Un’équipe di archeologi dell’Inrap, incaricata dalla città di Vannes, ha recentemente portato alla luce i resti del castello dell’Hermine, eretto dal duca di Bretagna Giovanni IV a partire dal 1380. Questa ricerca ha svelato la dimora ducale con i resti della sua facciata decorata, diverse stanze e spazi di passaggio, incluso l’inizio di un importante scalinata.
Vannes è una città bretone di 54.420 abitanti. Gli abitanti si chiamano Vannetais dal nome di un popolo celtico della Gallia (les Vénètes), citato da Giulio Cesare nei suoi diari sulle guerre galliche come popolo ribelle all’epoca della conquista romana della Gallia.
Quest’operazione archeologica, pianificata dai servizi statali (Drac Bretagne), è stata eseguita nell’ambito dell’archeologia preventiva, in vista della costruzione del futuro Museo delle Belle Arti di Vannes. La prima fase degli scavi, condotta tra febbraio e aprile 2023, ha interessato le cantine e il cortile attuale dell’Hotel Lagorce, una residenza privata costruita alla fine del XVIII secolo sulle fondamenta del castello medievale. Una seconda fase, nell’autunno del 2023, ha permesso di estendere l’area di scavo e di completare le ricerche nel cortile dell’edificio attuale.
Il castello dell’Hermine, conosciuto come una delle residenze predilette del duca Giovanni IV, è stato in uso per circa un secolo e poi abbandonato nel XV secolo in favore del castello di Nantes. L’edificio è stato definitivamente lasciato in rovina nei secoli successivi. Tuttavia, una diagnosi archeologica condotta dall’Inrap nel 2021 ha rivelato la presenza della struttura muraria sottostante, seppur parzialmente coperta dal palazzo costruito in seguito.
Gli scavi hanno rivelato il piano terra dell’edificio, caratterizzato da una residenza lunga 42 metri e larga 17, con muri eccezionalmente spessi, fino a 5,60 metri. La dimora, fiancheggiata da un fossato, presenta una torre quadrata sul lato est. All’interno dei muri sono state individuate diverse strutture, inclusa una scala cerimoniale ben conservata e un sistema di latrine e drenaggio per i piani superiori.
Un’interessante scoperta è stata quella di un mulino integrato nello spazio abitativo, situato nella torre quadrata, con un canale sottostante che trasportava acqua per azionare la ruota del mulino. Gli archeologi hanno anche individuato una grata nella facciata che consentiva il deflusso delle acque nel fossato sottostante.
Il materiale estratto durante gli scavi ha fornito una ricca collezione di oggetti, tra cui stoviglie, monete, gioielli e elementi in legno, ben conservati grazie all’umidità dell’ambiente. Le indagini nel fossato hanno rivelato una varietà di oggetti, sia di uso quotidiano che appartenenti a un contesto più ricco, insieme a resti architettonici in legno.
Inoltre, di fronte all’ingresso del castello è stato parzialmente esplorato il pilone di un ponte, che serviva da passaggio per l’accesso alla città.