Le ultime ore del Caravaggio. Mistero e ipotesi. Le immagini dei luoghi in cui scomparve

Caravaggio cercava di raggiungere rapidamente, pur essendo a piedi, Porto Ercole, sull'Argentario, dopo un misterioso problema con la giustizia a porto Palo, una cittadina situata più a Sud. Qui era stato arrestato e trattenuto per due giorni. Forse pagò una cauzione per poter uscire di prigione. Sulla feluca, che aveva proseguito il viaggio, erano rimaste tele, effetti personali e due quadri raffiguranti San Giovanni Battista e uno che rappresentava la Maddalena.

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La lunga lingua di sabbia e alberi della spiaggia di Feniglia, che unisce la terraferma all'Argentario. Secondo la tradizione, Caravaggio, colpito da una febbre altissima cadde sulla sabbia e fu poi recuperato da alcuni abitanti del luogo

La lunga lingua di sabbia e alberi della spiaggia di Feniglia, che unisce la terraferma all’Argentario, in Toscana. Secondo la tradizione, Caravaggio, colpito da una febbre altissima cadde sulla sabbia e fu poi recuperato da alcuni abitanti del luogo. L’artista stava tornando a Roma, dove avrebbe ottenuto la grazia pontificia e la  sospensione della condanna a morte per l’uccisione di Ranuccio Tomassoni, ai margini di una partita di pallacorda. Michelangelo Merisi, dopo l’omicidio, era fuggito nei feudi dei Colonna, poi a Napoli da dove, aiutato da Costanza Colonna, la sua protettrice, aveva preso la via di Malta, dov’era stato nominato cavaliere. A causa di un litigio con alcuni compagni d’arme era stato imprigionato ed era poi fuggito in direzione della Sicilia, da dove aveva successivamente raggiunto Napoli. Frattanto Costanza Colonna doveva aver trattato per lui con i vertici della Chiesa romana. In cambio di alcune opere e in seguito ad accordi politici era stato pianificato il suo ritorno nella capitale pontificia. Era l’estate del 1610

Una veduta ravvicinata della spiaggia della Feniglia
Una veduta ravvicinata della spiaggia della Feniglia. Caravaggio, secondo la principale ricostruzione della vicenda, cercava di raggiungere rapidamente, pur essendo a piedi, Porto Ercole, sull’Argentario, dopo che la feluca aveva fatto scalo e dopo un misterioso problema con la giustizia a porto Palo, una cittadina situata più a Sud. Qui era stato arrestato e trattenuto per due giorni. Forse pagò  – o fu pagata – una cauzione per liberazione dal carcere. Sulla feluca, che proseguiva il viaggio, erano rimaste tele, effetti personali, due quadri raffiguranti San Giovanni Battista e uno che rappresentava la Maddalena.  Le opere erano probabilmente destinate a coloro i quali si erano mossi per ottenere il provvedimento pontificio. La barca, che svolgeva servizio di linea, aveva continuato la propria rotta in direzione nord, verso l’Argentario, dove avrebbe fatto sosta, per poi tornare in direzione di Napoli. Disperatamente, Caravaggio, che nel frattempo era stato rilasciato, tentava di raggiungerla.
Porto Ercole. Lasciando la spiaggia della Feniglia alle spalle, secondo alcune ricostruzioni dei fatti, Caravaggio fu portato in un ospedale all'esterno del paese, gestito dai membri della Confraternita di Santa Croce.
Porto Ercole. Lasciando la spiaggia della Feniglia alle spalle, secondo alcune ricostruzioni dei fatti, Caravaggio fu portato in un ospedale all’esterno del paese, gestito dai membri della Confraternita di Santa Croce.
Dietro le palme, l'edificio che un tempo era una chiesa con ospedale annesso. Qui, secondo la tradizione, fu ricoverato Michelangelo Merisi che morì, a causa della febbre.

Dietro le palme, l’edificio che un tempo era una chiesa con ospedale annesso. Qui, secondo la tradizione, fu ricoverato Michelangelo Merisi, che morì il 18 luglio 1610, a causa della febbre, forse resa acuta dalla corsa precipitosa in direzione di Porto Ercole, nel tentativo disperato di recuperare i dipinti, indispensabili per la sua salvezza
 
A poche decine di metri dall'ex ospedale, c'era il cimitero. Qui un monumento ricorda il luogo in cui sarebbe stato sepolto il pittore, i cui resti sarebbero stati successivamente recuperati e portati in una cripta, nel centro del paese.
A poche decine di metri dall’ex ospedale, c’era il cimitero. Qui un monumento – realizzato nel 2002 – ricorda il luogo in cui sarebbe stato sepolto, in una fossa comune, il pittore, i cui resti sarebbero stati successivamente recuperati e portati in una cripta, nel centro del paese. Un dispaccio ufficiale del 31 luglio 1610 annuncia la fine dell’artista: “E’ morto Michiel Angelo da Caravaggio pittore celebre a Port’Hercole mentre da Napoli veniva a Roma per la Gratia da Sua Santità fattagli del bando capitale che aveva”. Secondo Vincenzo Pacelli, Caravaggio fu invece assassinato da emissari dei Cavalieri di Malta sulla riva di Palo di Ladispoli. La sua scomparsa resta comunque misteriosa. Caravaggio non era solo un pittore, ma svolgeva – certamente – un’azione politica per la famiglia Colonna, alla quale apparteneva la propria protettrice, Costanza. A Roma, aveva militato nel partito filo-francese.

