Scavi archeologi e studi per ricostruire la torre realizzata dai genovesi nel 1585 contro i pirati saraceni

L'edificio fu progettato con una pianta tripartita che consiste in una base quadrangolare, contenente la cisterna e le riserve della torre, un vano di guardia, per la vita quotidiana delle guardie (che sono dette torregiani) e la piattaforma sommitale che costituisce la sorveglianza e posto di avviso

Scavi archeologici, studi di verifica architettonica e indagini sulla frequentazione del sito stanno creando i presupposti per il restauro di una torre genovese, realizzata alla fine del Cinquecento dal Governo della repubblica marinara nell’ambito del controllo delle coste, flagellate dal fenomeno della pirateria saracena. La torre di Caldanu, oggetto di studio da parte dell’Inrap – Istituto nazionale francese di ricerche archeologiche preventive – sorge in Corsica, nel comune di Lumio, su una punta rocciosa, all’ingresso settentrionale del Golfo di Calvi.

“Questa operazione, il cui post-scavo è ancora in corso – spiegano gli archeologi dell’Inrap – offrirà l’opportunità di confrontare le fonti testuali e figurative con i dati raccolti sul campo. Lo studio consentirà inoltre di integrare il corpus di dati derivante dai numerosi interventi effettuati negli ultimi anni in Corsica sulle torri genovesi. Inoltre, le informazioni di questo studio possono essere utilizzate nel progetto di valorizzazione del sito, che mira a restaurare la torre di Caldanu, riutilizzando il più possibile le tecniche costruttive di fine ‘500, portando così una dimensione reale della scienza e del patrimonio il progetto”.

Il disegno progettuale dell’epoca delinea la forma originaria dell’edificio

“Fin dall’inizio del XVI secolo – proseguono gli studiosi dell’Inrap – la Corsica fu soggetta alle incursioni delle flotte turche che imperversavano nel Mediterraneo. Per contrastare questi abusi commessi a Capo Corso e poi in tutta l’isola, il comune di Genova – che esercitò il suo dominio sull’isola tra il XVI e il XVII secolo – mise a punto una rete di costruzioni a partire dagli anni ’30 del Cinquecento: torri costiere. Questo programma di costruzione si basa su un documento che definisce le posizioni delle torri: “la separazione delle tori”. Quando questo programma sarebbe stato completato nel 1620, queste avrebbero formato una rete di un centinaio di torri, la stragrande maggioranza delle quali a pianta circolare e solo poche – tra cui la torre di Caldanu – a pianta quadrata”.

Diversi documenti archivistici – scritti e disegni tecnici dell’epoca – fanno luce sulla struttura, che fu realizzata a partire dal 1585 e che fu probabilmente completata alla fine del secolo stesso. Ma, poiché i progetti potevano essere parzialmente mutati in corso d’opera, gli archeologi stanno giocando una partita doppia tra i dati provenienti dai rilievi sul campo e i documenti d’archivio. Questa indagine consentirà un intervento di restauro ricostruttivo, con materiali e tecniche dell’epoca, in aderenza a ciò che la torre realmente era.

“Le torri genovesi sono costruite secondo una pianta quasi “canonica” che differisce poco da una torre all’altra nelle principali linee architettoniche. – affermano i ricercatori dell’Inrap – Si tratta di una pianta tripartita che consiste in una base circolare o quadrangolare, contenente la cisterna e le riserve della torre, un vano di guardia, per la vita quotidiana delle guardie (che sono dette torregiani) e la piattaforma sommitale che costituisce la sorveglianza e posto di avviso.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz