La Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale sottolinea, con evidente soddisfazione, la
grande affluenza di pubblico per la visita al Santuario rupestre dedicato a Demetra, in loc. Macchia delle Valli a Vetralla, avvenuta nei giorni scorsi. La visita, organizzata da “Cerealia” in collaborazione con la Soprintendenza, in occasione della XII edizione dell’omonimo festival internazionale, ha visto il supporto del Comune di Vetralla, con la partecipazione del sindaco Sandrino Aquilani, e di parte della Giunta comunale.
Vetralla è un comune di 13mila abitanti della provincia di Viterbo.
“Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e hanno festeggiato così l’opportunità di poter finalmente di nuovo realizzare eventi dal vivo senza troppe restrizioni, ma con le dovute accortezze. – dice in una nota la Soprintendenza – Una mattinata culminata anche con la rappresentazione di una breve azione scenica con la recitazione dal testo Donne perse(phone) di Annalisa Venditti. Archeologia, storia, leggenda, teatro, spettacolo, natura per immergersi nella potenza del mito, all’insegna della cultura.
Il Santuario rurale di Demetra si trova in in località “Macchia delle Valli”, nella zona nota come “Pietrara”, frazione di Vetralla. Fu abbandonato nel corso del II secolo d.C. e ricavato in un gigantesco masso di peperino che, usato in passato come cava, dà il nome di Pietrara alla zona. Ritrovato con uno scavo d’emergenza dalla Soprintendenza nel periodo tra maggio e giugno 2006, in seguito ad una segnalazione dell’Arma dei Carabinieri relativa ad attività di scavo clandestine, il santuario etrusco-romano dedicato al culto della dea della fecondità Demetra (alla greca), Vei (all’etrusca) o Cerere (alla latina) era completamente sconosciuto alla bibliografia moderna.
La parte superiore del masso è scolpita a mo’ di terrazza, probabilmente usata per versare libagioni sulla cella sottostante. Aggirando il masso e scendendo verso l’area sacra propriamente detta, ci si trova in un ampio spazio fronteggiante la parete rocciosa, nella quale sono ancora visibili i fori di ancoraggio per le travi di una probabile copertura. Procedendo negli ambienti rupestri ipogei, si arriva alla cella, piccola e costruita in blocchi di peperino con tetto a doppio spiovente rischiarato da una fenditura tra le rocce. All’interno della cella sono stati ritrovati, in straordinario stato di conservazione, una statuetta in terracotta della dea (di gusto ellenistico) e una testa riferibile a un simulacro di Proserpina.
Nascosto in epoca antica sotto uno spesso strato di scorie di cava, il Santuario è rimasto inviolato fino allo scavo, restituendo tutti gli ambienti e gli arredi di culto (oltre alla statua e al frammento di simulacro anche un bacile di peperino e il vasellame con le ultime offerte portate al santuario).
I reperti rinvenuti sono oggi esposti presso il Museo Archeologico Nazionale di Viterbo di Rocca Albornoz dove è possibile visitare la ricostruzione fedele della cella contenente le statue di culto (Demetra e la testa di Persefone ) e gli arredi sacri. Demetra è raffigurata in trono e tiene nella mano destra una patera umbilicata mentre nella sinistra doveva sorreggere probabilmente un mazzo di spighe.