Costanza Colonna si occupò sempre di lui, lo difese, lo fece fuggire da Roma dopo l’omicidio Tomassoni e, probabilmente, organizzò anche la sua fuga da Malta grazie alla presenza di familiari, sia nell’isola che in Italia, ai massimi vertici dell’organizzazione. Il viaggio avvenuto per mare – quando il pittore poteva avvicinarsi a Roma più prudentemente e con forti coperture, ripercorrendo a ritroso la strada via-terra che aveva imboccato dopo l’omicidio, attraverso i feudi dei familiari di Costanza – lascia aperti anche altri interrogativi sulla misteriosa scomparsa.
Nel corso di un dibattito promosso dal Caravaggio pictor prestantissimus, Maurizio Bernardelli Curuz, ha sottolineato diverse incongruenze, in questa scomparsa, individuando, come Pacelli, l’inequivocabile guerra tra famiglie e fazioni e richiamando alla necessità di rivedere alcuni luoghi comuni sull’omicidio di Tommasoni, appartenente a un clan in crescita di potere, nella Capitale, ed evidentemente avverso ai Colonna. Secondo Bernardelli Curuz andrebbe riconsiderato anche l’attentato che Caravaggio subì, dopo la fuga da Malta, nei vicoli napoletani, “senza escludere che esso appartenesse a un regolamento di conti tra famiglie, legato alla politica romana e all’omicidio Tomassoni, più che a un’immotivata vendetta dei cavalieri di Malta per la fuga del pittore dall’isola”. Bernardelli Curuz, nel corso del dibattito ha poi posto in evidenza le informazioni frammentarie, nonostante il cardinale Borghese volesse recuperare il cadavere – per aver prova certa della morte? – e ciò, evidentemente, non fosse possibile. Sulla scomparsa del Caravaggio, tanti occhi erano puntati, tra i quali quelli di Giulio Mancini, che si informò della fine del pittore, in più riprese – corresse il presunto luogo della morte – e fu costretto a trascrivere poco più di quanto affermavano i dispacci ufficiali.
Bernardelli Curuz ha messo in evidenza il fatto che la scelta di un’imbarcazione di linea, senza alcuna protezione, è incongruente con gli spostamenti principali del pittore, che risultano sempre protetti da Costanza Colonna e dalla sua potente famiglia.

In primo piano, una feluca, imbarcazione simile a quella sulla quale sarebbe salito Caravaggio. Sul fondo un paesaggio morfologicamente vicino – per orografia e sistemi difensivi – all’Argentario

“La marchesa Costanza Colonna non era per Caravaggio una semplice protettrice, ma molto di più.- ha detto Bernardelli Curuz, durante il dibattito – Il rapporto tra i due è diverso da quello che abbiamo sempre ritenuto. Non c’è Caravaggio, senza Costanza. Se lo spostamento dei due insieme a Roma nel 1592 e il ritorno, sempre insieme, a Milano nel ’93 resta un’ipotesi senza risposta, certo è il soggiorno di Caravaggio a Roma nel 1596 nel palazzo dei Colonna, ospite nell’appartamento di monsignor “Insalata”. Proseguendo il cammino dei due, quando Caravaggio uccide Tomassoni, Costanza lascia Roma, va verso i feudi laziali del fratello e prepara la fuga di Caravaggio. Va a Napoli, e Caravaggio la segue. Lei cambia città, per Caravaggio. Organizza la partenza del figlio Fabrizio e di Caravaggio – legatissimi – per Malta.Caravaggio viene poi fatto fuggire dalla prigione e sale su una nave di un familiare strettissimo della marchesa e portato in Sicilia, dove i Colonna erano stati vicerè. Poi Caravaggio torna a Napoli, ritrovandosi nuovamente nel quartier generale di Costanza, che tratta con la Curia romana per il rientro del pittore a Roma.
Viene a questo punto da chiedersi: visto che Costanza ha sempre preparato le fughe di Caravaggio o gli spostamenti in genere, perché la donna non è andata a Roma, ad accoglierlo e a proteggerlo, soprattutto, in un momento delicatissimo. come il rientro a Roma? Avrebbe potuto organizzare un ritorno via terra, con un avvicinamento progressivo, com’era stato quello della fuga da Roma dopo l’omicidio. Forse perché Roma non offriva le dovute sicurezze? I Tomassoni volevano vendicarsi e il cardinale Borghese l’avrebbe spremuto fino al possibile, disfacendosene, poi… Invece Costanza resta a Napoli”.

Ora, certo, Costanza potrebbe essere stata malata, in quel periodo e non essere andata a Roma. Ma Costanza, anche moribonda, non avrebbe lasciato solo Caravaggio e la sua famiglia era ancora molto potente. Possiamo fare un’ipotesi? E se Costanza avesse preparato in realtà tutto affinchè Caravaggio potesse nascondersi? Cosa successe, in realtà in quel porto internazionale, all’Argentario? E’ certo solo un completamento del quadro delle ipotesi, a fronte di quello che sembra l’intrigo nell’ambito di una guerra tra clan.”
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa