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E’ morto Elliott Erwitt, fotografo dell’istante poetico e ironico che rivela l’invisibile gioia della realtà. Aveva 95 anni


Il mondo della fotografia perde una delle sue icone più amate, Elliott Erwitt, nato Elio Romano Erwitz il 26 luglio 1928 a Parigi e scomparso il 30 novembre 2023 a New York. Fotografo statunitense di fama internazionale, Erwitt ha lasciato un’impronta indelebile nel campo della fotografia pubblicitaria e documentaria con la sua capacità unica di catturare momenti ironici e assurdi della vita quotidiana attraverso scatti in bianco e nero.

1. Biografia
1.1 La giovinezza
La vita di Erwitt ha attraversato continenti e culture, iniziando a Parigi da genitori ebrei di origine russa. Tuttavia, nel 1938, la famiglia si trasferì in Italia, e nel 1939 emigrarono negli Stati Uniti d’America a causa delle leggi razziali fasciste. Erwitt trascorse la sua giovinezza negli Stati Uniti, studiando fotografia al Los Angeles City College dal 1942 al 1944 e cinema alla New School for Social Research dal 1948 al 1950.

1.2 La carriera fotografica
Gli anni ’50 segnarono l’inizio della carriera fotografica di Erwitt, che prestò servizio come assistente fotografo per l’Esercito americano in Francia e in Germania. Durante questo periodo, ebbe l’opportunità di incontrare figure di spicco come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker, quest’ultimo lo assunse per un progetto fotografico per la Standard Oil. Dopo questa esperienza, Erwitt intraprese la sua carriera da freelance, collaborando con riviste di prestigio come Collier’s, Look, Life e Holiday, oltre a lavorare per aziende come Air France e KLM.

Nel 1953, Erwitt entrò a far parte della rinomata agenzia Magnum Photos, ottenendo visibilità a livello globale e avviando progetti fotografici in tutto il mondo. Un tema ricorrente nella sua carriera è stato il ritratto di cani, che ha anche dato vita a quattro dei suoi libri più celebri: “Son of Bitch” (1974), “Dog Dogs” (1998), “Woof” (2005) e “Elliott Erwitt’s Dogs” (2008).

1.3 La carriera cinematografica
A partire dagli anni ’70, Erwitt ha canalizzato la sua creatività nel mondo del cinema, producendo lungometraggi, spot televisivi, documentari e film. Opere come “Arthur Penn: the Director” (1970), “Beauty Knows No Pain” (1971), e “Red, White and Bluegrass” (1973) sono solo alcune testimonianze della sua versatilità artistica. Ha anche ricevuto il prestigioso premio Glassmakers di Herat nel 1977. La sua presenza nel cinema include anche crediti come operatore addetto alla camera per “Gimme Shelter” (1970), fotografo di scena per “Bob Dylan: No Direction Home” (2005), e fotografo aggiunto per “Get Out Yer Ya Ya” (2009).

2. Fotografie famose
Il portfolio di Erwitt è ricco di immagini iconiche che catturano l’essenza umana con uno sguardo ironico e poetico. Le sue fotografie in bianco e nero sono spesso elogiato per la loro abilità nel catturare l’attimo decisivo, uno stile che ha ereditato dal maestro Henri Cartier-Bresson.

3. Opere
Oltre alle sue fotografie, Erwitt ha creato opere memorabili, con libri come “Son of Bitch,” “Dog Dogs,” “Woof,” e “Elliott Erwitt’s Dogs” che sono diventati classici nel mondo della fotografia e della letteratura dedicata agli amanti dei cani.

4. Mostre
Le mostre di Erwitt hanno viaggiato per il mondo, permettendo agli spettatori di immergersi nella sua visione unica della vita. La sua esposizione “An Evening with Elliott Erwitt” al DocNYC Festival nel 2011 è stata un evento speciale che ha evidenziato il suo contributo eccezionale al mondo della fotografia e del cinema.

5. Filmografia
La carriera cinematografica di Erwitt è un testamento della sua abilità di narratore visivo. Dai documentari ai film, ha lasciato il segno come regista e fotografo.

Con la sua scomparsa, il mondo perde un gigante della fotografia, ma il lascito di Elliott Erwitt rimarrà vivo attraverso le sue immagini che continuano a ispirare e intrattenere. La sua capacità di catturare la bellezza nelle situazioni più comuni rimarrà un’influenza duratura per le generazioni a venire.