Uno studio pubblicato nei giorni scorsi getta nuova luce sulle capacità cognitive e artistiche dei nostri antenati del Paleolitico Superiore. In un saggio pubblicato sull’“Oxford Journal of Archaeology”, i ricercatori francesi Médard Thiry e Anthony Milnes hanno analizzato un ritrovamento straordinario nella grotta di Ségognole 3, situata nel massiccio arenario a sud di Parigi, vicino alla località di Noisy-sur-École. Lo studio, intitolato “A Three-Dimensional Map from the Upper Paleolithic: The Case of Ségognole 3”, descrive come questa grotta, già nota per le sue rappresentazioni artistiche, potrebbe ospitare la più antica mappa tridimensionale mai scoperta.
Un ambiente modellato dall’uomo preistorico
I cacciatori-raccoglitori di oltre 20.000 anni fa non si limitarono a decorare le pareti della grotta con figure stilizzate di animali, come cavalli simili a quelli di Lascaux. Essi intervennero direttamente sul suolo della grotta, scolpendo canali, bacini e depressioni che non solo controllavano il flusso dell’acqua, ma rappresentavano il sistema idrografico e il paesaggio circostante. Le alterazioni architettoniche, combinate con i complessi intagli figurativi, costituiscono una vera e propria rappresentazione miniaturizzata delle risorse idriche e geomorfologiche della regione.
Secondo Thiry e Milnes, queste modifiche non avevano solo uno scopo pratico, come il drenaggio dell’acqua, ma erano probabilmente investite di significati simbolici e rituali. Una frattura naturale, per esempio, fu ampliata per dirigere l’acqua verso una fenditura scolpita a forma vulvare, mentre altre depressioni sul pavimento drenavano il flusso verso canali incisi che imitavano corsi d’acqua reali. Questa particolare forma vulvare, secondo i ricercatori, potrebbe essere stata un simbolo della fertilità e della rigenerazione. L’acqua, elemento essenziale per la vita, che scorreva attraverso questa struttura, poteva rappresentare un rituale simbolico legato al ciclo della vita e alla continuità della comunità.
L’ipotesi del modello territoriale
La caratteristica più affascinante di questa scoperta è l’interpretazione del complesso di incisioni come una mappa tridimensionale del territorio. Secondo i ricercatori, tali rappresentazioni erano utilizzate non solo per fini decorativi, ma come strumenti funzionali ed educativi. Durante le piogge, l’acqua scorre ancora oggi attraverso i canali e i bacini, “animando” il modello e simulando il comportamento dei corsi d’acqua reali. Questa dinamica aggiunge un livello di realismo che rinforza l’idea di un utilizzo pratico del sistema: pianificare strategie di caccia o insegnare ai membri più giovani della comunità la geografia e le risorse del territorio.
Le incisioni tridimensionali potrebbero inoltre rappresentare i punti chiave del paesaggio per la caccia o l’approvvigionamento idrico, come i punti di attraversamento dei grandi erbivori lungo il fiume École. Questa teoria è supportata dalla posizione strategica della grotta, situata in un’area ricca di risorse naturali e vie migratorie di animali.
Arte, funzione e spiritualità
L’arte rupestre di Ségognole 3 non è solo un esempio di abilità tecnica, ma anche una finestra sulle credenze spirituali e sull’organizzazione sociale dell’uomo preistorico. Gli autori sottolineano come la combinazione di rappresentazioni figurative di animali e di interventi strutturali sul suolo suggerisca una visione del mondo in cui arte, funzione e ritualità erano profondamente intrecciate. La grotta potrebbe essere stata un luogo di insegnamento, ma anche un sito sacro, dove la comprensione e il controllo simbolico del paesaggio rafforzavano l’identità e la coesione del gruppo.
Innovazione cognitiva nel Paleolitico Superiore
La scoperta di Ségognole 3 rappresenta un’ulteriore conferma dell’elevata complessità cognitiva dei nostri antenati del Paleolitico. Mentre altre rappresentazioni preistoriche, come quelle mobili e bidimensionali, erano spesso simboliche o astratte, la mappa tridimensionale della grotta mostra un livello di realismo e comprensione spaziale straordinari. Questo ritrovamento si aggiunge a una crescente serie di evidenze che dimostrano come gli esseri umani di quel periodo fossero in grado di modellare l’ambiente in modo intenzionale e significativo, sia per scopi pratici che simbolici.
Una nuova frontiera per l’archeologia preistorica
Con il contributo innovativo di Thiry e Milnes, la grotta di Ségognole 3 si afferma come un sito chiave per lo studio del rapporto tra uomo, arte e paesaggio nel Paleolitico Superiore. Le implicazioni di questa scoperta vanno oltre il singolo sito, suggerendo nuove direzioni per la ricerca archeologica e nuove domande sulle origini della rappresentazione spaziale e della cartografia umana. Questo straordinario ritrovamento non solo arricchisce la nostra comprensione del passato, ma ci invita a riflettere sulle profonde radici della creatività e dell’ingegnosità umane.