Les Grandes Misères de la guerre e Les Petites Misères de la guerre è il titolo con cui sono comunemente note due serie acqueforti ideate e incise da Jacques Callot, e pubblicate a Parigi da Israël Henriet rispettivamente nel 1633 en 1636. Il dipinto in copertina è derivato dalla matrice iconografica di Callot stesso.
STILETTATE
di Tonino Zana
Da 30 anni, 1992 – inizio era tangentopoli – ad oggi 2022, assistiamo a un turismo di consensi tremendamente rapido e mutante. Partiti dell’oltre 30% di voti ridotti del 25% in 5 anni e così via. Nel giro di poche stagioni, lo stesso elettore istruisce una pratica di vittoria e di sconfitta e lo stesso elettore si lamenta ancora prima di votare di chi voterà. Si tratta di una dannazione, non di una dannazione della memoria, ma di una dannazione di sé, di un surrogato a farsi del male.
Attenzione, è un farsi del male calcolato quasi al millesimo, un farsi del male in grado di poggiare il piede sulla linea estrema dell’abisso e di tornare indietro un attimo prima di precipitare. E’ la migliore professione del penultimatum. Siamo professionisti assoluti di una specialità molto pericolosa. Per il semplice fatto che non può riuscire sempre il colpo di abilità e di fortuna e basta un sasso in mezzo al terreno per rotolare giù e rimanere privi di coscienza intanto che gli altri vivono, coscientemente, il tempo che ci siamo negati.
Meglio star fermi? No, meglio ragionare e considerare tutto il difficile in mano al prossimo e quindi mettersi nei panni dell’altro, nient’altro che riciclarsi seriamente nell’esercizio dell’empatia. Appunto del mettersi al posto dell’altro.
Mettiamoci nei panni dell’altro, contiamo fino a cento e pensiamoci su ancora un poco. Insieme, se possibile, almeno in tre. Infine, decidiamo di camminare verso qualsiasi seggio, politico, affettivo, culturale. En marche, che non è un partito.