Perché il comunista Rivera celebrò con gli affreschi le fabbriche del capitalista Ford?

Quando, nel 1932, Rivera inizia le pitture murali per il Detroit Institute of Art, basate sulla tematica dell’industrializzazione in seno alle tecniche della catena di montaggio introdotte da Henry Ford, e malgrado tale assemblaggio rappresenti forti connotazioni di sfruttamento della classe operaia e alienazione della psiche, Rivera è incantato dalla “meravigliosa sinfonia” delle officine dell’impero industriale di Edson Ford, che a sua volta è incantato dal pittore
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Fulvio Testaverde, presenze celesti e culto dell'abbondanza nell'Italia del Novecento

Il fotografo-artista, Premio finalisti Nocivelli 2017, analizza il proprio lavoro: "Le raffigurazioni sacre e i santini posseggono un valore superiore a quello meramente economico e sottolineano un attaccamento alla fede sereno e integrato nella vita quotidiana. Per la seconda, i soprammobili e le stoviglie in porcellana costituiscono ciò che val la pena raccogliere e mettere in mostra, per testimoniare lo status alla maniera in cui è stata educata durante la sua vita. In entrambi i casi ho creato delle composizioni simmetriche e congestionate, per evidenziare l’abbondanza presente nel loro numero e nel significato di cui sono portatori, ovvero di benessere e fiducia nel futuro come degno sviluppo del passato"
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Andrea Celesti quotazioni gratis e biografia critica

si inserì in quel filone che, trovando come capostipiti Tiziano Veronese-Tintoretto, avrebbe portato a Tiepolo. Stilisticamente, infatti egli porta avanti una pittura morbida, tonale, con ottimi effetti di pittoricismo, con una pennellata libera, com'è tradizione veneta. Ormai avanti negli anni e all’apice del successo Andrea Celesti voleva farsi monaco, ma i suoi amici fecero di tutto per dissuaderlo. E alla fine ci riuscirono
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Il Bacio dei Casti amanti. Amore, tenerezza e sentimento nell'affresco di Pompei. L'analisi

Il nome origina dal bacio "casto" che due amanti si scambiano in uno dei quadretti (in foto) di banchetto che decorano il triclinio della casa, con annesso panificio. Si trattava infatti dell’abitazione di un ricco panettiere e all’interno della domus sono visibili  oltre al forno del panificio, splendidamente conservato, con le annesse macine anche le due stalle con i resti di sette animali. Ancora non integralmente esplorata, Vittorio Spinazzola nel 1912 aveva iniziato l'indagine della facciata con il balcone con colonnato,  poi danneggiato nel bombardamento del 1943. Lo scavo è proseguito, a più riprese, dal 1982 fino al 2004, con un ampio progetto di restauro e valorizzazione
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Caillebotte e la neve. Così si dipingono le vedute urbane innevate. Opere e tecnica

Esponente di una cultura urbana, appartenente all'alta borghesia, Gustave Caillebotte predilesse l'analisi assidua del mondo parigino - i boulevard, le periferie verdi, i corsi d'acqua nei quali si praticava canottaggio, i giardini delimitati, ma spesso anche gli interni con figure, i ritratti, gli spazi delimitati - piuttosto che la natura aperta. Caillebotte è l'elemento di congiunzione tra la pittura moderna di Edouard Manet e la linea appartenente all'Impressionismo monetiano, (Monet, Pissarro, Sisley, Morisot e, parzialmente Renoir). Caillebotte pratica una sorta di bilinguismo: da un lato si esprime stilisticamente con l'accuratezza del realismo moderno, dall'altro con la pennellata sciolta degli impressionisti
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Dolce e scandalosa storia di amore e di pittura tra Frate Lippi e suor Marta

In un libro Roberto Piumini indaga poeticamente sul rapporto d'amore tra il frate artista e la bellissima donna, divenuta suora per monacazione forzata. Dal loro rapporto nacque un bambino, che sarebbe diventato un altro celebre pittore, Filippino Lippi, amico di Botticelli
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Mantegna utilizzava oro e colla per impreziosire le “sculture dipinte”

Pittura e scultura. Da sempre due modi completamente diversi di rappresentare la realtà che ora, tra la prima e la seconda metà del Quattrocento, vengono più intensamente in contatto. A Padova, nella bottega di Francesco Squarcione entrano raffinati marmi ellenici, recuperati nel corso di complicate spedizioni in Grecia, che serviranno da modello per i quadri degli allievi, tra cui si distingue per destrezza un ancor giovane Mantegna.
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