Archeologia a colpo d’occhio. Cos’è una cosa antica così strana? Affina l’occhio e rispondi. La spiegazione degli archeologi

Che cosa potrebbe essere quella misteriosa struttura con quattro vaschette scavate nella roccia, poco più grandi di semplici coppelle? Un antico altare? Un luogo sacro? L’archeologia offre spesso enigmi del genere, in cui oggetti antichi sembrano custodire frammenti di riti dimenticati, di credenze e pratiche che un tempo scandivano la vita di intere civiltà. La risposta, come spesso accade, emerge dagli scavi e dalle tracce che la terra restituisce.

Gli archeologi che stanno lavorando al Castello di Mida, a Eskisehir, nella Turchia nordoccidentale, hanno portato alla luce non solo queste enigmatiche vaschette, ma anche antichi forni e focolari. Ritengono che tutto ciò appartenesse ai Frigi, una popolazione che abitava la regione intorno al VII secolo a.C. Il Castello di Mida, situato nella Yazılıkaya, Valle di Mida, nel distretto Han di Eskişehir, è un sito noto per le sue radici storiche profonde, ma gli scavi archeologici erano rimasti inattivi per ben 71 anni, fino a quando non sono ripresi nel 2022, grazie alla collaborazione del Ministero della Cultura e del Turismo e dell’Università di Anadolu.

Le scoperte di questi forni e focolari rivelano dettagli sorprendenti sulla vita religiosa e quotidiana dei Frigi. È stato accertato che i cuori rinvenuti venivano utilizzati per cuocere pane e carne di bovini e ovini, sacrificati durante riti religiosi dedicati alle divinità frigie. Questo tipo di rituale, che combinava la preparazione del cibo con il sacrificio di animali, rappresentava un’importante forma di culto collettivo e rinforzava i legami tra la popolazione e il mondo divino.

A dirigere gli scavi è l’associato professore Yusuf Polat, membro del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Anadolu, che sta coordinando il team di ricerca. Polat ha spiegato che quest’anno gli sforzi si sono concentrati su una zona chiamata “santuario di Agdistis”, nella parte superiore dell’altopiano roccioso. La scoperta delle vaschette e dei forni ha rivelato la stretta connessione tra le strutture religiose e le pratiche culinarie, un binomio che esprime il sacro e il profano in un’unica cornice.

L’altare rupestre, datato al periodo frigio medio (VIII-VII secolo a.C.), offre nuove informazioni anche grazie ai ritrovamenti di ceramiche che coprono un ampio arco temporale, dal VII-VI secolo a.C. fino ai periodi romani del I e II secolo d.C. Tuttavia, ciò che ha colpito maggiormente i ricercatori è stata la scoperta di un idolo rupestre raffigurante la dea madre Matar, insieme ai quattro bacini scavati nella roccia.

Matar Kubileya, la dea madre frigia, era una divinità centrale per la religione di questo popolo. Simbolo di fertilità, abbondanza e prosperità, la dea Matar era venerata in altari e templi, spesso situati fuori dalle città, in luoghi montuosi e boscosi, lontani dagli insediamenti umani. Gli altari dedicati a Matar erano luoghi sacri dove si celebravano i cicli della vita, della morte e della rinascita, spesso con riti di sacrificio che coinvolgevano animali simbolo di prosperità.

I quattro bacini scoperti, situati accanto all’idolo, costituiscono una prova tangibile di come questi spazi fossero consacrati ai riti di fertilità in onore della dea madre. I focolari quadrangolari, adatti per bruciare offerte, confermano la funzione cerimoniale di quest’area sacra. Secondo Polat, i ritrovamenti dimostrano come il culto di Matar fosse strettamente legato a pratiche di abbondanza e fertilità, con rituali in cui il cibo e il sacrificio giocavano un ruolo chiave.

Ma le sorprese non finiscono qui. Durante le indagini di superficie, gli archeologi hanno scoperto che l’area del Castello di Mida era abitata da oltre 250.000 anni. Sono stati rinvenuti strumenti di pietra risalenti al Paleolitico inferiore, testimoniando la lunga presenza umana in questa regione ben prima dell’epoca frigia.

Il sito di Mida continua a svelare frammenti di una storia complessa e affascinante, intrecciando riti antichi, miti e civiltà che hanno plasmato la cultura della regione.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa