I dipinti e le filastrocche-aforismi del filosofo Massimo Donà. Sulle ali della fantasia

Il filosofo Massimo Donà consegna, per la prima volta, al lettore, le proprie opere pittoriche - contrassegnate da una notevole forza espressiva, da un'assoluta vivacità cromatica, da un'accesa convergenza compositiva - e filastrocche-aforismi con le quali egli sembra indicare la necessità di azzerare, con una sorta di levità infantile e primigenia, i fondamenti delle cause e la necessità degli effetti. Un'universo leggero, colorato e colorito, sincopato, basato sul criterio dell'assonanza. Un orizzonte prelogico che erode la linearità sillogistica, invitando a rimescolare le carte sul tavolo, prima di ripartire per una nuova lettura strutturata del mondo.

Il filosofo Massimo Donà consegna, per la prima volta, al lettore, le proprie opere pittoriche – contrassegnate da una notevole forza espressiva, da un’assoluta vivacità cromatica, da un’accesa convergenza compositiva – e filastrocche-aforismi con le quali egli sembra indicare la necessità di azzerare, con una sorta di levità infantile e primigenia, i fondamenti delle cause e la necessità degli effetti. Un universo leggero, colorato e colorito, sincopato, basato sul criterio dell’assonanza. Un orizzonte prelogico che erode la linearità sillogistica, invitando a rimescolare le carte sul tavolo, prima di ripartire per una nuova lettura strutturata del mondo.

SULLE ALI DELLA FANTASIA
di Massimo Donà*
Ho sempre amato il suono impossibile di Miles Davis, tagliente come una lama affilata ma insieme morbido come un velluto; ho sempre amato il fraseggio sbilenco e imprevedibile di Don Cherry. Ma ho amato anche il ‘discorso’ sempre sorprendentemente ‘naturale’ di Chet Baker. Così come ho amato e continuo ad amare l’inconfondibile lirismo di Enrico Rava.
Ho sempre amato i cavallucci a dondolo e le ruote di bicicletta; ho sempre amato gli avventurieri e le poesie sonore; ma anche gli enigmi di Isidore Ducasse e i conti di Lautréamont. Non di meno, amo le filastrocche di Gianni Rodari – vere e proprie perle realizzate da una fantasia sempre scoppiettante e sorprendente e libera. Sì, amo i non-sense e le relazioni casuali, impreviste e difficilmente catalogabili. Amo anche le parole in libertà e i tagli che non provocano dolore.
Insomma, amo tutto ciò che si muove nell’orizzonte del fondamento; perché amo la sua (sempre del fondamento) assoluta e ineludibile infondatezza. Ovvero, la sua gratuità; e la fantasia che il medesimo continua incessantemente a sprigionare.
Non è un caso che, anche in quasi tutti i miei lavori filosofici, abbia cercato di rimanere sempre fedele al fondamento; sforzandomi soprattutto di mostrare quali legami tengano indissolubilmente insieme il fondamento e tutte le argomentazioni che ad esso dovranno fare prima o poi riferimento. E che dal medesimo sembrano in qualche modo rese possibili.
Perciò continuo ad amare anche lo sguardo incantato di Gianni Celati; che ha saputo riconoscere le dinamiche fantastiche dell’originario nelle cose di ogni giorno, nelle situazioni apparentemente più banali. E ha saputo dare voce ai loro vani ma sempre sorprendenti volteggiamenti. I soli che possano farci miracolosamente capire che, forse, del mondo conosciuto, non abbiamo (fortunatamente?) capito ancora nulla.

1)

Certo che, tra pastafariani, terrapiattisti e qualunquisti
Questo mondo è un bel mistero…
Forse è un altro quello vero.
Forse questo ce l’han dato
Al mercato dell’usato!

