Gli archeologi, che stanno scavando nei pressi della chiesa di Montesiepi – fondata da San Galgano e caratterizzata, al proprio interno, dalla presenza di una spada infissa nella roccia – hanno portato alla luce, nelle ore scorse, una fornace da campana, presumibilmente risalente agli inizi del XV secolo nella quale fu forse fusa l’opera di Giovanni di Tofano di Magio. In un primo momento la struttura, scavata nei giorni scorsi, aveva fatto ipotizzare che fosse un forno da pane, ma la rimozione di altro materiale ha permesso di comprendere la funzione originaria del forno stesso.
“La fornace da campana è stata realizzata scavando una fossa circolare di circa 1.20 m di diametro, ricavata direttamente su un piano d’argilla che corrisponde alla frequentazione successiva alla defunzionalizzazione del refettorio, già agli inizi del XV secolo. – dicono gli archeologi impegnati nello scavo a Montesiepi, accanto alla chiesa-eremo di San Galgano – La struttura in esame presenta una pianta circolare e un’altezza conservata pari a circa 80 cm, di cui si riconoscono dieci filari in laterizi esclusivamente sulle fasce perimetrali est ed ovest. A nord invece la parete di fondo è realizzata in terra pressata, mentre l’ingresso della bocca del forno (di cui si conserva solo il perimetrale est) risulta anch’esso essere in laterizi”.
All’interno della cavità della fornace gli archeologi hanno trovato tracce inequivocabili della funzione del forno e hanno svelato “svelato il disegno in negativo della traccia della campana, tramite una termoalterazione, con un diametro della base di circa 75 cm.”
“Al di sotto di questo strato, è stato individuato un altro livello di terra argillosa composto da grandi quantità di materiale combusto, che abbiamo provveduto a campionare separando la terra per punti precisi di prelievo. – proseguono gli archeologi -. Tale livello è da riferirsi al risultato della cottura del maschio e della tonaca, seguendo una delle varianti di Biringuccio. Segni, questi della forma della cottura della forma in terracotta realizzata qui come stampo della campana stessa.
“La singolarità del caso della fornace per campana di San Galgano è la collocazione topografica all’interno del contesto abbaziale (il refettorio) e la sua posizione stratigrafica (non pertinente alle fasi cantieristiche del complesso monastico). – affermano gli archeologi – La successione stratigrafica e i materiali ceramici associati suggerivano un orizzonte cronologico al XV – prima metà XVI secolo. Tale circostanza palesava l’impossibilità che potesse trattarsi delle campana fuse nel 1244 (ad opera di Bartolomeo Pisano) e nel 1320 (la campana maggiore distrutta nel 1786 in seguito al crollo della torre campanaria). Nella documentazione scritta è però citata la fusione di un’altra campana, per la cappella di Montesiepi, ad opera di Giovanni di Tofano di Magio, Campanaio senese, gettata nel 1420. Già in questa data, il refettorio, sebbene ancora strutturalmente integro, non veniva più utilizzato come mensa dei monaci. Ne è testimonianza il disfacimento dell’assito ligneo scavato lo scorso anno, che ha permesso di analizzare un ingente numero di ceramiche e monete del refettorio; i reperti mostrano un esaurirsi di tali attività già alla fine del XIV, o al massimo agli inizi del XV secolo. Tale cronologia sarebbe quindi compatibile con le stratigrafie (e con i materiali associati) della fornace da campana , da datarsi quindi al primo quarto del XV secolo, o meglio proprio all’anno 1420. Si tratterebbe quindi del cantiere di Giovanni di Tofano di Magio, a cui fu commissionata la campana di Montesiepi e che proprio nei pressi lavorò”.