Amedeo Modigliani: negli occhi di Hanka
(parte prima)
di Roberto Manescalchi
“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi…”. Non abbiamo alcuna certezza sul fatto che Modigliani abbia mai pronunciato questa frase, ma la stessa è carina e piacevole e molti sostengono che, in linea con l’essere del personaggio, lui avrebbe realmente potuto dirla a Jeanne Hébuterne. Avrebbe potuto dirla a Jeanne o anche ad altre tra cui, soprattutto Hanka Zborowska?
Il y a une femme dans toute les affaires; aussitôt qu’on me fait un rapport, je dis: ‘Cherchez la femme’. La frase di Alexandre Dumas -padre-, questa volta realmente da lui scritta in uno dei suoi libri (“Les mohicans de Paris”, 1854), potrebbe riassumersi in: cerca la causa che sta alla radice del problema… di mezzo c’è sempre una donna.
Non so bene quanti dipinti (ritratti) Amedeo abbia dedicato ad Hanka e tantomeno in quanti disegni – comunque tanti – la donna possa essere stata raffigurata dal maestro. Forse dovrei saperlo e forse avrei dovuto averli già contati stante che mi occupo, da oltre un anno, di studiare un bozzetto inedito (Fot.1) che la ritrae.
Che il bozzetto sia di Modigliani lo crediamo e vedremo, con il tempo e con lo studio, di ben argomentare. Quando sarà l’ora della conta e degli atti notarili ve lo faremo sapere! Per intanto possiamo dirvi che i due (Amedeo ed Hanka) si sono incontrati certamente a Parigi probabilmente nel finire del 1915 o nei primi mesi del 1916. Moïse Kisling ritornato, nel 1915, dal fronte per una ferita al petto e riformato, dopo qualche mese, si sposò e con la moglie andò a vivere in un appartamento al n°3 di Rue Joseph-Bara. Qui nello stesso piano abitavano gli Zborowski che ben presto familiarizzarono con i Kisling e con i loro amici tra cui anche Modigliani.
Del bozzetto di cui stiamo trattando possiamo dirvi che è in pessime condizioni. Uno strappo orizzontale più o meno all’altezza della bocca di Hanka attraversa il foglio quasi per intero. Gore di liquido, probabilmente acqua, interessano un po’ tutto il foglio che in certi punti appare slavato e con i tratti del segno deformati. La carta, fine e di pessima qualità, assolutamente in linea con il tipo di materiale comunemente usato da Modigliani, ha chiaramente attraversato decenni, ma non ha traccia alcuna, a nostro avviso, di invecchiamento artificiale.
Sul foglio solo l’ingiuria del tempo e l’incuria dei tanti lo hanno conservato. L’esposizione prolungata a una fonte di luce e o calore ha prodotto un palese ingiallimento. L’opera, attualmente in restauro, verrà salvata da ulteriore degrado e potrà essere conservata come preziosissima testimonianza, ma dubitiamo seriamente che il suo aspetto possa migliorare in modo sostanziale. A prima vista i puristi potrebbero storcere il naso. Lo storceranno di sicuro sembrando desueto il modus operandi di Modigliani nella conduzione grafica di detto lavoro, ma a proposito esiste e lo abbiamo accostato in Fot.2, un bozzetto molto vicino, che tra l’altro ritrae sempre Hanka. Se l’oggetto delle nostre attenzioni fosse stato ben conservato, come facile intuire dal confronto visivo, le due opere sarebbero sostanzialmente simili.
Qualche tempo dopo aver conosciuto la coppia Zborowski, Amedeo impose loro la presenza in casa del suo amico Chaïm Soutine e glielo dipinse anche in una porta (Fot.3).
Soutine sembra si lavasse poco e raramente, c’è chi dice mai, e pare che, guardando la porta, la bella Hanka ne avvertisse ogni volta l’acre olezzo eppure Amedeo ebbe la libertà della rappresentazione.
Ritornando ai dipinti/disegni che Modigliani dedicò alle donne (alle sue donne e o modelle) si potrebbe stilare, forse, una singolare classifica sulla base del numero dei medesimi. Se l’importanza della femmina si potesse calcolare sul numero delle attenzioni (prove artistiche) che il pittore ha a loro dedicato Hanka starebbe, chissà perché, in cima alla lista assieme alla sua compagna e promessa sposa Jeanne. Tuttavia in un libello che alle donne di Modigliani hanno dedicato Anna Maria Merlo e Francesco Poli (24 ore cultura srl, Milano 2018) la stessa non viene minimamente presa in discussione.
Un modiglianista di chiara fama favoleggia poi di un diario segreto di Hanka dove della presunta e da noi, evidentemente, ipotizzata liaison non vi sarebbe traccia. Stante la fama del livornese, ci verrebbe da supporre e credere che, se il diario fosse mai realmente esistito dello stesso sarebbero state pubblicate diverse e più edizioni e così chiaramente non è! Il ‘notaio’ da noi interpellato a riguardo ci ha risposto con un laconico: “…boh”. Poi evidentemente ricordandosi di essere livornese e anche un po’ portuale, oltre che ‘notaio’ informatissimo e peritissimo di modiglianesche questioni (non mancheremo, in futuro, di citarlo con nome e cognome), ha subito aggiunto un possibilista: “…ci sta”. “…boh ci sta” seguito da un paio di modernissime emoticon (faccine sorridenti e maliziose). Noi che livornesi non siamo ma figliol di troia sì – santa donna nostra madre che ha avuto solo la sfortuna di partorirci in Toscana – in cuor nostro, malgrado la conoscenza di un Modì ebreo praticante e pieno di fede, di non riuscire proprio a vederlo nelle vesti di Giuseppe che rifiuta la moglie di Putifarre (in Fot. 4 la celebre incisione di Rembrandt).
