L’origine del complesso risale ai Benedettini Cluniacensi (XI secolo); alla fine del Trecento venne trasformato in commenda e passò nel 1446 agli Olivetani che tra il 1450 e il 1534 ricostruirono e abbellirono gli edifici chiamando i migliori artisti bresciani. Dopo avere attraversato un periodo di grande splendore nel XVII secolo, il complesso venne soppresso nel 1797 dalle leggi napoleoniche. Nel 1974 il monastero venne donato allo stato; dal 1969 è tornato agli Olivetani. La chiesa risale al 1480-90 ed è stata oggetto di interventi di restauro successivi, fino alla gioiosa trasformazione settecentesca delle decorazioni. In facciata si possono ammirare un elegante portale, un protiro e una decorazione ad archetti in ceramica colorata. La finestra centrale è settecentesca. L’interno, ad una navata, presenta una decorazione settecentesca ad affresco su volte e pareti. Il secondo altare di sinistra ospita un’importante tela del Moretto (1545); interessanti sono anche gli stalli del coro intarsiati nel 1480 da Cristoforo Rocchi e gli affreschi della volta della sagrestia, opera di Gian Giacomo Barbelli. Dalla sagrestia si passa al Chiostro della Cisterna di epoca tardorinascimentale da cui si accede alla Sala del Capitolo (che ospita un ‘Cristo Risorto’ di Pietro da Marone-1599) e all’antirefettorio affrescato da Lattanzio Gambara nel 1570. Al primo piano si trova la Galleria che dà sulle celle dei monaci (con due affreschi allegorici dal da Marone) e, al piano terra, il Refettorio, che ospita un’importante ‘Crocifissione’ d’inizio Cinquecento, vicina alla maniera di Antonio Campi. Dall’antirefettorio si passa al Chiostro grande (1480-90) a portico e loggiato dove si affacciano i locali di servizio; l’appartamento abbaziale e la foresteria con importanti affreschi del Romanino. Vicino all’uscita si trova il chiostro più antico (prima metà del XV secolo), caratterizzato da elementi goticizzanti.
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