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Hans Memling
a cura di Till-Holger Borchert
10 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015
Scuderie del Quirinale, Roma
Orari Domenica – giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Non si effettua chiusura settimanale
La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso Intero € 12,00 – Ridotto € 9, 50
Infoline, Prenotazioni,
Visite Guidate e Laboratori Tel. +39 06 39967500
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[A]l centro la grandiosa figura di San Michele intento a pesare le anime alla presenza della corte celeste. A sinistra i beati accolti da San Pietro si apprestano a varcare le porte del Paradiso. A destra, i dannati che precipitano nel fuoco dellʼinferno.
Questo è ciò che viene rappresentato nel trittico del Giudizio Universale di Hans Memling, conservato al Museo di Danzica, destinato dal pittore fiammingo allʼItalia, più precisamente alla cappella dedicata a San Michele nella Badia Fiesolana a Firenze, ma che in Italia non arrivò mai. Commissionata dal banchiere fiorentino Angelo Tani e da sua moglie Caterina di Francesco Tanagli – entrambi raffigurati inginocchiati del retro degli sportelli del trittico – venne caricata sulla galea San Tommaso assalita dai pirati che trasportarono il carico nella città di Danzica, che si era dimostrata il migliore offerente per il prezioso bottino. Il trittico del Giudizio Universale venne ammirato a tal punto dagli abitanti della città che questi decisero di collocarlo nel Duomo della città. Inutile fu la causa intentata per riaverlo. Il Tani era particolarmente legato a quellʼopera in quanto per lui rappresentava un riscatto morale e al contempo un chiaro messaggio per un suo ex amico, il quale gli aveva slealmente sottratto un incarico prestigioso in una banca di Bruges.
Angelo Tani, scegliendo Memling per realizzare lʼopera, si era rivolto al più famoso e caro artista del luogo, perché dipingesse il giudizio universale, come a dire che se la giustizia umana nulla aveva potuto nel suo caso, sarebbe stata la mano divina a punire un giorno i torti da lui subiti.
Il Trittico non rimase sempre a Danzica ma sempre vi fece ritorno, sia quando venne depredato dalle truppe napoleoniche per essere portato al Louvre, sia quando i russi, come risarcimento delle perdite della seconda guerra mondiale, lo collocarono allʼErmitage. Ma il Trittico, al contrario di moltissime altre opere che ebbero la stessa sorte, grazie alla capacità diplomatica della Polonia, tornò sempre a Danzica.
A distanza di quasi 600 anni lʼopera più famosa di Memling, artista che seppe operare una sintesi armoniosa, complessa e sommamente originale delle conquiste dei grandi fondatori dellʼarte fiamminga, toccherà il suolo italiano, per la prima volta, per essere esposta dal 10 ottobre alle Scuderie del Quirinale di Roma nella mostra “Hans Memling”, organizzata dallʼAzienda Speciale Palaexpo con Arthemisia Group.
Una monografica mai prima realizzata nel nostro Paese, che sʼinserisce nel solco delle grandi monografie apprezzate dagli specialisti e dal grande pubblico della sede espositiva romana, e che finalmente darà ragione delle qualità eccelse di questo artista, che visse 59 anni, lasciando due figli, o forse due apprendisti e una cospicua eredità. Si suppone fosse nato in Baviera dove ancora oggi si trova la cittadina che gli ha dato il cognome Mömlingen. Fino al suo trasferimento nelle Fiandre la sua biografia resta sconosciuta. E tuttavia la sua profonda conoscenza di unʼopera capitale di Colonia e lʼessere indicato come proveniente da Magonza, autorizza a pensare che fosse stato in entrambe le città. Come si ipotizza che prima di arrivare a Bruges, dove nel 1465 ottenne la cittadinanza, fosse stato a Bruxelles allievo di van der Weyden. A Bruges apre una sua bottega che diviene presto fiorente ed egli stesso, grazie ai suoi ritratti, particolarmente apprezzato dai committenti italiani. Il suo nome e le sue opere arrivano anche in Inghilterra come testimonia la commissione di sir Donne. Nel 1473 è iscritto a una confraternita di cui fanno parte i notabili di Bruges. Nel 1477 arriva a simulare la sua morte e tre anni dopo compare in una lista di sovversivi fatta stilare da Massimiliano dʼAustria. Quando negli anni successivi le Fiandre cominciano a perdere il loro potere commerciale, Memling continua, grazie alla fama acquisita, a vivere tra gli agi fino alla morte.
