Per il Fai riapre il Testaccio, il monte formato da cocci d'anfora degli antichi romani. Le curiosità

La formazione del Monte Testaccio è la diretta conseguenza dell’intensa attività mercantile che si svolgeva nel quartiere; a partire dall’età augustea si cominciarono ad accumulare i frammenti ceramici (in latino testae) dei “vuoti a perdere”, ovvero delle anfore che, svuotate del loro contenuto, venivano ridotte in frantumi e smaltite in una vera e propria discarica organizzata, divenuta nel tempo questa collina artificiale fino all’attuale altezza di 45 metri. Lo spettacolo esaltante di un panorama a 360°

Sabato 26 Settembre 2020 apertura straordinaria del Testaccio – il monte dei cocci – per il Fai, a cura dei Volontari della Delegazione Fai di Roma. E’ possibile prenotare una visita guidata. Il monte, che si sviluppa su una superficie di 22mila metri quadrati, è formato dai cocci di circa 53 milioni di anfore, soprattutto utilizzate come contenitori per l’olio, proveniente, nell’antica Roma, in modo preponderante dai porti delle regioni nordafricane e iberiche. L’unto dell’olio rendeva i contenitori difficilmente riciclabili – era meno costoso produrre nuove anfore che lavare quelle vecchie – e pertanto le autorità del porto fluviale di Roma – costruito accanto al Tevere – davano ordine che le anfore svuotate e frantumate venissero disposte secondo un preciso programma di smaltimento. Di fatto il Testaccio nacque come una discarica organizzata, che rimase attiva dagli anni di Augusto al terzo secolo circa. I materiali vennero impilati con un certo ordine. Per ridurre la fermentazione dei residui, veniva gettata anche calce che probabilmente contribuiva, al tempo stesso a consolidare le pile.
Si ritiene che nei primi secoli il monte arrivasse a un’altezza di circa 80 metri. E’ curioso notare che alla base del monte stesso, con il tempo, vennero scavate cantine -che poi si trasformarono in osterie – al cui interno la temperatura, grazie all’isolamento e alla profondità, si mantiene costante, durante l’anno, attorno ai 10 gradi.
Come nacque questa immensa discarica, divenuta poi un colle? “Dopo la seconda guerra punica, il porto di Roma situato nell’ansa del Velabro e del Foro Boario era insufficiente a sopportare il flusso commerciale necessario alla Roma in espansione. – spiegano i responsabili della delegazione romana del Fai – Ai piedi dell’Aventino fu trovato il posto ideale per un nuovo porto e nel 193 a.C. fu realizzata una grande banchina lunga 600 metri e larga 90 metri: era l’attracco detto Emporium, straordinario e necessario per sostenere l’arrivo delle merci che per di più offriva anche il vantaggio di un collegamento diretto, attraverso la via Ostiense, con il polo marittimo della città. Uno spazio funzionale quindi allo scarico e allo smistamento delle merci e delle materie prime che, arrivate via mare a Ostia, risalivano il Tevere su chiatte. La formazione del Monte Testaccio è la diretta conseguenza dell’intensa attività mercantile che si svolgeva nel quartiere; a partire dall’età augustea si cominciarono ad accumulare i frammenti ceramici (in latino testae) dei “vuoti a perdere”, ovvero delle anfore che, svuotate del loro contenuto, venivano ridotte in frantumi e smaltite in una vera e propria discarica organizzata, divenuta nel tempo questa collina artificiale fino all’attuale altezza di 45 metri. Lo spettacolo esaltante di un panorama a 360° visto da una angolazione particolare ci accompagnerà per tutto il tempo della visita”.

Note di servizio per le visite Fai:
Ingresso in Via Zabaglia 24 (Testaccio).
Sono obbligatorie scarpe comode e chiuse.
Apertura su turni con prenotazione obbligatoria

su www faiprenotazioni fondoambiente.it.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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