Stile arte intervista Alice Padovani, insignita del primo premio della sezione Scultura del Nocivelli 2018
Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Mi chiamo Alice Padovani, sono nata a Modena dove vivo e ho il mio studio.
Non ho una tecnica privilegiata in quanto utilizzo ciò che risulta necessario affinché un’opera possa svilupparsi ed essere costruita nella sua forma ideale. Tuttavia nell’ultimo periodo utilizzo spesso la tecnica dell’assemblaggio, sia che si tratti di opere piccole che di grandi installazioni.
Al di là della tecnica utilizzata, gli elementi che maggiormente ricorrono nei miei lavori è la presenza del corpo della natura e una modalità a tratti compulsiva della raccolta, della catalogazione, della collezione che rimandano in modo prepotente alla mie primarie ossessioni sulla morte e sulla perdita.
Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Sono una persona di indole estremamente curiosa e penso che sia stata proprio questa caratteristica dominante a permettermi di assorbire nozioni, influenze eterogenee, senza per questo essere influenzata da qualcosa di specifico e determinato. Non ho mai trovato un singolo autore, artista, o personaggio storico-politico che mi abbia portato a un’illuminazione repentina, è stata piuttosto una miscellanea di persone, opere e idee a farmi trovare strade inaspettate nella costruzione del mio percorso artistico.
Tutti e nessuno hanno influenzato il mio lavoro. Subisco il fascino di stili, epoche storiche e artisti profondamente diversi, viventi e non. In una certa misura ogni cosa esperita lascia delle tracce più o meno visibili nel lavoro e nel pensiero degli altri. A volte le suggestioni e i riferimenti che ci portiamo dietro sono di derivazione sicura, altre volte fanno parte di un percorso più sotterraneo di cui non siamo nemmno mai del tutto consapevoli.
Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
Nell’azione di ordinare, classificare, disporre c’è una ricerca di semplificazione, un tentativo di leggere con facilità gli elementi della vita, naturale o personale che sia. Si fa ordine per capire meglio. Si cerca la pulizia formale per generare uno sguardo nuovo sulle cose. L’opera Solid, va verso questa direzione: pezzi di una natura decontestualizzata sono disposti in modo simmetrico, per ritrovare un equilibrio tra vita e morte, tra l’effimero del corpo organico e la solidità della forma inorganica. Si tratta di una natura morta, una sorta di giardino statico in cui, attraverso una tecnica particolare di inclusione di materiale organico nel gesso, ho cercato di ricondurre a una sensazione di tempo bloccato: forme animali e vegetali fissate in un eterno attimo di bellezza.
Sent by Barbara Bongetta
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