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di Maurizio Bernardelli Curuz
Intervista a Vincenzo Abbate, studioso che alla stanza delle meraviglie dedicò la mostra “Wunderkammer siciliana, alle origini del museo perduto”.
Wunderkammer: partiamo dalla definizione.
E’ un termine tedesco che significa stanza delle meraviglie. Le raccolte – frutto di un collezionismo particolare, svolto dalle classi dominanti – unirono espositivamente arte-scienza e natura, i due poli del sapere antico, rileggendoli attraverso il pensiero rinascimentale. E a ben vedere è proprio lo studiolo rinascimentale, come naturale evoluzione delle raccolte di tesori medievali, a costituire il nucleo della wunderkammer. Qui trovarono collocazione naturalia e mirabilia, cioè oggetti provenienti dalla natura – elementi particolari caratterizzati da forme antropomorfe, strani pesci, rami di corallo che ricordavano preziose frasche di un albero – e i mirabilia o artificialia, che sono prodotti della natura manipolati e artisticamente definiti dall’artefice.
Inizialmente la wunderkammer coincise con lo spazio della biblioteca.
La stanza delle meraviglie era parte integrante dello studiolo, della biblioteca. Proviamo a pensare a una tipologia iconografica ben precisa, cioè ai numerosi quadri dedicati a San Girolamo. Girolamo si trova nello studio: lo studio è composto dallo scrittoio, da scansie piene di libri e di materiale eterogeneo. In quell’immagine può essere colto il nucleo originario della stanza delle meraviglie: la conoscenza cercava di spaziare a 360 gradi. La società di fine Cinquecento e del Seicento cerca di mettere mano su tutto il sapere umano e d’accedere al mito dell’enciclopedismo. Le armi e le lettere costituiscono i due campi nei quali l’aristocrazia si mette alla prova per raggiungere la gloria. Questo fenomeno appare ben chiaro nelle classi dirigenti siciliane. Molti rampolli della migliore nobiltà sono poeti, versificatori; si occupano di astrologia, matematica e scienze. Il collezionismo nasce appunto da questi interessi. Studiando l’astrologia collezionano mappamondi, sfere armillari, eccetera; occupandosi di scienza raccolgono strani animali imbalsamati, importati da terre lontane. Esiste poi la categoria di oggetti che servono esclusivamente a suscitare meraviglia e stupore, che rendono evidente lo stato sociale dei proprietari. Pensiamo ad elementi in corallo e rame dorato, tempestati di pietre preziose e di pietre dure… Certo, questi oggetti costituivano anche una forma di investimento. Potevamo essere rivenduti con una certa facilità, in caso di necessità.
La wunderkammer articolata è invenzione nordica.
Le prime, grandi wundekammer nascono nel Nord Europa. Ricordiamo le stanze delle meraviglie di Rodolfo II d’Asburgo a Praga (l’imperatore alchimista, ndr), di Cristiano IV di Danimarca, di Ferdinando II, nel Tirolo. Collezioni di cose meravigliose appartenevano comunque anche ai Farnese, ai Medici. Buona parte delle collezioni del Museo degli argenti del Pitti proveniva dalla stanza delle meraviglie medicee.
Lo sviluppo della Stanza delle meraviglie avviene soprattutto a partire dalla metà del Cinquecento, quando in pittura emerge il gusto stralunato, prezioso ed eccentrico del manierismo.
Concordo. A questo proposito esiste la documentazione offerta da molti quadri, soprattutto fiamminghi. Il Manierismo, con determinati temi, è molto vicino all’atmosfera delle wunderkammer. Parlando di atmosfere, bisogna tenere conto che la wunderkammer non è un’istituzione isolata: si affianca, come dicevamo, alla biblioteca, ma anche al laboratorio alchemico, al giardino-labirinto, al giardino all’italiana.
Quali differenze tra le collezioni del Nord Europa e quelle italiane?
La wunderkammer italiana reca, accanto agli oggetti stravaganti che fanno tradizionalmente parte delle stanze nordiche, reperti archeologici ed antiquari. Le nostre stanze sono più aperte alla solarità mediterranea… Noi sapevamo già del grande contributo della Sicilia a questo fenomeno (dalla lavorazione del corallo, a Trapani, alla fornitura di diaspri e di marmi pregiati…). Ma la mostra racconta quanto l’isola rappresentò a livello di collezionismo, e non solo di produzione. L’aristocrazia siciliana diviene protagonista del fenomeno, in contatto con il mondo nordico. Facciamo un esempio. Il duca di Terranova viene inviato come ambasciatore in Germania. Durante questo soggiorno acquista e commissiona piatti d’argento di Norimberga; viene poi mandato a corte, a Praga, dove può visitare la straordinaria wunderkammer imperiale. Raccoglie, durante il suo incarico di governo in Lombardia, anche bellissimi cristalli di rocca che venivano prodotti a Milano.
Esistevano anche oggetti ai quali veniva dato un valore magico-simbolico.
In molte raccolte erano presenti le lingue di san Paolo che si trovavano a Malta: erano denti fossili di squalo ed avevano un valore apotropaico. In particolare erano usate per prevenire l’azione dei veleni. Le lingue di San Paolo rilevavano, secondo quanto si credeva, le sostanze tossiche che qualcuno poteva aver messo nei cibi.
Chi erano i visitatori ammessi a questi luoghi?
Era una cerchia ristretta di persone, almeno nel Cinquecento e nel Seicento. Poi, nel Settecento, la wunderkammer diventa meta dei viaggiatori del Grand tour.
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