2)


STORIA UN PO’ BISLACCA

Ho una bici alquanto interessante!
Eh sì, caro lettore; una vera e propria bici volante.
Comunque, cari amici, volevo rendervi partecipi di questa bella novità:
Ho una bicicletta avveniristica…
Anche se da guidare è forse un po’ ostica.
L’ha costruita il mio migliore amico,
Quello che vive a Marostica.
Il suo nome è “Sono”.
Non del mio amico, badate, ma della bici!
Sì, perché anche le bici hanno un nome.
Non lo sapevate? E a questa bici il mio amico ha voluto dare un nome che non sia un sostantivo, ma un verbo.
Anzi, “il verbo” per eccellenza, il verbo essere!
Separando altresì il verbo dal soggetto.
Non si chiama infatti “Io sono”, ma “Sono”.
Certo, il mio amico è un po’ bizzarro,
Ed ha anche la tosse col catarro
Sapete? lui vorrebbe trasformarsi in un ramarro
Ma intanto si accontenta di mangiare molto farro.
Dice che gli fa venire idee geniali.
Cosa c’entri il farro con le idee geniali solo lui lo sa.
Ad ogni modo nella vita quotidiana questo amico
E proprio un vero, sacrosanto baccalà!
Quel che conta, però, è che ogni volta,
Quando vado a farmi un giro con la bici volante,
Il mio amico mi aspetta sul bordo del prato,
E, quando atterro, mi accoglie con una cioccolata calda, Bella fumante.
Quindi mi dice che, secondo lui,
Oltre che un eccellente cazzeggiatore,
Potrei anche essere un bravissimo cantante.
Forse non s’è accorto che ho un “do” leggermente calante.

3)

E pensare che siamo tutti sospesi nell’universo. Poggiati a nulla.
Eppure non cadiamo, non precipitiamo mai.
Neppure andiamo a zig zag.
Ancor meno tiriamo il freno a mano,
O acceleriamo senza preavviso.
La terra procede girando intorno al sole,
E lo fa insieme a tutti gli altri pianeti….
Lo fa a velocità abbastanza regolare.
Il sole, insomma, è un po’ come un magnete
Che attira tutto,
Che nulla, cioè, lascia vagare confusamente nell’universo.
Insomma, v’è un ordine in tutte le cose.
Tutto sembra seguire un percorso ineludibile, deciso dal sole; preciso e soprattutto ripetitivo.
Le cose ripetono percorsi già intrapresi da secoli,
Da milioni d’anni…
Eppure, c’è qualcuno, in questo universo,
Che fa i capricci, l’essere umano.
Che pretende di deviare, che vuol far di testa sua….

E se la tanto agognata libertà fosse solo una manifestazione dell’insofferenza tipica degli adolescenti?
O un’invenzione utile per sentirci migliori e diversi, senza poterlo effettivamente mai essere?

4)

RONALDO: Ciao Giselda.
Cosa fai con l’ombrello?
E con la barba, poi!!!???
Cosa ci fa, una donna come te, con la barba?
GISELDA: Con la barba ripasso la storia; d’altro canto, chi di voi non ha voglia di fare baldoria?
RONALDO: Bando alle ciance:
Quel che conta è che vi son tre tipologie di esseri umani:
Quelli a cui della pasta non frega un cazzo! E tutti gli altri.
GISELDA: E la terza tipologia?
RONALDO: Hai ragione! Hai ragione! Dimenticavo… ci son anche quelli che vivon chiusi nell’androne,
In attesa di una salutare e risanatrice rivoluzione!

5)

Ragazzi, guardate, guardate…
Questo è l’arco della pace
Che in cima ha un ombrellone.
Una ben strana situazione,
Che non so più se mi piace.
Meglio i bronzi di Riace!
Ma c’è pure un ballerino
Sopra l’arco di Piombino
Che si muove assecondando
Chi sul prato sta suonando
Una musica speciale che si esegue anche a Natale.
Tutto il mondo sta cercando di capirci e sostenerci
Anche se non siamo fighi, anzi brutti sporchi e lerci
Siamo buoni, siam nostrani
Siamo puri, siamo bianchi,
siamo anche un poco stanchi,
Ma siam tutti “italiani”!
Siamo bravi e un po’ geniali,
Furbacchioni ancor di più
Come il mago di Viggiù.
Siamo ladri e un poco scaltri
Egoisti e qualunquisti
Siamo tutti bontemponi
E campioni di tamponi.

