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Antiche urne ritrovate su una costa pugliese. Un elegante rasoio bilama del passato all’interno di una tomba risalente a 3200 anni fa. Guarda le incredibili immagini


Scoperte archeologiche

A un passo dalla spiaggia e dal mare cristallino del Salento, presso Torre Guaceto, dove le acque mutano repentinamente dall’azzurro al turchese e al blu intenso, è stata trovata una necropoli dell’Età del Bronzo. Quest’anno gli scavi hanno permesso di portare alla luce urne cinerarie di ottima fattura, che erano state calate nei pozzetti, in un punto in cui gli Dei del mare giungevano nella spuma dell’onda, in una nuvola profumata d’acqua polverizzata. Tra le sepolture anche un’urna particolarmente sontuosa. E lì accanto un rasoio di bronzo. Possedere un rasoio in bronzo non doveva essere una fatto normalmente diffuso. Esso rappresentava – anche – uno status symbol, come dimostra, peraltro, la ricchezza del vaso cinerario a cui lo strumento per la rasatura (nella foto qui sotto) si riferisce.

“Le indagini si sono concluse da poco e, anche se il team degli archeologi non ha ancora iniziato a lavorare sui materiali appena rinvenuti, gli entusiasmi degli ultimi giorni sono ormai ufficialmente confermati: la campagna di scavo 2023 della necropoli a cremazione dell’età del Bronzo di Torre Guaceto è stata davvero un successo” dicono gli studiosi del dipartimento Archeologia della Preistoria dell’ Università del Salento

“Basterebbe considerare anche solo gli scarni dati numerici – dicono gli archeologi dell’università salentina – nel solo mese di giugno è stato infatti possibile raddoppiare il numero complessivo di tombe scoperte nel corso delle tre annate precedenti, numero che raggiunge ora la quota di 65 deposizioni funerarie”.

“Non si tratta però solo di una questione di numeri” – sottolinea il direttore dello scavo, il prof. Teodoro Scarano del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, che nel 2019 ha scoperto la necropoli e dal 2021 conduce le ricerche in regime di concessione ministeriale in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bari e con l’Istituto Archeologico Austriaco dell’Accademia delle Scienze di Vienna, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce e con il supporto del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto.

“Il prof. Scarano spiega infatti che i risultati ottenuti sono di grandissimo rilievo se si considera che lo scavo (che sino a questo momento si era svolto in aree coincidenti con la spiaggia attuale) era indirizzato soprattutto a verificare l’eventuale estensione della necropoli verso l’entroterra” afferma il dipartimento archeologico dell’Università del Salento.

“Le indagini hanno consentito di accertare che, nonostante le importanti trasformazioni ambientali avvenute nel corso degli ultimi millenni (soprattutto a causa dell’innalzamento del livello del mare con la conseguente sommersione della linea di costa antica), ampi tratti della necropoli a cremazione sono ancora ben conservati sia al di sotto della duna che della vegetazione costiera immediatamente retrostante”. prosegue il professor Scarano.

Sebbene spesso le tombe risultino danneggiate nella porzione superiore da interventi condotti dall’uomo nei secoli successivi all’abbandono della necropoli (Età Ellenistica), e poi forse anche in tempi molto più recenti a causa delle attività connesse con la piantata delle tamerici, in qualche caso la perseveranza degli archeologici è stata davvero premiata.

Eccezionale è infatti il rinvenimento di alcune tombe che presentano invece sia l’urna che la ciotola di copertura ancora integralmente conservate all’interno del pozzetto di deposizione e che, in almeno due casi, vedono l’urna riccamente adornata con motivi decorativi ad impressione e solcature. “Si tratta di deposizioni funerarie che si collocano in una fase avanzata dell’età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.) – sottolinea il prof. Scarano – e che sono da attribuire con ogni probabilità ad individui di rango così come dimostra, almeno nel caso della tomba n. 38, il rinvenimento di un rasoio bitagliente in bronzo tipo Pertosa che, diversamente dagli ornamenti femminili in bronzo e ambra sin qui rinvenuti, suggerirebbe per la prima volta la presenza di un individuo di sesso maschile tra le tombe con corredi di pregio”.
Le singole tombe, con il loro prezioso contenuto di resti umani combusti e di oggetti di corredo, costituiscono però solo una parte di quello che lo scavo archeologico sta portando alla luce nell’area della necropoli di Torre Guaceto. Spesso attorno alle urne, ad esempio, sono deposti dei vasi accessori che, sulla base delle analisi chimiche sin qui effettuate, sembrerebbero aver contenuto bevande fermentate a base di cereali (birra!) che testimonierebbero lo svolgimento di libagioni connesse con la deposizione funeraria.

Oltre alle tombe, inoltre, quest’ultima campagna di scavo ha notevolmente arricchito anche il repertorio di deposizioni a carattere cultuale già saltuariamente identificate negli anni precedenti in quest’area e che documentano lo svolgimento di azioni rituali forse avvenute in un momento precedente all’avvio delle pratiche funerarie o nella sua fase più antica (Bronzo Medio). Si tratta perlopiù di fosse colmate di materiali combusti e di pozzetti sul cui fondo sono deposti vasi miniaturistici, coppe capovolte o macine, evidenze che potrebbero occupare degli spazi sacri delimitati da recinti e palizzate.
Nei prossimi mesi gli archeologi saranno impegnati nelle attività di microscavo del contenuto delle urne e poi nel restauro delle ceramiche e dei manufatti in bronzo, e nelle analisi dei resti umani, dei resti vegetali e di quelli animali, nello studio dei terreni così come nelle datazioni radiocarboniche e nell’elaborazione di tutta la documentazione di scavo.