Venduto a 376.833 euro l'"Anello magico" di Giovanna d'Arco. La storia, le immagini

Un sobrio ma elegante anello di fattura gotica, che reca monogrammi cristologici e mariani, presumibilmente appartenuto a Giovanna d'Arco e citato nel processo come una sorta di magico amuleto dell'eroina, torna sul mercato, in un'asta, a Londra, alla timelineauctions. Il monile, poi inserito in una scatola-reliquario,sarebbe stato conservato per ordine del re inglese Enrico VI - mandante della condanna a morte della govane francese - e tenuto in custodia dal cardinale inglese Henry Beaufort (1375-1447), che era stato presente al processo e all’esecuzione di Giovanna d’Arco, avvenuta nel 1431. La presenza di un anello con le stesse cifre che appaiono sulla vera sopravvissuta, fu sequestrato durante la prigionia della donna, e come vedremo - viene citato durante gli interrogatori

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Un sobrio ma elegante anello di fattura gotica, che reca monogrammi cristologici e mariani, presumibilmente appartenuto a Giovanna d’Arco e citato nel processo come una sorta di magico amuleto dell’eroina, è tornato sul mercato, in un’asta, a Londra, alla timelineauctions. nel febbraio 2016. La casa d’asta ne accredita l’antica provenienza. Ma qualunque essa sia, il gioiello consente un viaggio magico, quanto una reliquia, ai tempi e alla atmosfere che circondarono la Pulzella d’Orleans.
Il monile, inserito in una scatola-reliquario,sarebbe stato conservato per ordine del re inglese Enrico VI – mandante della condanna a morte della govane francese – e tenuto in custodia dal cardinale inglese Henry Beaufort (1375-1447), che era stato presente al processo e all’esecuzione di Giovanna d’Arco, avvenuta nel 1431. La presenza di un anello con le stesse cifre che appaiono sulla vera sopravvissuta, fu sequestrato durante la prigionia della donna, e come vedremo – viene citato durante gli interrogatori. Giovanna d’Arco riferì ai giudici che sul proprio anello c’erano i monogrammi di Jhesus Maria e croci cesellate. Aggiunse che era particolarmente legata ad esso per diversi motivi: le ricordava i suoi genitori, dai quali l’aveva ricevuto in dono, ma soprattutto lo indossava nel momento in cui, con la stessa mano aveva sfiorato Santa Caterina, quando le era apparsa. L’anello che si ritiene sia appertunuto alla santa eroina è stato posto all’asta con la scatola in rovere e una fitta documentazione, a un prezzo di partenza fissato tra le 10 e le 14 mila sterline, (13-19 mila euro),ma è stato aggiudicato a 376.833 euro au n acquirente franbceseNicolas de Villiers. presidente della Fondation Puy du Fou Espérance

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L’antico anello d’argento fotografato nei quattro punti opposti. Le decorazioni presentano segni di una lunga usura, che hanno parzialmente eliminato la doratura originaria. Le due losanghe che contengono motivi floreali costituirebbero, i segmenti della croce

 
 
Il reliquiario di legno di quercia nel quale è riposto l'anello
Il reliquiario di legno di quercia nel quale è riposto l’anello

 
La parte superiore del gioiello con le scritte nere, in gotico, realizzate con la lavorazione in niello. Qui appaiono le scritte IHS e MAR, che si riferiscono a Gesù e a Maria. Le iniziali dei due sacri nomi appaiono a destra e a sinistra, nella parte laterale della barretta. L’anello pesa 4,90 grammi, ha un diametro interno di 21 millimetri circa e di 18,27 millimetri nella parte interna.

 
 
Ritratto-di-Giovanna-dArco-dal-registro-del-Parlamento-di-Parigi-1429-tenuto-da-Clément-de-Fauquembergue. Giovanna d'Arco sarebbe stata condannata al rogo dopo due ani. Nonostante sia stilizzato, il ritrattino mostra il volto sottile e il picco naso dell''eroina che, in quei giorni, aveva 17 anni
Ritratto-di-Giovanna-dArco-dal-registro-del-Parlamento-di-Parigi-1429-tenuto-da-Clément-de-Fauquembergue. Giovanna d’Arco sarebbe stata condannata al rogo dopo due anni. Nonostante sia stilizzato, il ritrattino mostra il volto sottile e il picco naso dell”eroina che, in quei giorni, aveva 17 anni

Giovanna d’Arco era nata da una famiglia contadina, con scarsi mezzi economici, a Domrémy, il 6 gennaio 1412 e sarebbe stata portata al rogo a Rouen, nel maggio il 30 maggio 1431, a soli 19 anni, per motivi politici, ammantati da un’accusa di stregoneria ed eresia, dopo aver guidato strepitose imprese belliche a sostegno della Francia, attaccata dagli inglesi. Poco più che una bambina, indossando abiti maschili e seguendo quelle voci che le indicavano le modalità di salvataggio del proprio Paese, Jeanne apparve ai soldati francesi come una sorta di piccola Madonna armata, priva di paura, capace di sollevare le masse, in nome di Dio, e di dirigere i soldati in imprese che parevano impossibili. Le sue vittorie furono numerose al punto da riunire parte del territorio caduto in mano inglese.
Giovanna, la Pulzella d'Orleans, in una miniatura del 1485 circa
Giovanna, la Pulzella d’Orleans, in una miniatura del 1485 circa

Ma il suo potere, anche in virtù della sua intelligenza che sembrava ispirata da un essere superiore e il suo carisma, che avevano ottimamente servito la causa francese si trasformarono in un pericolo. I borgognoni la catturarono e accettarono di vendere la prigioniera agli inglesi, per una cifra enorme. Era il 1431. In un processo truffa, nel corso del quale fu impedito che i suoi appelli giungessero al papa, la ragazza fu condannata a morte e bruciata viva sul rogo. Venticinque anni dopo, nel 1456, papa Callisto II, dchiarò nullo il primo procedimento giudiziario. Giovanna D’Arco, oggetto di un’intensa devozione in Francia, fu beatificata nel 1909 da Pio X e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV. Venne quindi proclamata patrona di Francia.


