In copertina: particolare del sensuale panneggio dell’Incoronazione di spine del Caravaggio – con evidenti rinvii anatomici – e la modella che posò per la Madonna dei Pellegrini
Una sera d’estate del 1605, nel cuore della Roma papalina, un uomo di legge viene aggredito alle spalle nel buio, e ferito gravemente con un colpo di spada. Interrogato, l’uomo dichiara di non avere dubbi: a colpirlo è stato Michelangelo Merisi da Caravaggio, il «pittor celebre» con cui qualche sera prima aveva avuto un violento alterco a proposito di una donna chiamata «Lena, che è donna di Michelangelo».
Nella vicenda del Caravaggio, pur caratterizzata da continue turbolenze, l’episodio era fino ad oggi rimasto anomalo, sproporzionato, indecifrabile. Chi era Lena? Di cosa era stata incolpata? E perché Caravaggio si era schierato a sua difesa, con un comportamento così violento e scellerato? Per secoli una documentazione scarna e reticente aveva impedito di trovare risposte che andassero oltre le più fantasiose congetture.
Riccardo Bassani, nel saggio La donna del Caravaggio, Vita e peripezie di Maddalena Antognetti, La storia scabrosa e affascinante della cortigiana che prestò il volto alle Madonne del «pittor celebre» – Postfazione di Fiora Bellini, Donzelli editore, 2021, pp. 448, Con un’Appendice di 116 documenti inediti, rilegato ISBN: 9788855222389 € 34 – affronta i nodi di quella trama oscura, attraverso un’indagine storica supportata da un notevole apparato di documenti, in larga parte inediti e qui integralmente trascritti, che porta a una serie successiva di disvelamenti. Il primo passo è la conferma dell’identificazione di Lena nella persona di Maddalena Antognetti, cortigiana di rango, al centro di una complessa rete di relazioni trasversali negli ambienti più in vista della Roma del tempo. Il secondo passo ci porta nel cuore del libro. Una volta identificata la «Lena, donna di Michelangelo», prende forma un lungo e appassionante flashback che ne racconta tutta la vita precedente, in una ricostruzione ispirata esplicitamente al metodo della «microstoria».
Da figlia di una famiglia agiata di un mercante ben introdotto negli ambienti della curia papale, a adolescente orfana e diseredata, costretta con la madre e la sorella maggiore, Amabilia, a lasciare la casa paterna. Ed è proprio Amabilia a spingere Maddalena sulla strada della prostituzione.
La vicenda delle due sorelle cortigiane si dipana da quel momento in un crescendo turbolento di affetti e gelosie, solidarietà e contrasti. Da oscura comprimaria, Maddalena Antognetti prende la scena e diventa protagonista di una ricostruzione storica di una città – e di un mondo – dominati dalla violenza e dalla sopraffazione del potere, rigorosamente maschile. È a questa Roma, colta e violenta, raffinata e corrotta, libertina e poliziesca, che Maddalena presta il suo sguardo femminile e scandaloso. Su questo scenario, ed è il terzo passo del libro, prende corpo un’altra certezza.
È proprio Maddalena a far da modella al Caravaggio, prestando – argomenta Bassani, il suo sembiante al volto della Vergine in un dipinto cruciale dell’artista, quella Madonna dei pellegrini che, esposta al pubblico qualche mese prima su un altare della chiesa di Sant’Agostino, aveva suscitato «estremo schiamazzo» tra i «popolani». Quel quadro non era stato il primo, né sarebbe stato l’ultimo. Nel giro di sette anni, dice Bassani, furono almeno sette i grandi quadri di soggetto religioso nei quali Michelangelo ritrasse la cortigiana Maddalena nelle vesti impegnative di sante e di madonne. E in tutte e sette – come mostra la densa postfazione di Fiora Bellini, che fa da vero e proprio contrappunto artistico alla narrazione del libro – campeggia quel volto seducente, ritratto «dal naturale», che chiunque, a Roma, avrebbe facilmente potuto riconoscere. Su questa cifra di profonda, umana condivisione, si salda l’incontro tra Maddalena e Michelangelo, solidali nel difendere, ciascuno a suo modo, la propria identità, il proprio mestiere, la propria reputazione. Fino in fondo. A costo dello sfregio.