Il progetto espositivo di Till-Holger Borchert, curatore del Memling Museum di Bruges, studioso di livello internazionale dellʼarte fiamminga del XV secolo, da Van Eyck a Van der Weyden, riunisce una lunga serie di olii su tavola – che necessitano non solo di trasporti eccezionali, ma anche di essere preservate all’interno dispeciali teche climatizzate e di cui è difficilissimo il prestito per mostre temporanee -, tra cui i capolavori assoluti di Memling, di raccolte pubbliche e private, e provenienti, tra gli altri, dal Groeninge Museum di Bruges, dalla Royal Collection di Londra, dal Museo del Louvre nonché dalla Frick Collection di New York, dalla National Gallery of Art di Washington, dal Metropolitan Museum di New York, dal Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona e dal Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa.
Come si è detto “Hans Memling” è la prima mostra interamente dedicata all’artista – incentrata su ogni aspetto della sua opera e della sua carriera, dalle pale d’altare ai trittici portatili, ai dipinti devozionali, oltre ai famosi ritratti, genere in cui Memling seppe perfezionare lo schema campito su uno sfondo di paesaggio, che ebbe vasta diffusione e un forte influsso anche sulle opere di numerosi artisti italiani del primo Cinquecento.
Lʼevento romano mette inoltre in luce lʼaspetto del mecenatismo nella carriera dellʼartista, sottolineando in particolare lʼimportanza dei suoi clienti italiani, uomini d’affari, dignitari di corte e agenti provenienti da Firenze, Venezia o Genova che vivevano a Bruges – dove Memling di origine tedesca si era trasferito allievo prima e collaboratore poi di Rogier Van der Weyden, aprendovi una fiorente bottega – o vi risiedevano allo scopo di supervisionare le commissioni per conto di clienti in Italia. Più di tutti i suoi contemporanei, Memling divenne il pittore preferito della diaspora italiana a Bruges, traendo grande vantaggio dalla reputazione della precedente generazione di Primitivi fiamminghi, in particolare Jan Van Eyck e Rogier Van der Weyden. Fin dall’inizio della sua attività indipendente come pittore di tavole, Memling riuscì a creare una sintesi dei notevoli risultati di entrambi quei maestri, già tenuti nella più alta considerazione dalla nobiltà italiana e dalle élite urbane. Durante tutto il XV secolo lʼItalia e le Fiandre strinsero solidi legami economici e finanziari collegando i due Paesi mediante una sorta di bretella ideale sulla quale transitarono uomini e mezzi da un capolinea allʼaltro delleʼEuropa con Bruges e Gand al nord e Firenze e Genova al sud.
Furono strade percorse da funzionari del Banco dei Medici (appartenenti alle famiglie Tani, Portinari e Baroncelli) e segnate dal transito di manufatti pregiati: tessuti, arazzi, gioielli, libri miniati, dipinti e sculture. La ricca borghesia commissionava ritratti ed opere di destinazione ecclesiale esattamente come fino ad allora aveva fatto solo lʼaristocrazia. Anche una scultura di Michelangelo era arrivata fino a Bruges per la cattedrale, dove la vide, anni più tardi, Albrecht Dürer e ne rimase incantato.
In mostra saranno presenti opere come il dittico col Cristo benedicente (Genova, Palazzo Bianco) e la Mater Dolorosa (collezione privata) – qui ricomposto per la prima volta – che contiene immagini devozionali copiate con più fervore nel tardo XV e nel XVI secolo, come attesta la versione dipinta dal Ghirlandaio, anche essa presente nel percorso espositivo; il già citato Trittico del Giudizio Universale, probabilmente lʼopera artisticamente più ambiziosa dellʼartista, che sarà possibile ammirare sia nella parte anteriore sia in quella posteriore accanto ad opere con immagini del Giudizio Universale del Rinascimento italiano, tra cui, unʼinteressante tavola proveniente da Napoli – restaurata in occasione dellʼesposizione – con alcune figure mutuate dalla maniera nordica, il cui autore deve aver avuto accesso ai modelli di Memling.
E ancora una sorprendente serie dei ritratti, tra cui Ritratto di giovane dalle Gallerie dellʼAccademia di Venezia, Ritratto di uomo dalla Royal Collection di Londra – un prestito eccezionale della Regina Elisabetta II -, Ritratto di donna di collezione privata Usa, Ritratto di uomo dalla Frick Collection di New York – che solitamente non presta mai le proprie opere per mostre temporanee -, Madonna con Bambino dal Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona e il magnifico Ritratto di uomo con moneta romana proveniente dal Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa.
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A Roma arriva, il 10 ottobre, "Hans Memling"
Hans Memling, a cura di Till-Holger Borchert, 10 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015, Scuderie del Quirinale, Roma