Vi siete imbattuti, sulla spiaggia, in queste conchiglie? Erano un tesoro per i nostri antenati. Perchè?

Guardate sulla battigia. E deliziate chi passeggia con voi, nel caso ne avvistiate una, spiegandola funzione di questo gasteropode nella cultura antica. L'invito viene dal Museo archeologico delle Marche

Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche invita i turisti a guardare in spiaggia, dove è possibile vedere, sulla battigia, conchiglie come queste. Sono murici. Base per la preparazione di uno dei coloranti più costosi e più trendy nell’antichità. Con il materiale ricavato da esse era possibile ottenere un colorante rosso, che faceva tanto status symbol. Grazie ad esso si tingevano gli abiti di porpora, un colore intenso che non era ottenibile in altri modi, almeno a livello di qualità cromatica.

“Il colore del potere. Il colore del prestigio. Il colore della ricchezza”. dicono i curatori del Museo Archeologico nazionale delle Marche – In realtà è una sostanza naturale prodotta da una ghiandola di molluschi gasteropodi, caratteristici di bassi fondali marini. Murici come questi…

“… recuperati negli scavi archeologici del Lungomare Vanvitelli, il porto romano di Ancona. Un procedimento laborioso era alla base della produzione di questo colorante.
Raccolta di molte conchiglie, triturazione, macerazione e bollitura dei molluschi in acqua salata, esposizione al sole del liquido giallo fino al viraggio del colore verso il rosso intenso.
Una lavorazione costosa che rende ragione dell’elevato costo della porpora in antico. Ma anche una prerogativa di Ancona che Silio Italico, storico del I secolo d.C., definiva non inferiore alla città fenicia di Sidone nel tingere la lana. Proprio i Fenici, secondo il mito, scoprirono per caso la porpora. Al cane del dio Melqart si colorò la bocca di un rosso brillante, masticando un murice spiaggiato. Guardate cosa si può trovare camminando sulla spiaggia… Sicuramente molte conchiglie. Alcune del tutto particolari”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia