Nulla è "Ovvio" sotto questo sole. Giovanna Piccinini orienta il nostro guardo verso ciò che non vediamo più

Stile arte intervista l'artista Giovanna Piccinini, vincitrice della sezione Scultura del Premio Nocivelli 2016: “Ovvio” nasce dall’incontro fortuito tra me ed un sacchetto di cocci rinvenuti sul fondo di un portarifiuti urbano. Ovvio è “ciò che va incontro” come cosa ordinaria, evidente, che non desta reazioni. Ma conosciamo davvero quanto crediamo noto? La storia di questo vaso mi è sconosciuta, con esso non ho alcun legame affettivo, né posso rendergli la sua forma iniziale, la sua funzione è stata annullata. Ma restituendo una nuova dimensione spaziale ai cocci ho voluto dare continuità alle sinapsi di senso che il vaso avrà stabilito tra le storie individuali e collettive perché le cose recano tracce umane, hanno una loro storia, valori simbolici ed affettivi, sono il nostro prolungamento".

Stile arte intervista l’artista Giovanna Piccinini, vincitrice della sezione Scultura del Premio Nocivelli 2016
 
Iniziamo con un breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta
d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Conseguo il diploma quadriennale in fashion design allo IED di Milano. Lavoro in azienda sette anni alla progettazione di collezioni per donna, nasce mia figlia e sospendo l’ attività lavorativa. Durante questo periodo cresce in me il bisogno di orientare la creatività verso altre forme espressive, quindi decido nel 2013 di frequentare l’Accademia di belle arti Giacomo Carrara di Bergamo.
I miei lavori nascono da oggetti semplici, solitamente ciò che mi sta intorno, che è
quotidiano e il mio sguardo riesce a cogliere e rileggere. Sono installazioni, ma
anche fotografie e performance con cui cerco di dare forma al pensiero, di caricare
le cose più scontate di significati.
a giovanna piccinini
La riduzione dei miei lavori a forme elementari e
geometriche è un chiaro rimando alla Minimal art.
La precarietà ricorrente nei miei progetti è un eco del mio vissuto.
2. Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura
quali opere hanno successivamente inciso in modo più intenso, sulla sua
produzione? Perché?
Non ho un tracciato definito e definitivo, ma vado spesso inseguendo il senso
delle cose.
Il lavoro presentato al premio Nocivelli, ad esempio, ha trovato il suo significato
nel testo “La vita delle cose” del filosofo contemporaneo Remo Bodei.
Tracciando una distinzione tra oggetti e cose mi ha guidato nel restituire senso a
ciò che altrimenti sarebbe caduto nell’insignificanza dell’ovvietà.
Poche righe colte da un testo dello scrittore creolo Éduard Glissant sono state
d’ispirazione per il mio ambito performativo.
Osservando l’astrazione dei Proun di El Lissitzky con i loro assi multipli e multiple
prospettive, ho realizzato una sequenza fotografica fatta di equilibri e di luce.
Tra gli artisti contemporanei mi piace ricordare la colombiana Doris Salcedo che
nella semplicità apparente ed il silenzio delle sue opere racchiude intense
emozioni, esprime tanto con poco. La forza della sua arte vorrei diventasse anche
la mia.
3. Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al
Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla
realizzazione?
piccinini
“Ovvio” nasce dall’incontro fortuito tra me ed un sacchetto di cocci
rinvenuti sul fondo di un portarifiuti urbano.
Ovvio è “ciò che va incontro” come cosa ordinaria, evidente, che non desta
reazioni. Ma conosciamo davvero quanto crediamo noto?
La storia di questo vaso mi è sconosciuta, con esso non ho alcun legame
affettivo, né posso rendergli la sua forma iniziale, la sua funzione è stata
annullata. Ma restituendo una nuova dimensione spaziale ai cocci ho voluto dare
continuità alle sinapsi di senso che il vaso avrà stabilito tra le storie individuali e
collettive perché le cose recano tracce umane, hanno una loro storia, valori
simbolici ed affettivi, sono il nostro prolungamento.
Il lavoro, la creatività e l’affettività assorbite dal vaso avevano bisogno di essere
decifrati. Ho separato i cocci setacciando la polvere dai pezzi più grossi, li ho
distribuiti in sequenza per ordine di grandezza in profili di policarbonato.
La linearità voluta nella realizzazione di quest’opera è un’estensione materica
e di senso che restituisce ad ogni minuscolo frammento la possibilità di
manifestarsi amplificando il proprio valore, andando oltre lo sguardo oggettivan-
te e l’abitudine all’ovvietà. La scelta dei cavalletti come piedistalli e dei profili in
policarbonato sono il tentativo di esulare dall’abituale esposizione museale che
catalogando gli oggetti e deponendoli in teche ne fissa la temporalità.
Per non interrompere il fluire esistenziale decido di lasciare aperte le
estremità dei profili che accolgono i cocci.
La condizione di appoggio precario è una costante dei miei lavori, la
personale e continua ricerca di equilibrio e stabilità.
Indirizzi di contatto:
giopicci@hotmail.it

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa