Un’offerta rituale alla divinità che abitavano nella profondità della terra. Importante ritrovamento archeologico, nelle scorse ore, in corrispondenza con l’atrio del pozzo sacro di Sos Muros, a Buddusò, in Sardegna, dove sono state portati alla luce 160 vaghi di collana di epoca nuragica in cristallo di rocca, pasta vitrea e ambra. Le perline sono di diversi colori: celesti e trasparenti, verdi, giallo tenue e ambrati. Tra tutte spicca un pendente a forma di cuore di cristallo di rocca, che trova un solo confronto nell’Isola nel vicino santuario di Romanzesu-Bitti e fuori dalla Sardegna nell’Egeo e nel Mar Nero.
Per consistenza numerica è il ritrovamento si contraddistingue per il più alto numero di vaghi di collana – che venivano anche da giacimenti extra sardi – trovati nell’isola.
La scoperta è avvenuta nel corso della terza campagna di scavi nel complesso di epoca nuragica – insediamento databile tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella del ferro – compiuta da studenti di archeologia di università italiane e straniere, impegnati nel tirocinio sotto la direzione scientifica delle archeologhe Anna Depalmas e Giovanna Fundoni, con la collaborazione di Matteo Pischedda.
Buddusò è un comune di 3 681 abitanti della provincia di Sassari in Sardegna, collocato a 700 m di quota. Nel territorio municipale numerose sono le domus de janas – i sepolcreti – i dolmen, i siti archeologici. Già nel neolitico in questi territori vi era una forte presenza dell’uomo. Nei successivi secoli con l’avvento della civiltà nuragica, furono edificate numerose tombe dei giganti, pozzi sacri e circa 30 nuraghi di cui alcuni complessi come il nuraghe Loelle che testimoniano la presenza dei nuragici nel territorio buddusoino.
Per quanto riguarda l’epoca romana rimangono tracce nell’area di Su Campu nel sito di “Caput Tyrsi” (sorgenti del fiume Tirso da anni oggetto di scavi e studi), il sito, pare che si identifichi con il villaggio nuragico di Sos Muros, molto importante e strategico sia per la sua vastità (occupa una superficie di circa venti ettari) che per la sua vicinanza con l’importante complesso nuragico di Su Romanzesu (in agro di Bitti distante circa due chilometri); inoltre esso rappresentava l’ingresso in Barbagia con una “stazione” romana che collegava appunto Caput Tyrsi a Sorabile in agro di Fonni all’interno del percorso nell’antica via romana Karalis – Ulbia