Le stilettate di Zana. Con Luigi Russolo. Quell’incomprensibile movimento di fulmini e falci

Pochi dipinti, nell’ambito della figurazione più attenta ai canoni tradizionali del paesaggio, sono così spaventosamente carichi di energia e di “suoni indotti” come Lampi (1910) di Luigi Russolo, pittore e importante musicista del futurismo.
STILETTATE
di Tonino Zana
Piango lui per tutti quei ragazzi falciati a 15 anni, nell’età bella e di nessuno, nell’ansia di una vita neppure alla vista e nella bellezza di un qualcosa di luminoso e gioioso con la grandezza di un’intimità, legata a te e a nessun altro, intraducibile come la costola dell’amore per tua madre, per un passo tuo e di nessun altro.
Alto e con una capigliatura moderna, riccioluta in cima da metterti in ginocchio e a chiederti cento miliardi di volte se Dio esiste di fronte a questa immanità degli uomini e degli dei.
In un piccolo, paese, tornava a casa, nella notte ed era a posto, nessuna alterazione, buono come il pane già certificabile nella fotografia sui giornali. Mi ricorda il figlio di un amico, morto a cento metri da casa, per una sbandata e mi ricorda ancora un mio allievo di terza media, il più bello e il migliore, salutato il venerdi e portato al camposanto il lunedì seguente. Leucemia fulminante: e chi l’ha messa al mondo questa leucemia fulminante, quale Dio se non un Dio che chieda scusa a lui, Andrea, per tutti i secoli dei secoli, amen. Portate tutti lo stesso nome e non verrete dimenticati.
Qualche magistrato si sta già accecando tra la colpa e il dolo e varrebbe la pena di consegnargli un bicchiere di lacrime affinché comprenda il rapporto impossibile tra la legge e la morte tra l’adolescenza e il processo che un’adolescenza non ha neppure sfiorato con le labbra. E ciascuno avrà una colpa da esibire, la strada, la velocità, la notte buia e infine il destino. La colpa è del nostro modo di stare al mondo più insidioso di una guerra, più insensato di una follia.
Dio non esiste quando un ragazzo muore su una strada o muore in un letto all’improvviso o muore per l’ingiustizia della morte. Dio esiste, per chi ama il mistero, esiste prima e forse molto dopo, quando ci saremo acquietati e meriteremo di chiedere il cielo per tutti di fronte a una distrazione divina di questa portata.
Non esiste l’inferno per la semplice ragione che si stabiliscono in equilibrio i peccati degli dei e i peccati degli uomini e ve lo gridano i paesi di questi ragazzi, perché gli dei debbono pareggiare i loro errori con i nostri e allora cancellano paradiso e inferno e si contendono tutti, santi e peccatori, un posto mediano, magari in alto, ma purgatoriale.
Li salutiamo da qui e chiediamo loro di perdonarci e di prepararci un posto vicino per consolarci di un tempo rubato a loro e in parte rubato a noi, secondo il grado dell’amore. Serviranno cent’anni di ascolti e intanto daremo un tempo e un profilo all’età purgatoriale. Che è, in fondo e perfettamente, la primavera dell’adolescenza, in assenza di un paradiso perso per colpa di queste distrazioni di Dio. Infine ci perdoneremo noi e gli dei e diverremo i primi muratori di un altro mondo. Il perdono ha la propria sorgente a questa dimensione e non certo nella misura di cronaca sprecata quotidianamente dai professionisti delle scuse. Pietà, dedichiamoci molta pietà.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz