Gli archeologi dell’Università di Varsavia hanno fatto una scoperta notevole: un sito rituale dei Celti in uno dei laghi della Cuiavia. Durante le ricerche subacquee sono emersi vari oggetti fabbricati dai fabbri celtici, tra cui falci, frammenti di foderi di spade di ferro e cinture a catena.
Il prof. Bartosz Kontny, preside della Facoltà di Archeologia dell’Università di Varsavia e direttore del Laboratorio di Archeologia Subacquea, ha sottolineato l’importanza della scoperta in un’intervista con PAP. “Prima di tutto, conferma la presenza di depositi sacrificali più grandi nelle acque polacche da parte dei Celti, i primi trovati in un lago. Finora, i ritrovamenti erano limitati a singole spade celtiche nei fiumi, principalmente associate alla cultura di Przeworsk,” ha spiegato Kontny. Inoltre, la datazione degli oggetti ritrovati al III secolo a.C. è sorprendente, poiché i Celti non erano attesi in questa parte della Polonia in quel periodo. Questo richiede una revisione della preistoria regionale e dei cambiamenti culturali che portarono a un nuovo modello culturale fortemente influenzato dai Celti già nel II secolo a.C.
La scoperta del sito è stata facilitata dal ritrovamento inaspettato di una spada celtica del III secolo a.C., conservata nel Museo delle Forze Terrestri di Bydgoszcz. Dopo aver rintracciato il ritrovatore, i ricercatori hanno potuto individuare il luogo esatto del ritrovamento. Tuttavia, per proteggere il sito, la posizione precisa non è stata divulgata. Sono previsti ulteriori lavori archeologici, con l’ubicazione che verrà probabilmente annunciata solo al termine delle ricerche, previste per l’autunno di quest’anno.
I Celti, popolo indoeuropeo, vivevano anche nelle terre dell’odierna Polonia. Si pensava che il loro territorio si estendesse dall’Inghilterra al bacino dei Carpazi, inclusa la Slesia e la Piccola Polonia, fino al bacino del San. Recenti scoperte, come quella in Cuiavia, dimostrano che i Celti erano presenti in queste regioni già nel I secolo a.C. La scoperta di oggetti del III secolo a.C. obbliga ora a rivedere tali ipotesi.
Consistenti materiali vennero trovati relativamente alla cultura di La Tène, che prende il nome dal villaggio omonimo situato sulle sponde del lago di Neuchâtel, in Svizzera. Nel 1857, Hansli Kopp scoprì qui un vasto deposito votivo dell’età del Ferro, che comprendeva oltre 2500 oggetti in ferro come spade, scudi, brocche, attrezzi vari e parti di carri, oltre a numerose ossa di uomini e animali. La Tène è il sito di riferimento per la cultura e l’arte degli antichi Celti durante la tarda età del ferro, un periodo che va dal 450 a.C. circa alla conquista romana nel I secolo a.C. Paludi e luoghi acquatici, sin dall’antichità profonda erano considerati luoghi del sacro.
L’atto di offrire una donazione sub-acquea è rimasto, pur superficialmente, nell’atto di gettare monetine nelle fontane. Questo gesto aveva un significato rituale – legame con la divinità del luogo – e, al contempo, era un’offerta di sostentamento a chi garantiva l’accessibilità alla fonte stessa, la sua pulizia e il suo decoro.
Si tratta di comprendere nel caso di consistenti offerte di materiali da guerra, legati appunto ai luoghi celtici. Le spade gettate nelle acque appartenevano agli offerenti o erano prede di guerra? Secondo la psicologia dell’antico le armi contenevano, in qualche modo, lo spirito di chi le aveva portate. Esse pertanto andavano ritualmente rese inoffensive. Sia attraverso la rottura, che nel lancio in determinati luoghi che garantivano la neutralizzazione di questo spirito. E’ altamente probabile che gli oggetti sacrificati appartenessero ai nemici e non potessero essere trattenuti come bottino di guerra. E’ probabile che alcuni santuari garantissero la purificazione spirituale dei metalli nemici, che potevano essere successivamente raccolti e fusi, consentendo, in questo modo, la sopravvivenza economica del santuario stesso.