Come si dipingono figure lontane, cosa sono le macchiette nella pittura

Le piccole figure, colte alla distanza, vengono definite macchiette. La delineazione del personaggi è molto sommaria - realizzata, appunto, attraverso macchie cromatiche - e viene sfocata dall'artista - questa è un'opera di Corot - che non conchiude le silhouette, ma lascia che il colore esca dal bordo degli abiti. Questa tecnica consente di ottenere la sfocatura delle figure distanti, percepite così dal nostro anche a causa della presenza di umidità - già identificata da Leonardo da Vinci e oggetto di sue numerose annotazioni sulla modalità di rendere gli oggetti alla distanza -. Lo stesso Leonardo, nel suo trattato dedicato alla pittura, aveva affermato poi che i volti di persone lontane appaiono scuri. Corot interviene con un sommario colpo di luce, con colore grigio-bianco-azzurro, a livello delle camicie chiare di due contadini, per rilevarne lievemente le figure dal fondale. Poi sfuma il fondale con una pennellata di colore quasi asciutto, d'ocra chiara mista a verde.
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A Londra i musi bresciani e bergamaschi di Moroni. Capire e vedere in tre minuti

Dal prognatismo posturale del dialetto, che s'aggruma sul mento dei suoi soggetti bergamaschi e bresciani a una rude incapacità di tanti nobili di provincia di occupare l'abito con scioltezza; dalle cisti deturpanti al centro della fronte a certi strabismi estremi, mica corretti, nemmeno di un filino, rivelano la domanda e l'offerta di verità, a volte impietosa, come sanno esserlo i veri contadini. Il pittore è sempre armato dalla comunità in cui opera; bergamaschi e bresciani volevano vedersi com'erano e non come avrebbero potuto immaginarsi. Ed eccoli serviti.
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Anticipazioni mostre: "Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi" a febbraio a Ravenna

Al Museo d’Arte della Città di Ravenna si presenta all’ormai tradizionale appuntamento espositivo di fine inverno-primavera, con una mostra in programma dal 22 Febbraio al 14 Giugno 2015,
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Pietro Annigoni: "I miei incontri di pittura con Jacqueline, Kennedy, la Regina Elisabetta e papa Giovanni"

Nel diario dell'artista, gli incontri con i grandi del Ventesimo secolo, che il pittore fu chiamato ad immortalare in un ritratto e che per tale motivo gli aprirono le porte e talvolta anche il cuore. Il rilevamento privato tra immagine e autentica anima degli effigiati
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Giuseppe Porta il Salviati – Quotazioni gratis del grande pittore che unì Firenze a Venezia

Lucchese d'origine, tosco- romano nella formazione, allievo di Francesco Salviati, che a sua volta, era cresciuto agli esempi di Michelangelo, Raffaello, Andrea del Sarto, assumendo anche modelli bronziniani e del grande Manierismo toscano, Giuseppe Porta detto il Salviati, il Salviatino o il piccolo Salviati, nacque a Castelnuovo di Garfagnana nel 1520 e morì a nel 1575 a Venezia, divenuta sua città d'adozione. Lodato, tra gli altri da Vasari, che ne Le vite gli dedica un'ampia disamina, da Bernardo e Torquato Tasso, da Sansovino e da numerosi altri grandi personaggi dell'epoca, ebbe il merito di fondere, a Venezia, i modi centro-italici con le tradizioni pittoriche venete. Operò anche accanto al Veronese, a Tiziano e a Tintoretto
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