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Othoniel, un'onda di vetro alta 6 metri e lunga 15 invade la sala del museo



 
Nel museo di Saint Etienne, in Francia, grande parete in vetro a forma di onda nera appositamente progettata per lo spazio, incombe sullo spettatore. Si viene fisicamente divorati dall’oscurità, inghiottiti dal bagliore della materia violenta: 6 metri di altezza e 15 metri di lunghezza. Una lama di tsunami limaccioso.
BIOGRAFIA dell’artista
Jean-Michel Othoniel è nato nel 1964 a Saint-Étienne.
Vive e lavora a Parigi. Dal disegno alla scultura, dall’installazione alla fotografia e dalla scrittura alla performance, Jean-Michel Othoniel ha, dalla fine degli anni ’80, ha utilizzato numerosi mezzi espressivi. Per prima cosa, esplorando materiali con qualità reversibili come lo zolfo o la cera, usa il vetro dal 1993. Le sue opere oggi assumono una dimensione architettonica.
Metamorfosi, sublimazioni e trasmutazioni
Concentrandosi su materiali con proprietà poetiche e sensibili, Jean-Michel Othoniel ha iniziato producendo, all’inizio degli anni ’90, lavori in cera o zolfo, che saranno presentati nel 1992 da Jan Hoet al documentario di Kassel. L’anno seguente, l’introduzione del vetro segna una vera svolta nel suo lavoro. Collaborando con i migliori artigiani di Murano, esplora le proprietà di questo materiale, che diventa la sua firma. La delicatezza del vetro e la sottigliezza dei suoi colori contribuiscono al vasto progetto dell’artista: per poeti-care e ri-incantare il mondo. Nel 1994 partecipa alla mostra “Feminine / Masculine” al Centre Georges Pompidou di Parigi in cui presenta una serie di lavori in zolfo e un’installazione performativa My Beautiful Closet con ballerini girati nel oscurità di un armadio. Nel 1996, fu ospite di Villa Medici a Roma. Da questo momento inizia a far dialogare le sue opere con il paesaggio, sospendendo gigantesche collane nei giardini di Villa Medici, agli alberi del giardino veneziano della Collezione Peggy Guggenheim (1997), così come all’Alhambra e al Generalife di Granada (1999). Le sue opere, una specie di frutto proibito, vivono e si integrano con il paesaggio, con il fogliame, come tante crescite organiche che assorbono l’ombra e diffrangono la luce.
Tra il museo e lo spazio pubblico
Nel 2000, Jean-Michel Othoniel risponde per la prima volta a una commissione pubblica e, un secolo dopo Hector Guimard, trasforma la stazione della metropolitana di Parigi Palais-Royal – Louvre in una Kiosque des Noctambules: una doppia corona di vetro. L’alluminio nasconde una panca destinata a incontri fortuiti nella città addormentata. La sua creazione è quindi condivisa tra luoghi pubblici e spazi museali; Le opere o le mostre in situ sono per lui altrettante opportunità rinnovate di sperimentare le molte possibilità dei suoi materiali preferiti e di declinare i temi che gli sono cari. Nel 2003, per la mostra “Crystal Palace” presentata alla Cartier Foundation for Contemporary Art di Parigi e al MOCA di Miami, realizza forme di vetro soffiato a Venezia e all’International Glass Center di Marsiglia (Cirva). , destinati a diventare sculture enigmatiche, tra gioielli, architetture ed oggetti erotici. L’anno seguente, nel 2004, un invito del Musée du Louvre ad esporre nelle spettacolari sale della Mesopotamia, come parte della mostra “Contrappunto”, è per lui l’opportunità di realizzare le sue prime collane autoportanti, tra cui il Great River Perle bianche tempestate di petti, successivamente acquisite dal Museo di Arte Moderna della città di Parigi.
 
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