Contrassegnata da un segno dotato di grande nitore, la produzione artistica di Alba Chiodi, si orienta, dopo una prima stagione esplorativa caratterizzata da un confronto con l’elemento naturale – che reitera poi, nel periodo più recente, nella sezione Paesaggi del mondo – a un costante, fitto dialogo sociale svolto con intensità e vigorosa compartecipazione. Una visione dell’arte socialmente impegnata, in grado di lanciare messaggi – senza che l’urgenza argomentativa sia causa dell’implosione del dipinto, divenendo puro artifizio retorico -, che si nutre della capacità di unire il talento rappresentativo – che in Chiodi ha la fluidità di un notevole assetto disegnativo -all’esplicitazione, appunto, di un messaggio, il quale diviene, in alcuni casi un urlo, in altri un flash ironico – come quando l’artista descrive arcimboldescamente, attraverso i prodotti industriali, un Premio Nobel per l’economia -, o dolcemente poetico, nel momento in cui il velo della malinconia, con la sua ala cinerina, si stende sulla superficie nel dramma, come avviene nel quadro dedicato all’eccidio nella scuola di Beslan. L’interlocuzione con i grandi fatti di cronaca per Alba Chiodi diviene un’esigenza. Ma i suoi dipinti, più che tavole di cronaca, assumono la valenza di articoli di fondo, di commenti mossi da una profonda compassione nei confronti delle vittime e degli oppressi. Nel rispetto dell’etimo del compartecipare, che fondamentalmente significa condividere. Dicevamo degli esordi. Alba Chiodi parte dall’esplorazione dei paesaggi e contemporaneamente lavora sulla propria capacità disegnativa, frutto di una predisposizione naturale ottimamente incanalata, sotto il profilo formativo, da Girolamo Tregambe, uno dei maggiori incisori italiani, autentico virtuoso del bulino, portatore di un realismo analitico che si dilata, per capacità di resa lenticolare della realtà, agli spazi iperrealisti.
Un apprendistato, in questo senso, che caratterizzerà la produzione successiva di Chiodi, non tanto sotto il profilo stilistico o contenutistico quanto per la necessità, sempre avvertita dalla pittrice, di compiere scelte profondamente ancorate alla precisione del disegno. Tutti i dipinti appartenenti alla serie dedicata ai Fatti e drammi del nostro tempo, come del resto nell’altra intensa sezione dedicata ai Personaggi da tutto il mondo, emergono con una pulizia grafica assoluta, all’interno della quale il colore assume le caratteristiche di un elemento vivificante, quasi che l’incisività del segno grafico sia una necessità linguistica per ribadire la chiarezza del profilo argomentativo.
Questi autentici editoriali contro la violenza, contro la sopraffazione, contro le scelte compiute dall’umanità quando perde di vista il quadrante fondamentale dell’etica, accentrano lo sguardo sul ponte di Mostar, nella deflagrante guerra civile balcanica, si soffermano nell’aula di Beslan per una commemorazione, tratteggiano le conseguenze della siccità, commentano, come in un dramma dell’antica pittura di storia, la morte di un immigrato che qui appare con la stessa drammatica ed epica evidenza di un personaggio omerico o virgiliano.
Registro non certo facile, quello scelto dall’autrice. Perché la violenza degli attentati di Londra del 2005 o il crollo delle Torri gemelle hanno in sé qualcosa di così immane da sfiorare l’irrappresentabilità pittorica. Ma Chiodi accetta la sfida e la risolve in atmosfere realmente apocalittiche, senza che mai una materia così truculenta scivoli nel grandguignol.
Se i Fatti e drammi del nostro tempo costituiscono una sorta di raccolta enciclopedica dedicata ai principali mostri prodotti dai sonni – purtroppo frequenti -della ragione contemporanea, nel ciclo I personaggi da tutto il mondo la pittrice carica immediatamente l’antidoto a tanta devastazione. E’ nello sguardo degli uomini, negli abbracci fraterni o amorosi, è nella rivelazione del sentimento, è nella capacità di guardare più a ciò che ci unisce che si evidenzia il tracciato di una salvezza la quale è, al contempo, individuale e collettiva. L’artista percorre allora la galleria dei valori positivi per ribadire la necessità dell’avvento di un nuovo umanesimo. E tutto si svolge nell’intensità degli occhi, come in Monaci buddisti in esilio, ne Lo sguardo, o nel dipinto A mio padre. Oppure, ancora, in Adolescenza metropolitana, nel quale l’abbraccio tra un giovane e una ragazza, reso con particolare intensità, assume le caratteristiche di una felicità esplosiva in grado di redimere il mondo.
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[PDF] Alba Chiodi, il dramma e la salvezza
STILE Brescia 2006