Augusto Murer, schivo protagonista della scultura italiana del Novecento, viene celebrato in una intensa retrospettiva al Museo Civico di Palazzo Fulcis, a Belluno, dal 30 giugno al 18 settembre.
La mostra è il momento di punta delle celebrazioni che la Regione del Veneto, la Provincia di Belluno e i Comuni di Belluno e di Falcade (dove ha sede il Museo Murer e dove l’artista è nato il 21 maggio del 1922), con Longarone Fiere, hanno voluto per ricordare un artista che, come evidenzia Elio Armano – che delle celebrazioni per il centenario è il promotore – non fu “solo” un grande scultore ma anche un uomo, e un intellettuale, che si immerse nella storia del suo tempo”.
Murer è noto ai più per i grandi bronzi espressionisti. Dal monumento realizzato nel 1968 a Vittorio Veneto per il cinquantesimo della prima guerra mondiale, alla grande figura in bronzo del 1974 sulla sommità del Grappa, al celebre monumento alla “Partigiana”, realizzato in collaborazione con Carlo Scarpa per essere collocato lungo la Riva che conduce ai Giardini della Biennale. Un pathos, che si ritrova anche in tanti lavori religiosi, come il grande portale della chiesa di Caxias do Sul, dedicato all’epopea degli emigranti veneti in Brasile.
Ma è nel disegno e nello scolpire il legno, materia prima delle sue vallate, facilmente reperibile e poco costosa, che Murer esprime la potente immediatezza della sua arte. Sono in legno le opere dei secondi anni ’40. Con sculture in legno partecipa al Premio Suzzara, tra i più prestigiosi nell’Italia del dopoguerra. È del ’53 l’esordio milanese, sostenuto da Orio Vergani e Renato Birolli, mostra che lo impose sulla scena nazionale.
Da lì un percorso fitto di opere, in legno e in bronzo, di disegni e di frequentazioni. Con Mario Rigoni Stern, per il quale realizza la serie di acqueforti dedicate a “Il Sergente nella Neve”, con Rafael Alberti, che gli dedica la poesia “Augusto Murer scultore 1977, con Andrea Zanzotto.
Viene chiamato a lavorare ed esporre in diversi Paesi tra Europa e Americhe, le sue opere entrano nei musei più importanti. Ma l’epicentro non si sposterà mai dai monti di casa. E qui volle lasciare testimonianza di se, disponendo che il suo Studio, costruito in mezzo ai boschi delle montagne Agordine, diventasse un Museo, centro di arte e di cultura che conserva i suoi bassorilievi, le sue opere scolpite nel legno e quelle fuse in bronzo.
Non a caso, la mostra al Museo Civico di Palazzo Fulcis, curata da Dino Marangon, si sofferma sugli anni ’40 e ’50 dell’artista. Sono quelli del fondamentale incontro con Arturo Martini, anni in cui Murer mette a punto un suo autonomo linguaggio, proprio operando con il disegno e con e sul legno. Si trattò di un rapporto breve, racchiuso nel volgere dell’autunno 1943, “fino a quando il maestro e l’allievo dovettero abbandonare Venezia per seguire strade indicate da opposte ideologie”. A proposito del maestro, Murer non esitò a riconoscere che Martin gli tolse le “cateratte dagli occhi” fornendogli una nuova visione dell’arte.
La vocazione di Murer di misurarsi con i grandi spazi viene sottolineata in mostra dall’esposizione del bozzetto in bronzo della “Partigiana” veneziana e, all’esterno del Museo, da una Maternità del 1971 e dal sensuoso ed essenziale “Torso” femminile” (1985), “dolce e rigoroso insieme”.
“La mostra – anticipa il professor Marangon – offre alcuni capolavori di quel realismo originario che pare essere la cifra più vera dell’arte di Murer, gentilmente messi a disposizione dalla famiglia: opere nelle quali fenomeno e simbolo appaiono così strettamente fusi insieme da impedire ogni facile svolgimento narrativo, costituendo così un continuo interrogativo in grado di superare ogni codice e ogni aspettativa precostituita.
La mostra è accompagnata da un volume edito da Antiga Edizioni. Nell’opera, curata da Dino Marangon, all’introduzione di Carlo Cavalli, conservatore del Museo Civici di Palazzo Fulcis, seguono contributi di Elio Armano, Gianni Berengo Gardin, Dino Bridda, Francesco Jori, Mirko Marzaro, Giuseppe Mendicino, Paola Marini, Tiziana Pagani Cesa, Franco Posocco e Chiara Visentin.
Info: www. mubel.comune.belluno.it