Tre grandi quadri di Klimt distrutti dai nazisti rinascono a colori. E l’effetto è sorprendente. La storia, il video

Specialisti del pittore e tecnici di Google hanno prodotto un raccolta enorme di prove e di indizi che hanno corroborato il lavoro del programma-algoritmo che si è basato su scansioni comparative di materiali klimtiani e di immagini d'archivio

Google Arts & Culture e il Museo Belvedere in Austria hanno ricostruito le immagini a colori dei tre grandi quadri delle Facoltà – allegorie della Filosofia, della Medicina (nella foto qui sotto) e della Giurisprudenza -, realizzati da Klimt e distrutti durante la seconda guerra mondiale, nell’incendio del castello in cui erano stati depositati.

Le opere erano state dipinte dal pittore fra il 1899 e il 1907 per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Il tema generale scelto per il progetto era La vittoria della luce sulle tenebre. Ogni disciplina universitaria doveva convergere su questo fine. Klimt sviluppò invece i temi in chiave anti-positivista, inserendo numerose zone d’ombra nell’idea lineare del progresso e immagini di nudità ritenute sconvenienti.

Si svilupparono così contrasti pesantissimi. Il pittore restituì i soldi ricevuti per il lavoro e i quadri furono acquisiti da due collezionisti. Finirono poi in un castello austriaco, pieno d’opere d’arte, al quale i nazisti diedero fuoco in vista dell’arrivo dell’Armata rossa.

Per ricostruire i tre dipinti si è partiti dalle fotografie in bianco e nero delle opere e sono state raccolte tutte le informazioni possibili: schede di critici d’arte dell’epoca, testimonianze scritte e documenti che hanno consentito di giungere a comprendere particolari che in bianco e nero non sono rilevabili. Come – per fare qualche piccolo esempio -la presenza di rappresentazione di rubini, che vengono rilevati e descritti, osservando l’opera, da alcuni contemporanei del maestro – e la cui natura non è rivelabile in bianco e nero perchè potrebbero essere confusi con altre pietre preziose – o di alcune decorazioni d’oro.

Particolare, trasformato dopo la colorazione, del quadro dedicato alla Giurisprudenza

Contemporaneamente un programma-algoritmo predisposto dagli ingegneri di Google ha lavorato su un superstite dettaglio di immagine a colori del quadro dedicato alla Medicina e ha prelevato immagini a colori da tutti i quadri di Klimt che si sono conservati. Ciò ha consentito al programma di stabilire la tavolozza del pittore, cioè i colori che egli stendeva sulla tavolozza stessa e le relazioni tra i miscugli di colori che lì avvenivano.
Altri prelievi ottici svolti sui dipinti di Klimt che sono giunti a noi hanno riguardato gli incarnati dei corpi, i colori delle ombre. Tutto ciò, insomma, che è visibile nelle 80 immagini di dipinti di Klimt, che sono conservati in diverse istituzioni.
Per quanto riguarda la tonalità dell’oro, il computer è stato indirizzato dai ricercatori a rilevare il Fregio di Beethoven, dove appaiono serpenti d’oro simili a quelli che circondano le tre donne in prima linea in giurisprudenza. Ma ciò non è bastato. Per giungere alla completa assimilazione formale e cromatica di un oggetto dipinto l’algoritmo deve essere in possesso di 5.000 immagini in media dell’oggetto stesso. Quindi al programma sono state fatte assimilare un milione di foto di cose nel mondo reale, tra persone, animali ed edifici e 91.749 opere d’arte già archiviate da Google Arts & Culture (la piattaforma ospita pezzi e documentazione di oltre 2.500 istituzioni culturali di 80 paesi).

Con tutte queste informazioni, Emil Wallner, un ingegnere di Google, ha trascorso quasi sei mesi a programmare il codice di intelligenza artificiale con cui funziona l’algoritmo in modo che potesse generare previsioni di colore secondo il lavoro di Klimt. Nella fase successiva del processo, lo studioso Franz Smola del Belvedere e il team di laboratorio sono rientrati in gioco. Il robot non colora manualmente i dipinti, ma esegue invece un’analisi statistica delle opere d’arte esistenti di Klimt e impara a imitare lo stile di colorazione. Pertanto, con i riferimenti cromatici che l’algoritmo aveva generato, gli specialisti hanno inserito con cura i colori nei tre dipinti del maestro austriaco.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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