Il nostro carissimo amico Carlo Pepi, studioso di chiara fama, ci ha risposto, invece, di non essere interessato: “Non sono stato mai dietro ai pettegolezzi e mi sono sempre rifiutato di leggere libri romanzati, non documentati e non corrispondenti al vero.” La posizione di Carlo è seria e condivisibile, ma a volte il ‘Cherchez la femme’ può produrre ipotesi e con le ipotesi, che tali restano, lo studioso si pone domande e la possibilità di poter rispondere alle domande, ove se ne potesse mai verificare l’eventualità, potrebbe produrre un più alto livello di conoscenza. Sai mai ad esempio che la sua donna seduta su una seggiola, uno dei più bei disegni di Modigliani (Fot. 5), possa essere proprio Hanka? Noi lo abbiamo comparato con l’acquerello (Fot.6, già pubblicato da Osvaldo Patani 1976 e Christian Parisot T. II 1991) e ci pare che, postura a parte i tratti somatici della donna rappresentata potrebbero coincidere e o essere molto simili.
Farneticazioni? Si certo e senza prove, ma siamo autorizzati a farle dal compianto Mario Ursino, docente di Arte Contemporanea alla Sapienza e alla LUMSA che nel suo recente “Modigliani: vero o falso ? Hanka Zborowska non pare quella effigiata nel suo ritratto”; proprio a proposito di Hanka e del suo presunto ritratto, recentemente sequestrato a Genova (Fot. 7),
sembra addurre argomentazioni più o meno analoghe seppur, questa volta, tese ad escludere l’identità tra la modella effigiata ed Hanka (cfr www.aboutartonline.com/modigliani-vero-o-falso-hanka-zborowska-non-pare-quella-effigiata-nel-suo-ritratto/)
Se lo può fare Ursino crediamo di poter contare sulla stessa precisa libertà e aggiungiamo che dell’identità della donna ritratta nel nostro termine di paragone (acquerello) siamo certi in quanto la stessa è attestata dalla dedica ad opera e mano dello stesso Modigliani: “a madame Zborowski”. Ma questo ci interessa poco che oggi non siamo inclini al pettegolezzo e, se mai, ad accrescere il numero dei disegni dedicati ad Hanka, nel qual caso, – salvo falsi eventuali e disegno di Pepi escluso – sarebbero almeno altri tre (Fot.8, qui da noi posti da sx a dx nel giusto ordine di esecuzione. La definitiva che è anche la più bella è la prova di Pepi in ultimo a dx).
Interessantissimo poi è prendere in esame il monogramma in calce alla dedica dell’acquerello (Fot.9).
Ci sembrerebbe di poterlo interpretare con le due aste della H di Hanka (lettera iniziale del nome della donna) unite dalla A di Amedeo (lettera iniziale del nome dell’artista). “… non tutte le donne di Modigliani hanno lo stesso volto stereotipato. Al di là dell’idealizzazione relativa alla statuaria primitiva e al rapporto con il Manierismo, Modigliani mantiene certamente la sintesi fisiognomica di colei che ritrae”.
“Poi c’è il pube, nell’acquerello. Una familiarità di corpo e di forma. A me parrebbe evidente che la donna dell’acquarello è lei, soggetto del dipinto e oggetto del titolo-dedica. Lui si inserisce a cuneo (la lettera A tra le cosce/aste della H -nota di chi scrive-). È un narcisista che intride di se donne, carte e tele”. (comunicazione personale di Maurizio Bernardelli Curuz che ringrazio).
I dati di fatto sono poi che certamente Modigliani fu per un qualche tempo ospite in casa degli Zborowski a Parigi. Certamente gli Zborowski furono con lui e Jeanne Hebuterne a Nizza. Certamente, rientrati a Parigi da Nizza gli Zborowski, il buon Modigliani non si peritò di lasciare sola Jeanne con la figlioletta per frequentare osterie e bordelli alloggiando anche in infimi alberghetti (la scusa ufficiale furono i dissapori con la madre di lei che stava accudendo la piccola infante, essendo Jeanne già incinta del loro secondo figlio). Certamente Amedeo passò il capodanno del 1919 con Survage e non in famiglia (lo racconta lui stesso in una lettera a Zborowski). Lasciò sola la moglie incinta e la figlioletta. Lungi da noi la critica al genio e o la voglia di morale – cosa che poco ci interessa, ma certamente, anche squattrinato, il nostro non mancava di svago.
Nelle frequenti lettere a Zborwski (il suo gallerista) mai il nostro si dimentica dei saluti per Hanka e in una di queste dice addirittura al mercante di aver ricevuto una deliziosa lettera dalla di lui moglie: “… ho ricevuto una lettera deliziosa da vostra moglie. Non voglio che annulliate nessun debito…anzi…” (Jeanne Modigliani racconta Modigliani, Livorno 1984). Questo ovviamente non significa assolutamente nulla oltre al fatto che rapporti amicali l’artista li aveva evidentemente con entrambi i coniugi Zborowski.
1) Prima puntata. Continua