Nel testo le fotografie di Marc e Bella, di Bella e della coppia con la figlia Ida
«Non muoverti, resta dove sei…».Non riesco a stare ferma. Ti sei gettato sulla tela che vibra sotto la tua mano. Intingi i pennelli. Il rosso, il blu, il bianco, il nero schizzano. Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, mentre tu prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto. La tua testa si rovescia all’indietro e fai girare la mia. Mi sfiori l’orecchio e mormori…” A scrivere è Bella Rosenfeld, amatissima moglie di Chagall. E’ lei la donna in volo. Lei, splendida, intelligente, ricca di grazia e di dolcezza. Lei che corrispose quell’amore con la stessa intensità.
Scrive ancora Bella nel libro autobiografico, edito da Donzelli: «Mio Dio, è così difficile estrarre dai ricordi inariditi un frammento di vita! E come lo si può fare se questi scarni ricordi si estinguono e finiscono con me? Vorrei salvarli. E mi sono ricordata che tu, amico mio devoto, spesso mi chiedevi di raccontarti la mia vita, del tempo in cui ancora non mi conoscevi».
Con queste parole rivolte al marito Marc, Bella comincia ad affidare alla penna i suoi ricordi nel 1939, di ritorno da un viaggio in Polonia dove a colpirla era stato il montare dell’antisemitismo, che lei credeva spazzato via dalla rivoluzione del 1917.
Era nata nel 1895, da una famiglia ebrea. Era la più giovane di sette fratelli ed era stata l’unica a frequentare una scuola pubblica, anziché ebraica. Studentessa brillante, si era guadagnata una medaglia d’oro che le aveva aperto le porte dell’Università di Mosca, di norma vietata ai figli degli ebrei. Presa la laurea in letteratura, era tornata a Vitebsk, per lavorare con successo in teatro fino al 1915 quando, sposato Marc, si era trasferita con lui a Parigi. Anche Marc era nato a Vitebsk, e lì si erano conosciuti nel 1909.
Quel loro primo incontro e l’inizio del grande amore sono tra i ricordi più toccanti raccontati da Bella in queste pagine. «Per anni il suo amore ha influenzato la mia pittura» dice Marc nella postfazione al libro – da lui pubblicato tre anni dopo la morte della moglie, con 68 disegni, rimasti tra i suoi più celebri di sempre – per rendere ragione al suo talento di scrittrice, forse col rammarico di averlo oscurato con la sua fama di pittore.
«Bella scriveva come viveva, come amava, come accoglieva gli amici. Le sue parole, le sue frasi sono una patina di colore sulla tela… Le cose comuni, le persone, i paesaggi, le feste ebraiche, i fiori – questo era il suo mondo, questi erano i suoi soggetti». Un intimismo struggente, una scrittura che si fa emozione pura, il racconto di un’infanzia e di una giovinezza imbevute di un piccolo mondo scandito da ricorrenze e retaggi di un tempo lontano, come di fiaba…
«Poi a un tratto – scrive Marc – un rombo di tuono, le nuvole si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebre». Bella Chagall Come fiamma che brucia Io, la mia vita e Marc Chagall Editore Donzelli pp. VI-394, con disegni in b/n nel testo