Le stilettate di Zana. Con la caccia al cinghiale di Rubens. L’amore per gli animali, controcorrente

Questo animale non è un'anima pia, se affamato. E continuate a immaginare la vittima come vostro figlio, vostro nipote, un vostro connazionale piccolo e indifeso

Peter Paul Rubens, Il cinghiale calidonio, 1611-1612 circa, olio su tavola, 59,2 x 89,7 cm., Getty Center

​STILETTATE
di Tonino Zana
I cinghiali entrano in classe. Non é Walt Disney, è un cronista dell’Italia centrale, fa il resoconto di un gruppo di cinghiali finiti in una classe elementare dopo aver sfondato una rete di protezione. Gli amici dei cinghiali dovrebbero ricevere un racconto dal figlio di quella classe e capirebbero di dimettersi dalle sciocchezze esasperanti del salvataggio, a tutto campo e a tutto numero, del cinghiale.
Questo animale non è un’anima pia, se affamato. E continuate a immaginare la vittima come vostro figlio, vostro nipote, un vostro connazionale piccolo e indifeso.
L’altra notte, finita la presentazione di un libro, passeggiavo in lungo e in largo per un paesino vicino alla città. Ho incontrato venti persone con un cane, da soli quasi sempre, lui o lei con il cane e due giovani coppie a passeggio senza cane. Orfani. Bello, la mia generazione sterminava cani e gatti e ora circola un affetto estremo per gatti e cani. Bello, civile. Ho registrato, ne sono sicuro, con testimonianze certe, di molti colleghi umani predisposti a curare e ad amare più i canigatti delle persone. Qui non ci sto più. Evviva la cura degli animali, ma, su tutto, domina la persona, altrimenti candidiamo, alle prossime elezioni di ogni ordine e grado, un cane o un gatto, tutti d’accordo sul no al cinghiale.
Immagina la prima seduta del consiglio: “Bau bau”. Il segretario generale, ovviamente donna:”Approvato”. “Miao miao”, due astenuti, due cani bull dog. La seduta è tolta.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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