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Stefano Crespi, il viaggio contemporaneo come arte. Carte e passaporti impregnati d'Oriente



di Elena Charlotte Rainelli
Arte e creatività sono concetti che non devono essere ristretti all’essere un artista, ma piuttosto devono agevolare l’individuo nella “creazione”, nel senso più ampio del termine, nella capacità di sperimentare, risolvere problemi in maniera sempre diversa e innovativa, contribuendo così a plasmare una società ed un genere umano sempre migliori.
L’arte contemporanea non ha un solo modo di parlare; si fa con tutto e riflette su tutto. E’ una molteplice sperimentazione dell’artista, capace d’azzardare un’interpretazione del presente proiettato nell’istante futuro. Questa vitalità ha esacerbato domande sulla trasformazione dell’arte stessa, di fronte ad opere tanto diverse da quelle dei secoli passati e spesso non si riesce a individuare un codice di lettura di tali creazioni perché non abbiamo riferimenti di base, o meglio non vogliamo sforzarci a comprenderli nonostante il tutto appaia davanti al nostro campo visivo. L’artista contemporaneo è dominato dal senso di comunicare al mondo, goloso di novità fino a rubarle dall’esistenza, regista di cose, fatti e persone e luoghi. Può dedicarsi a numerosi compiti come quello di animatore, attivista e ricercatore di idee. Sempre, attento, connesso alla realtà in maniera virtuale, immerso in una rete che relativizza il contatto tra corpi, capace di far conoscere se stesso assemblando tra loro i diversi pezzi di puzzle di un cosmo sempre in evoluzione.
L’arte moderna e contemporanea non si svela al nostro sguardo se non conosciamo nulla o quasi nulla dell’artista… è un dispositivo in cui le immagini sono il risultato di passaporti per migranti che necessitano di sperimentare nuove forme tramite un continuo viaggiare.

Sorprendente fu avere tra le mani un passaporto con timbri sbiaditi dai viaggi e colori mescolati dai monsoni asiatici. Quello di un artista bresciano e dei suoi molteplici viaggi continentali. Essere artista spiega Stefano Crespi è come stare costantemente in un viaggio che non hai idea dove ti possa portare e dove possa finire, devi solo sperare che ti porti in luoghi interessanti. Ogni suo viaggio è la realizzazione dello sfondo di base del pannello antistatico delle sue opere. Un colore autentico dato dal fango e dall’acqua del suo zaino, compagno di viaggio essenziale. Ogni cosa rappresentata nel quadro di Crespi è una terra nascosta che per essere scoperta richiede un viaggio esteriore ed interiore, un “Beyul”.

Stefano Crespi, Varanasi, 2014, 195cm x 150cm, tecnica mista: calce, pastello, smalti acrilici/sintetici,idropittura, impregnante per legno,pennarello, matita su panno antistatico.

Affascinato dalla semplicità della vita, l’artista narra che i suoi viaggi in “Oriente” sono la forza vitale che l’avvolge. I paesi del “Sol levante” hanno dei valori radicali, coltivano la semplicità dell’esistenza e la natura interiore dell’individuo, contrapposizione dell’evidente apparire occidentale. L’opera “ Varanasi” legata all’artista esprime il valore umano nel proprio interiore.
L’individuo è rappresentato da “Omini” stilizzati colti dalla spatola dell’artista e in questa bellissima città vengono rappresentati in due modi di pensiero. Due modi di pensiero separati da linea trasversale dall’alto verso il basso, due mondi di due diversi individui.
Nella parte alta del quadro è raffigurata la città nel suo splendore , viva nella sua quotidianità dalle persone che vi abitano. Le diverse cromie di colore alimentano la vita della città ed evidenziano l’aura degli individui . Ognuno avvolto da una luce espressa da colori luminosi che rappresenta una preghiera, un desiderio d’evoluzione di se stessi nel tempo.
Al di sotto della linea di separazione dell’opera gli individui assumono il colore spirituale, di un gesto rituale … un piccolo puntino di colore arancione in mezzo agli occhi (Tikka) che le persone si facevano dopo aver pregato. Anticamente questo colore era il colore dei fuori casta e in India era indossato dai condannati a morte che venivano condotti al luogo dell’esecuzione, mentre gli asceti,i mendicanti hanno adottato questo colore per la propria veste per indicare il loro stato di estraneità alla comune società.
Il Buddha indossava abiti arancioni per simboleggiare la sua rinuncia a una vita di piaceri principeschi, ancora oggi molti di coloro che abbracciano una vita ascetica seguono questo esempio, come i monaci Buddhisti e lo stesso Dalai Lama. L’artista Crespi racconta di quando arrivato da poco in India fu colpito da quel gesto, la rappresentazione colorata e grafica di una preghiera, che altro non e’ che i sogni ed i desideri di una persona. Esprime così la sua meraviglia:“Ogni giorno inconsapevolmente ci svegliamo diversi, cambiati nell’estetica ed a volte nel pensiero, ma, certi sogni, certe preghiere ci accompagnano come fari nella notte.”
Stefano Crespi, Beyul Golden temple, 2018, 96cm x 96cm, Tecnica mista; stucco, idropittura, smalti, impregnante per legno, bomboletta spray, vernice nera bituminosa su panno antistatico

L’amore per l’India è evidenziato in molte sue opere, ed espresso in prima persona in “Beyul Golden Temple” dove l’artista si rappresenta in prima persona. Un individuo,creato da uno smalto color terra ombra, che avvolto dalla nebbia si ritrova all’improvviso ai piedi di un tempio. Crespi racconta di una scoperta coraggiosa fatta con il cuore. Respirò la “Sua” India catapultato nella città di Amritsar, sede del tempio sacro, poco distante dai confini del Pakistan. Era sera, e il denso profumo del vapore nebbioso, sprigionato dal laghetto perimetrale, nascondeva l’oro fitto del tempio sull’acqua. In quella nebbia spiega l’artista avviene come una rinascita personale, qualcosa che lo avvolse sia internamente che esteriormente. Lo sfondo dell’opera è data da una continua sperimentazione cromatica, voluta dall’artista.

La ricerca costante del colore è stata facilita dalla formazione scolastica di Crespi. Nato nel 1979 a Brescia e diplomato al liceo Tartaglia, nel 2003 viene assunto come tintometrista in un colorificio, scoprendo e valorizzando le caratteristiche dei colori, comprendendo il modo in cui si comportano e quale influenza hanno sulle persone. Da allora la sua produzione artistica si è fatta via via più intensa e costante. Ogni sua opera , istintiva senza disegno preparatorio, si pone come un viaggio di profumi, immagini e colori e viene espresso tramite sintesi e combinazione irripetibile di gesti, atteggiamenti e stati d’animo che cambiano repentinamente. L’uomo è fatto del 80% di sogni e desideri, il modo per esprimerli nel miglior modo è attraverso un percorso di luoghi vissuti, ritrovando se stessi spiega l’artista bresciano.
Come non riconoscerlo…
Il viaggio è un bagno di umiltà; ti rendi conto di quanto è piccolo il luogo che occupi nel mondo.
( Gustave Flaubert ).