Monumenti abbattuti. Banksy offre un'idea. Riconciliamo, non distruggiamo. Integriamo le statue


Nell’ultimo decennio esiste una contrapposizione feroce – dietro alla quale si manifestano possenti interessi politico-economici e precisi disegni di egemonia del mondo – tra la civiltà etxra-europee e il mondo occidentale. In questo quadro si inseriscono anche le manifestazoni anti-razziste che giungono a devastare statue antiche che raffigurano personaggi condiderati razzisti. Persino la statua di Colombo, scolpita da un italiano in America, come elemento di raccordo tra i due Paesi, è stata annientata. Peraltro Comuni e Governi subiscono forti pressioni dalle sinistre affinché sia adottata, su larga scala, una politica di revisione della statuaria pubblica, escludendo gli indesiderati. E’ chiaro che è un’operazione folle. Poichè una civiltà sopravveniente – il mondo sta diventando africano, post-africano, arabo e cinese – non può devastare cioò è venuto prima di lei e che, in alcuni casi, le è stato avverso. Il grande Banksy , artista di strada protagonista di un’infinità di poetiche provocazioni, trova un punto di equilibrio. La storicizzazione del dissenso e della contestazione che integri l’opera stessa, senza distruggerla o rimuoverla. Il progetto, rapidamente lanciato da Banksy attraverso un’immagini su intsgram, riguarda il monumento Edward Colston, gettato nel fiume dai manifestanti perchè era un personaggio legato alla tratta degli schiavi.

“Ecco un’idea sia per coloro che rimpiangono la statua di Colston che per quelli che non se ne pentono”- ha scritto sul suo account Instagram. Lo trasciniamo fuori dall’acqua, lo rimettiamo sulla base, leghiamo il cavo attorno al collo e ordiniamo statue di bronzo a grandezza naturale di manifestanti che lo tirano. Tutti sono felici. Un giorno famoso commemorato”. Ecco lo schizzo del monumento integrato. Non solo una bella idea di colloqui con l’antico e di assunzione di nuove istanze. Ma un’apertura al dialogo che abbiamo assolutamente dimenticato.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia