24 statue etrusche e romane, in bronzo, portate alle luce a San Casciano ai Bagni in Toscana

di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione. Lo ha annunciato poco fa l'Ansa in un servizio in esclusiva

A San Casciano dei Bagni, in Toscana, è stato portato alla luce un deposito votivo straordinario, con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione. Lo ha annunciato poco fa l’Ansa in un servizio in esclusiva. “Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo” annuncia in anteprima all’ANSA l’archeologo Jacopo Tabolli, il giovane docente dell’Università per Stranieri di Siena, che dal 2019 guida il progetto con la concessione del ministero della Cultura e il sostegno anche economico del piccolo comune.
Qui il collegamento all’Ansa.

Nei mesi di giugno, luglio e agosto 2021, già la quarta campagna di scavi al santuario romano del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni aveva confermato l’importanza dell’impresa di ricerca e tutela condotta dal Comune di San Casciano dei Bagni, e dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

L’antico borgo di san Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, posto sulle colline a circa 500 metri
Lo scavo visto dall’alto. Nella parte inferiore della fotografia vediamo le vasche di acqua termale calda, sopravvissute nel tempo. Nella parte superiore le strutture portate alla luce durante lo scavo archeologico

Il sito si conferma come un santuario ricchissimo, unico nel suo genere. Ed ora il suo ruolo viene percepito nella sua dimensione di straordinaria ricchezza con le scoperta 2022. All’ombra degli altari romani di Iside, Fortuna Primigenia e Apollo, che gli archeologi avevano ritrovato, nelle scorse campagne di scavo, poggiati sul bordo della vasca sacra, il team dello scavo diretto da Jacopo Tabolli, funzionario archeologo della Soprintendenza, e da Emanuele Mariotti, archeologo professionista esperto di topografia e geofisica applicata all’archeologia – con studenti, specializzandi e dottorandi dalle università di Pisa, Siena, Firenze, Roma La Sapienza e Sassari – aveva ricostruito le fasi di abbandono del complesso, portando alla luce anche parte di meravigliose colonne crollate nella vasca. Al di sotto delle colonne abbandonate, si era dischiuso, intatto, il deposito votivo del santuario.

Il muso del torro scolpito alla cui base sono stati trovati i tesori deposti dagli antichi fedeli

Sotto il volto di un grande toro, magistralmente scolpito in bassorilievo su un blocco della vasca, a oltre due metri di profondità erano riemerse nel fango caldo le offerte degli antichi fedeli che si recavano presso la sorgente sacra: centinaia di monete d’oro, argento, oricalco e bronzo che celebrano la pax augustea, l’apogeo flavio e le gesta di Traiano, Adriano e Marco Aurelio, assieme ad una serie di cinque bronzetti sacri di offerenti – tra cui si riconosce uno splendido Pan – e poi cinture in lamina di bronzo, fiaccole miniaturistiche, clave di Ercole ed altri attributi sacri.

Il pezzo forse più eclatante legato agli scavi precedenti era un putto in bronzo – un infante che reca la sacra bulla al collo e che ancora sorride teneramente a distanza di duemila anni dalla sua deposizione nell’acqua calda.

Il momento del ritrovamento del putto

L’artista toreuta che lo plasmò, certamente afferente ad un’altissima scuola (con chiari modelli ellenizzanti alle spalle), realizzò questo capolavoro agli inizi del II secolo a.C. Il Putto del Bagno Grande richiama il celeberrimo Putto Graziani ai Vaticani e, proprio come questo, sulla sua coscia destra corre una misteriosa iscrizione antica che celebra l’offerta nel santuario e la sua divinità.

L’immagine analitica del putto trovato a San Casciano dei Bagni

Accanto agli altari, lo scavo della superficie della vasca sacra – la vasca delle meraviglie – aveva portato alla luce una serie di “orme” scolpite nel travertino. Queste cavita scolpite erano ricolme di piombo e tracce d’argento, come le primissime analisi in XRF condotte dall’Università di Siena, dipartimenti DSSBC e DBCF hanno dimostrato. Sono rappresentazioni di piedi di adulti, giovani e bambini, di zoccoli di toro e di orecchie. Come sempre in archeologia occorre prudenza nell’interpretazione, ma analoghe testimonianze sono spesso legate alle “vestigia” di Iside e Serapide e potrebbero testimoniare un rito antico di venerazione presso la sorgente dove il fedele nel percorrere le orme o nel porre l’orecchio presso il bordo della vasca, entrava in connessione con la divinità salutare. Sulla fine del II secolo d.C., accanto agli altari degli dei, i Romani offerenti nel santuario sarebbero andati con i piedi di piombo e il gesto della loro offerta è rimasto per sempre suggellato sulla vera della vasca.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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