Abbiamo intervistato Maria Josep Balsach, Docente di Arte contemporanea all’Università di Girona (Spagna) e curatrice della mostra “Picasso, Miró, Dalí. Tra Modernismo e Avanguardia nella pittura catalana”, allestita dal 15 febbraio al 4 maggio al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona.
Picasso, Dalí e Miró sono le tre voci più alte di quella pittura d’avanguardia che si sviluppò in area catalana nella prima metà del Novecento. Dunque, la mostra di Cremona si pone l’obiettivo di offrire un’indagine dell’evoluzione di tale realtà, soffermandosi proprio sull’opera dei suoi protagonisti più rappresentativi.
Certamente. Per cominciare, abbiamo voluto mostrare il contesto pittorico che accolse Picasso, quando, intorno alla metà degli anni Novanta dell’Ottocento, giunse a Barcellona, dove si iscrisse all’Accademia di Belle arti e dove si può dire prenda avvio “ufficialmente” la sua carriera (proprio qui, al cabaret Els Quatre Gats, tenne la prima personale). La matrice catalana dell’opera del maestro è riconoscibile negli spunti che egli seppe cogliere e sviluppare a suo modo dall’esempio degli autori di quel grande movimento culturale conosciuto come “Modernismo”; le stesse radici culturali caratterizzano sia Miró che Dalí, anche se per loro fu centrale il contesto del movimento detto “Noucentisme”, la corrente stilistica e ideologica che successe al Modernismo e che si caratterizzò per l’evocazione di un classicismo mediterraneo. Il percorso espositivo propone, oltre a quelle dei tre, le opere di molti artisti meno conosciuti, ma che furono i veri protagonisti dell’evoluzione e della progressione della pittura catalana fino agli anni Trenta.
Quali furono nel dettaglio i legami personali e artistici dei tre pittori?
Picasso, anche per motivi strettamente anagrafici, è stato un po’ il “fratello maggiore” degli altri due. Per quanto riguarda il suo rapporto con Miró, nonostante i due si frequentassero poco, tra di essi vi era una salda amicizia. Il loro incontro avvenne a Parigi nel 1919 (Miró giungeva in quell’anno per la prima volta nella capitale francese, nel suo bagaglio vi era una torta da consegnare a Picasso da parte della madre, ndr). A testimonianza del reciproco rispetto tra i due, ricordo che il Museo Picasso parigino ospita un autoritratto e altre opere di Miró che appartenevano alla collezione privata dell’autore di “Guernica”, ed a cui questi era molto affezionato. Dalí, da parte sua, nutrì nei confronti di Picasso sentimenti controversi, dettati da un lato da una forma di grande devozione, dall’altro dalla netta distanza politica e ideologica che li caratterizzava.
Veniamo al percorso della mostra. Il tema della prima sezione è costituito dall’opera di Picasso. Quali lavori avete scelto e perché?
Il tema che fonda tutta l’esposizione è quello dell’analisi delle radici comuni del linguaggio pittorico degli autori che proponiamo. Così, di Picasso abbiamo selezionato una serie di dipinti che appartengono alla primissima fase del suo lavoro, delle tavolette molto pregiate e di non facile reperimento, tra cui un inedito “Ritratto di vecchia”, un bellissimo “Studio di viso di ragazzo” e un “Ritratto di donna seduta” che è un vero capolavoro. Si tratta di una fase in cui si osserva il legame con il post-impressionismo, unitamente ai primi segni dell’espressionismo, del simbolismo e del lirismo che il maestro elaborerà successivamente. Ci sono poi opere eloquenti del periodo blu, come il pastello “Donna morente”, ed interessanti esempi del periodo rosa e di tele successive che si spingono vicino al classicismo degli anni Venti, quando è possibile riconoscere alcuni collegamenti con la prima fase della pittura di Miró e Dalí.
Come ci diceva, in mostra proponete anche la produzione degli altri pittori, protagonisti di questa fase dello sviluppo dell’arte catalana…
Modernismo e Noucentisme sono stati movimenti ampi, che non si sono configurati solo come una moda iconografica o stilistica, ma che hanno coinvolto tutto il territorio catalano, negli ambiti più diffusi (che, oltre all’arte, interessavano la cultura e la politica). Tra gli artisti che contribuirono intensamente alla definizione di questi movimenti ci sono nomi magari poco conosciuti dal grande pubblico, ma il cui lavoro merita molta attenzione, come gli interpreti della pittura di fine Ottocento Santiago Rusiñol, Ramon Casas, Isidre Nonell o Hermenegildo Anglada-Camarasa. Più avanti nel percorso espositivo proponiamo esempi rappresentativi della pittura catalana di paesaggio, di tradizione postimpressionista, che nei primi anni del Novecento ebbe particolare rilievo nel contesto europeo. In particolare ci soffermiamo sull’opera di Joaquim Mir, artista la cui inedita rappresentazione pittorica è vicina agli esiti iniziali dell’attività di Miró (soprattutto degli anni a ridosso dei Venti).
Che cosa presentate di Miró?
Il percorso intorno al suo lavoro inizia con i quadri dell’epoca di Montroig e giunge fino alla prima mutazione della realtà, a partire dal 1923. In questa fase Miró volge lo sguardo alla tradizione dei primitivi catalani e all’elaborazione del nuovo classicismo degli anni Venti; quindi, accanto ai suoi dipinti, proponiamo quelli dei protagonisti del Noucentisme: Joaquin Sunyer, Torres-Garcìa e Manolo-Hugué, la cui opera, d’altra parte, ebbe grande influenza sui primi esiti di Salvador Dalí.
Giungiamo così alla sezione dedicata a Dalí…
Di Dalí presentiamo la prima epoca figurativa, che è davvero poco conosciuta, con quadri realizzati a partire dalla metà degli anni Venti fino al 1939. Ad esempio, abbiamo un piccolo “Gesù Bambino” di grande interesse, o il famoso “Ritratto della sorella (Ana Maria)”, del 1925, e altri lavori in cui è possibile rintracciare l’affinità del pittore con alcuni rappresentanti del Novecento italiano e con lo sviluppo del classicismo che, anche in terra catalana, si lega a un contesto di mediterraneità.