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In diversi ritratti di artisti o autoritratti, che ritraggono i pittori davanti alla tela, appare un utensile che oggi vediamo molto poco, anche se viene usato, pur in modo molto limitato, ancora. Esso è il cosiddetto bastone poggiapolso, prezioso, nel passato, per la pittura analitica, piena di particolari e di velature o, nel campo contemporaneo, in ambito iperrealista. L’approccio al quadro, collocato sul cavalletto, consentiva, in un primo momento interventi ampi che potevano essere svolti anche senza bastoni. Ma era quando si doveva entrare nel dettaglio che la lavorazione diventava più complessa.
Essendo la tela posta a 90 gradi sul cavalletto, il pittore non avrebbe mai potuto poggiare agevolmente il polso al quadro. L’operazione, già complessa, avrebbe poi, in caso di pittura non completamente asciutta, avrebbe poi creato qualche danno al colore sottostante. Il bastone poggiapolso di mutare l’angolo di incidenza della mano rispetto al dipinto. E di consentire all’artista, in questo modo, di poggiare il polso per bloccarla a monte dell’articolazione. Se infatti svolti a mano libera, gli interventi di finitura dell’opera sarebbero stati oscillanti e imprecisi.
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