Henri-Eugène Le Sidaner (Port Louis, 7 agosto 1862 – Parigi, 16 luglio 1939) è stato un pittore francese, che ha utilizzato la tecnica impressionista e post-impressionista lungo un percorso crepuscolare. Singolare declinazione per una pittura che è tutto fulgore e luce. In questo autore, soprattutto a partire dal 1900. la luce viene ovattata. E tutto è permeato dal piacere del ricordo doloroso. Il ricordo pascoliano. Quante piccole tavole preparate per la colazione, nella casa di campagna, ha dipinto Le Sidaner? Non c’è figura umana. Belle suppellettili e sullo sfondo, la facciata della villa. Cosa significa questa piccola ossessione? Si potrebbe rispondere che Le Sidaner trova il modo di unire in modo perfetto una natura morta – la tavola apparecchiata, appunto – alla veduta paesaggistica. Evidentemente sì, ma non può sfuggire un senso di attesa, ansiosa, dolorosa, che si placa e si riaccende in pochi istanti. Un’antica gioia, un dolore lontano, quando egli dipinge la stessa scena d’inverno, le poltrone coperte di neve e un senso di morte e di distanza. Distante come suo padre, un capitano di lungo corso che lo lasciò orfano a 19 anni morendo in un naufragio. Forse ricordava i giorni in cui la famiglia era magicamente unita. Ricordava i genitori.
Henri Le Sidaner aveva trascorso l’infanzia a Dunkerque e ben presto manifestò un notevole talento e un vivo interesse per il disegno. Riuscì quindi ad ottenere una borsa di studio dal Comune per recarsi a studiare arte a Parigi. Nella capitale scoprì l’impressionismo, in particolare le opere di Manet che lo colpirono profondamente.
Nel 1892 fu accolto nella Scuola di Belle arti e solo due anni dopo entrò nell’atelier di Alexandre Cabanel che lo sostenne e lo incoraggiò sempre.
Nel 1885 lasciò Parigi per tornare nella sua Regione (Nord-Pas-de-Calais) e si stabilì a Étaples nell’albergo Joos, dove incontrò altri pittori venuti a lavorare come lui in quelle terre. Rimase a Étaples nove anni, dipingendo per lo più in solitudine. Le opere di quel periodo si avvicinano molto al realismo sentimentale del pittore paesaggista Jean Charles Cazin.
Nel 1887, pur restando a Étaples, decise di esporre al Salon degli artisti francesi presentando un quadro sui giovani pastori nello scenario delle dune litoranee della costa del Nord.
Nel 1891 venne nominato Ufficiale dell’Académie dal Ministero della pubblica Istruzione e ottenne anche una medaglia di 3ª classe nonché il finanziamento per andare a realizzare, per conto dello Stato, una vasta composizione che oggi si può ammirare al Museo di belle arti e archeologia di Châlons-en-Champagne. Il titolo prestabilito dell’opera era La benedizione del Mare.
L’anno seguente espose alla Galleria “Libre esthétique” di Bruxelles, quindi, di nuovo al Salon, presentò l’opera giudicata come la migliore del suo periodo simbolista, La Domenica.
Dal 1898 al 1909 Le Sidaner, assieme alla sua compagna Camille Navarre, trascorse un lungo periodo per lui decisivo a Bruges. Questo soggiorno nella piccola “Venezia del Nord” consacrò la sua ispirazione simbolista. Gustave Soulier scrisse sulla Revue Blanche del 1901: «… (Le Sidaner) è il Maeterlinck della pittura».
Il pittore delle tavole da colazione in campagna. Le Sidaner, gioia e dolore. Perché? La storia. Il video
Si potrebbe rispondere che Le Sidaner trova il modo di unire in modo perfetto una natura morta - la tavola apparecchiata, appunto - alla veduta paesaggistica. Evidentemente sì, ma non può sfuggire un senso di attesa, ansiosa, dolorosa, che si placa e si riaccende in pochi istanti. Un'antica gioia, un dolore lontano, quando egli dipinge la stessa scena d'inverno, le poltrone coperte di neve e un senso di morte e di distanza. Distante come suo padre, un capitano di lungo corso che lo lasciò orfano a 19 anni morendo in un naufragio. Forse ricordava i giorni in cui la famiglia era magicamente unita. Ricordava i genitori