. Probabilmente le armi rese inoffensive e offerte alla divinità erano preda di guerra e appartenevano ai nemici o era armi di guerrieri morti, durante la difesa. Esiste pertanto la possibilità che queste offerte segnassero l’inizio di un periodo di pace. L’arma resa inattiva potrebbe essere collegata a un periodo di pace e prosperità.

La spada nella profondità del fiume

Nel Medioevo questi riti simbolici vennero mantenuti, probabilmente per la netta coincidenza tra l’elsa della spada e la croce cristiana. La spada serviva per difendere il Santo Sepolcro, per compiere generose imprese cavalleresche e, piantata nel terreno, diveniva oggetto di preghiera perché si trasformava in un Crocifisso.
Nella Rotonda di Montesiepi – a Chiusdino, in provincia di Siena – edificata tra il 1182 ed il 1185, sopra alla capanna sulla collina ove San Galgano visse il suo ultimo anno di vita, rimane la spada che il Santo cavaliere toscano, aveva infisso nella Roccia, divenuta così una croce. La trasformazione semantica dell’arma è evidente. Con il tempo, a causa della ruggine e del calcare, le armi non potevano essere più sfilate.

Sempre durante il Medioevo, la spada nella roccia è oggetto dei cicli arturiani. Artù riesce miracolosamente a sfilare l’arma imprigionata, dimostrando di essere l’uomo designato dal Cielo – per la guerra e per la pace – a guidare i cavalieri e il Paese. L’arma diviene così un’eccezione funzionale della Croce stessa.

La spada recuperata recentemente dalle acque del Vrbassi si trovava conficcata fra due rocce sul letto del fiume, poco lontano dal villaggio di Rekavice e dalle rovine della cittadella medievale Zvečaj, in Bosnia Erzegovina, luoghi di cui l’arma potrebbe trarre le proprie origini. Ciò che appare anomalo è che l’arma sia stata infissa deliberatamente a una profondità di 10 metri metri. Ogni ipotesi è aperta.

Le operazioni, coordinate dall’archeologa Ivana Pandzic, sono state svolte dall’Institute for Protection of cultural, historical and nature heritage of Republic of Srpska, hanno richiesto uno scalpello per rimuoverla dalla roccia in cui era infissa. Novant’anni fa, in un punto non lontano, fu trovata un’altra spada di questo tipo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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