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Ci sono opere che, per ogni autore di successo, meriterebbero l’oblio? O comunque sia, per gli specialisti e i feticisti d’autore esse costituisconouna testimonianza da considerare? La vicenda è questa. Con un gran colpo di scena un cinefilo australiano che ha trovato un cortometraggio disperso di Jean Luc Godard, lo pubblica su youtube. Non lo riserva a un convegno, ma lo lancia sulla rete. L’operetta, a nostro giudizio assai esile sotto ogni profilo e piena d’errori, è di un Godard 24enne.
Una testimonianza curiosa, da vedere. Anche perchè ci racconta del fatto che, come direbbero nel nostro meridione, con espressione splendida, che rende passivo un verbo che in italiano è attivo, nessuno nasce imparato. L’opera, intitolata Una femme coquette – Una donna civettuola – fu girata nel 1955 a Ginevra con pellicola semi-professionale da 16 millimetri. Ha una durata di 9,19 minuti e si ispira vagamente a un racconto (1866) di Guy de Maupassant, Le signe.
La storia? Eccola. Una giovane donna, fresca di matrimonio, scrive una lettera a un’amica e le confessa di aver tradito il marito. Scrive: “Mia cara Françoise, mi chiedi se sono felice per il mio matrimonio. Sì, molto. Con Jacques mi trovo molto bene.” Poi aggiunge: “Ma l’ho appena tradito, non di proposito! E non so se dovrei dirglielo. Ti scrivo per chiedere il tuo parere. Sono crudelmente punita per la mia incoerenza. Dovrei ridere o piangere, non lo so!”. Il desiderio di tradirlo nasce dopo che, camminando in centro, la ragazza vede una giovane donna che, dalla finestra di un appartamento, attira l’attenzione dei passanti. La protagonista si ferma per capire a chi sorrida la donna e a chi lanci segnali. Ed è facile capirlo. Adesca gli uomini che salgono fino da lei, pagano e tornano in strada. Il ritratto rapido che Godard fa della prostituta non è quello di una professionista del sesso, ma di una donna normale che diventa smodata nel consumo erotico e che poi si fa pagare. E’ questo che fa scattare l’immaginazione sessuale della sposina e il desiderio di mettere alla prova le proprie capacità di seduzione. Diventare, diremmo noi oggi, una donna oggetto, essere consumata sessualmente. Così, approfittando dell’assenza del marito che è andato a trovare i suoi genitori, la ragazza giunge in un parco dove trova un giovane uomo che legge un giornale. Fa con lui la civetta, con gli sguardi e con l’apparente ritrosia che diventa spudoratezza. Poi finge di fuggire. Lui la insegue con l’auto, lei si dirige a casa…
Gli attori sono gli sconosciuti Maria Lisandro, Carmen Mirando e Roland Tolma, venditore di auto e amico di Godard. Forse lo sfaccendato che legge un giornale al parco – che è un quotidiano italiano – era, in origine, nostro connazionale. E comunque Godard forse considerava gli italiani sessualmente molto attivi; e, al tempo stesso, rendeva omaggio al nostro cinema della rinascita. E ora, la visione.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=DzpFi0uBmzs
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Il cortometraggio ritrovato di Godard. Eccolo qui. La storia di una moglie maliziosa…
Una testimonianza curiosa, da vedere. Anche perchè ci racconta del fatto che, come direbbero nel nostro meridione, con espressione splendida, che rende passivo un verbo che in italiano è attivo, nessuno nasce imparato. L'opera, intitolata Una femme coquette - Una donna civettuola - fu girata nel 1955 a Ginevra con pellicola semi-professionale da 16 millimetri, ha una durata di 9,19 minuti, si ispira vagamente a un racconto (1866) di Guy de Maupassant, Le signe. La storia? Eccola. Una giovane donna, fresca di matrimonio, scrive una lettera a un'amica e le confessa di aver tradito il marito.