A Giovanna d'Arco fu riconosciuto un titolo nobiliare: la spada che sorregge la corona, accanto ai gigli della monarchia francese
A Giovanna d’Arco fu riconosciuto un titolo nobiliare. Lo stemma fu questo: la spada che sorregge la corona, accanto ai gigli della monarchia francese

 
 
LA CITAZIONE DI UN “ANELLO MAGICO”
NEL CORSO DEL PROCESSO

Il 27 e il 28 marzo 1431 furono letti all’imputata i settanta articoli che componevano l’atto di accusa di stregoneria e d’eresia formulato da Jean d’Estivet. Molti articoli erano palesemente falsi o quantomeno non suffragati da alcuna testimonianza. Tra essi si legge che Giovanna avrebbe bestemmiato, portato con sé una mandragora, radice di una pianta con buone capacità anestetiche, ma considerata, al contempo, un’essenza utilizzata per incantesimi; all’imputata fu anche contestato il fatto di aver “stregato” il suo stendardo, la sua spada e il suo anello conferendo ad essi virtù magiche; sempre nel corso del processo si disse che frequentato le fate, venerato spiriti maligni, tenuto commercio con due misteriosi spiriti, chiamati i “consiglieri della sorgente”, fatto venerare la propria armatura, formulato divinazioni.

SI LEGGE NEGLI ATTI DEL PROCESSO
: “Alla domanda se lei avesse avuto alcuni alcuni anelli, ha risposto a me, vescovo:”. ‘Voi signor Vescovo avete uno dei miei anelli. Me lo restituisca. L’altro anello ce l’hanno invece i borgognoni’. Allora le chiesi chi le avesse dato l’anello che le avevano sequestrato i borgognoni. Lei rispose che erano stati suo padre e sua madre, mentre lei aveva pensato ai nomi da far incidere, Iesus e Maria. Non sapeva chi avesse poi eseguito le incisioni, ma ha detto che l’anello le fu dato a Domremy – il suo paese d’origine ndr – e che non le risulta avesse alcuna pietra preziosa. L’altro anello le era invece stato dato dal fratello. Poi rispose che non aveva mai curato nessuno con i (poteri magici dei…ndr) suoi anelli. Alla domanda di quale metallo fosse il suo anello che recava le scritte di Gesù e Maria  lei rispose che non lo sapeva correttamente, e se era d’oro, non era d’oro fino, e non sapeva se era d’oro o di ottone e che pensava ci fossero tre croci . Alla domanda sul perché lei guardava volentieri questo anello, quando andava a combattere, ha risposto che non c’era piacere nel suo sguardo, ma il desiderio di onorare suo padre e la madre.; inoltre diceva che aveva proprio quell’anello al dito quando ha toccato santa Caterina, che era apparsa davanti a lei”. vedi Quicherat, Jules, Processo sulle sentenze et de Réhabilitation de Jeanne d’Arc, Parigi, 1841-1849 (prima pubblicazione dei testi di prova completa),  Barrett, PW, Processo di Giovanna d’Arco, New York, 1932
La morte sul rogo di Giovanna d'Arco, in un quadro di Jules Eugène Lenepveu, realizzato tra il 1886 e il 1890
La morte sul rogo di Giovanna d’Arco, in un quadro di Jules Eugène Lenepveu, realizzato tra il 1886 e il 1890

I PASSAGGI DI PROPRIETA’ DELL’ANELLO
La casa d’aste ricostruisce in questo modo i passaggi di proprietà, procedendo a ritroso.
Proprietà di un gentiluomo Essex, lasciatogli in eredità nel  1979 dal dottor James Hasson di Harley Street, Londra; vendita acquisito Sotheby 1 aprile 1947, lotto 37; già in una collezione privata (1929-1947); in precedenza con la collezione FA Harman Oates (venduto Sotheby 20 febbraio 1929, lotto 21);  Augustus John prima del 1914, dono di Ottoline Morrell; per discendenza, attraverso la famiglia Cavendish Bentinck-(duca di Portland) dal cardinale Henry Beaufort (1375-1447), che era presente al processo e all’esecuzione di Giovanna d’Arco nel 1431; anello descritto da Giovanna d’Arco durante il suo processo come regalo ricevuto dai suoi genitori. Ciò che affermano gli studiosi che hanno redatto le schede è  che gli atti del processo, nei quali era contenuta la descrizione dell’anello, furonopubblicati ampiamente dopo i diversi passaggi testamentari che indicavano questo gioiello come oggetto di personale proprietà di Giovanna d’Arco.
Comunque sia, l’anello -che fu esposto, secondo la casa d’aste, due volte in Francia, negli anni Cinquanta e una volta nel Museo del Lancashire Millennium Exhibition, da gennaio a dicembre 2000 – ha la durezza e la forza di gesta leggendarie.

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