Alberta Pellacani è tra i vincitori del premio Nocivelli 2016, con un’opera fotografica che è riverbero di un vasto corpus caratterizzato da un’estrema sensibilità all’impercettibile
1. Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo ?
La curiosità mi appartiene, sono attratta da persone che nutrono passioni in ambiti che mi appassionano, anche non artistici. Sono interessata alla sperimentazione, di tecniche e di linguaggio. Fin dagli anni di studio a Bologna ho coltivato la ricerca di nuovi materiali utilizzando l’arte come medium per esplorare la realtà delle cose e aspetti del conoscibile in ombra, tradotta in progetti partecipati, video, fotografia, documentario.
2. Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione?
Mi è difficile fare riferimenti precisi e nominali. Mi vengono in mente autori vari di periodi storici diversi, amati, studiati, introiettati e poi rigettati per altro ancora. Dall’autore sconosciuto degli affreschi di Pompei, al non finito di Michelangelo, l’opera omnia di Arvo Part, per citarne qualcuno.
L’incomprensibile che lega un filo a un bagliore di lampo: è questo che suscita il mio interesse .
3. Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
Changing è un ciclo di lavori iniziato nel 2012, che si dipana nelle fioriture, primavera dopo primavera, e che recentemente ha avuto uno sviluppo di ricerca nel ciclo Palinsesto. Una serie di fotografie e alcuni video, sullo stato di cambiamento evidente in natura e irrinunciabile per noi umani se nutrito dalla speranza che il divenire sia positivo. La natura è presa nel suo momento di massima evidenza creativa, quello della fioritura. Vita e morte sono la parafrasi di un momento in cui realtà e possibilità sono tutt’uno.
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