6)

Cari amici, avete torto
Sono proprio su una bici.
Non vi sembra
Dalle membra?
Ma davvero insieme a me
C’è qui in sella un vecchio re.
Non è il caso, dici te,
Perché lui non fa per me!
Puoi pur dirlo
Mio signore,
Ché andar giù senza motore
È un po’ dura, per davvero,
Anche se la sua misura
Vi assicuro, no, non dura.
Non rimane sempre uguale
Tanto meno a carnevale.
Lo sto proprio scorrazzando
Faticando e pedalando,
Lo so bene che è una sfida
Perché lui è il gran re Mida.
E io sono il suo sultano,
Che pedala e va lontano!
Che raggiunge il Paradiso
Con un solo gran sorriso.

7)

“Fernando, dimmi la verità..
Ma quanto ti piace il baccalà?”
“Dài, Sebastiano
Non far tutto sto baccano!”
Il dialogo tra i due amici
Funzionerebbe meglio se fossero in bici.
Certo, si capiscono poco e male
Ma il feeling tra loro è davvero eccezionale!
L’un borbotta
Mentre l’altro bofonchia,
E parla sempre di Carlotta.
La sua prima fidanzata
Che l’ha fatto innamorare
Con una sublime frittata.
Uno ha i baffi e l’altro no,
Il campion di pedalò.
Son legati, molto uniti,
Una catena ben li stringe
L’uno all’altro,
Nessun finge!
Brizzolato è solo il primo,
L’altro è quello che si tinge!
Uno tonto e l’altro scaltro.
Ma nessun dei due lo sa
Chi il piccione accopperà!
Anche se si voglion bene
Pur ognun con le sue pene,
Ricordando il gran purè
Che han mangiato insieme a te .

* Massimo Donà filosofo e musicista jazz, è nato a Venezia il 29 ottobre 1957, ed è professore ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; dove insegna Metafisica, Ontologia delle arti contemporanee e Filosofia della musica e musicologia. Tra le sue ultime pubblicazioni, ricordiamo: Sulla negazione (Bompiani 2004), L’aporia del fondamento (Mimesis 2008), Il tempo della verità (Mimesis 2010), Filosofia dell’errore. Le forme dell’inciampo (Bompiani 2012), L’angelo musicante. Caravaggio e la musica (Mimesis 2014), La filosofia di Miles Davis (Mimesis 2015), Teomorfica. Sistema di estetica (Bompiani 2015), Senso e origine della domanda filosofica (Mimesis 2015), Tutto per nulla. La filosofia di William Shakespeare (Bompiani 2016), Pensieri bacchici. Vino tra filosofia, letteratura, arte e politica (Saletta dell’Uva 2016), Di un’ingannevole bellezza. Le “cose” dell’arte, Bompiani-Giunti 2018), Dell’acqua (La nave di Teseo 2019), Miracolo naturale. Leonardo e la “Vergine delle rocce” (Mimesis 2019), Di qua, di là. Ariosto e la filosofia dell’Orlando furioso (La nave di Teseo 2020), L’irripetibile. Il paradosso di Dada (Castelvecchi 2020), Apologia dell’immediato. Percorsi evoliani (Inschibboleth 2020), Pantagruel. La filosofia del cibo e del vino (La nave di Teseo 2020), Cinematocrazia (Mimesis 2021), Sapere il sapore (Edizioni ETS 2021), Una sola visione. La filosofia di J. W. Goethe (Bompiani 2022), Filosofia della carta. Natura, metamorfosi, ibridazioni (Baldini+Castoldi 2022).
Come musicista, ha al suo attivo dieci cd con formazioni da lui dirette (tutti editi da Caligola Records). L’ultimo uscito è Frammentità. La poesia di Carlo Invernizzi (2022).

 

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Maurizio Bernardelli Curuz
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