Due cisterne con tombini. Servivano ad accumulare l’acqua per gli orti? Strano, in una zona di rispetto archeologico. Anche se la proprietà è privata, non è possibile scavare perchè lì sotto ci sono i resti di un edificio romano, che deve essere indagata.
Così i carabinieri hanno rimosso i coperchi degli accessi e hanno trovato il nucleo di tunnel scavati dai tombaroli, a partire dallo snodo delle cisterne. Gli scavatori clandestini avevano certamente pensato di creare un reticolo sotterraneo, strutturato come una miniera, per recuperare, lontano da occhi indiscreti, ogni oggetto prezioso contenuto nell’area della villa di Numemerius Popidius Florus, un proprietario terriero che qui, a Boscoreale, aveva una dimora di campagna e un’azienda agricola fiorente, che finì sotto l’azione del Vesuvio, in quel maledetto 79 d.C.. Una proprietà di medie dimensioni con ambienti per il dominus e settore destinato alla produzione di vino.
La proprietà da parte di Numerius Popidius Florus è stato attestata da due iscrizioni votive che sono state rinvenute durante alcune ricognizioni del passato.
I tombaroli, probabilmente, avevano presentito i sopralluoghi e, nonostante gli appostamenti dei carabinieri per sorprenderli in flagranza di reato, avevano abbandonato i lavori sotterranei. E non erano tornati in loco.
Il sequestro è stato operato a Boscoreale nella via Vicinale Tufano presso una proprietà privata, all’interno di un’area sottoposta a vincolo archeologico, in cui insiste, appunto, parte della villa di Florus, che è ancora da scavare in modo sistematico.
Le due “botole” d’accesso si trovavano a una decina di metri di distanza l’una dall’altra. Sotto la botola erano stati ricavati due ambienti ampi, dai quali i tombaroli avevano iniziato lo scavo dei tunnel.
“Nella prima cisterna, avente una profondità di circa 6 metri – dicono i carabinieri – è stata accertata la presenza di un tunnel sotterraneo ricavato nello strato di cinerite e lapillo, della lunghezza di circa 5 metri; mentre nel secondo pozzo, della profondità di circa 4 metri, è stata constatata la presenza di un ulteriore tunnel, ricavato nello strato di cinerite e lapillo, praticato seguendo le antiche mura del sito archeologico, interessando strutture antiche sepolte, la cui la lunghezza non è stato possibile misurare, non essendovi al momento le condizioni di sicurezza tali da consentire l’intera ispezione del tunnel”.
Entrambi i tunnel hanno le dimensioni di circa 50 centimetri di larghezza e 60 centimetri di altezza e, per le loro caratteristiche, sono simili a quelli rinvenuti presso il sito archeologico di Civita Giuliana, dove venne scavata abusivamente una villa, quella in cui è stato ritrovato uno splendido carro da parata.
“All’interno di uno dei tunnel sono state rinvenute tracce inequivocabili della probabile recente frequentazione degli stessi da parte di soggetti non ancora identificati. – proseguono i militari – Il sequestro è stato operato in quanto vi erano ragioni di urgenza, sussistendo il pericolo che la libera disponibilità dei siti potesse aggravare o protrarre le conseguenze del reato di ricerche archeologiche clandestine. Attualmente sono visibili, fuori terra, solo alcune stanze della villa romana su indicata, riconducibili a delle stanze termali, le quali avevano anche una caldaia per il riscaldamento delle acque. Tale villa era stata scavata regolarmente, per poi essere riseppellita nel 1906 dai proprietari del fondo all’epoca dei fatti”. Da pregresse attività investigative eseguite dai Carabinieri, è emerso che tale contesto storico, nel corso degli anni successivi allo scavo archeologico del 1906, era stato oggetto di spoliazioni, privandolo di importanti testimonianze storico-culturali-archeologiche. Difatti alcuni affreschi della villa romana sono stati illegalmente esportati all’estero.
Nell’anno 2007 un mosaico raffigurante un serpente e degli animali marini, lasciato in situ proprio in una delle stanze della villa attualmente visibili stava per essere trafugato dai “tombaroli”, e solo grazie all’intervento dei Carabinieri della Stazione di Boscoreale, intervenuti su segnalazione anonima, non fu asportato benché fosse stato già predisposto tutto l’occorrente per asportarlo. Attualmente il meraviglioso mosaico a figure marine si trova custodito presso l’antiquarium di Villa Regina di Boscoreale.
Nel territorio di Boscoreale, suburbio nord pompeiano, vennero eseguiti, tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, numerosi scavi archeologici: eseguiti a cura di privati, proprietari dei fondi, essi erano finalizzati soprattutto alla scoperta ed al recupero di decorazioni parietali e pavimentali e di oggetti di valore, che sono generalmente confluiti nelle collezioni di vari Musei (il Museo Nazionale di Napoli, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum di New York), o in collezioni private.
Vennero così alla luce una serie di villae rusticae (circa trenta) che costituivano gli elementi della fitta rete di insediamenti produttivi operanti nel I sec. d. C. alle pendici del Vesuvio e nella vicina piana del fiume Sarno.
Tali insediamenti erano semplici aziende agricole di piccole e medie dimensioni a conduzione familiare o affidate a schiavi ma anche complessi di più ampia dimensione, con settori residenziali sontuosamente decorati destinati alla saltuaria presenza del ricco proprietario e settori destinati alle lavorazioni e alla manodopera servile. Grazie alle condizioni ottimali di conservazione di strutture e suppellettili, determinate dal seppellimento con materiali vulcanici dell’eruzione del 79 d.C., i dati di scavo hanno consentito di ricostruire le diverse fasi di trasformazione dei principali prodotti agricoli dell’area vesuviana: il vino, destinato anche all’esportazione, e l’olio, destinato per lo più al fabbisogno del mercato locale. Gli edifici, dopo ogni esplorazione, erano in genere reinterrati.
In alcuni casi (Villa della Pisanella) essi rimasero in luce e per questo motivo andarono soggetti a successive e ripetute spoliazioni, per cui ben poco è rimasto in situ.