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Unisce la grazia del classicismo greco alla morbidezza del tratto leonardesco e a una fine introspezione. L’unione di questi elementi porta a una specificità espressiva, modulata all’interno del filone neoclassico. Per questo Andrea Appiani è uno dei massimi esponenti di quel periodo compreso tra la massima diffusione del fulgore illuministico e l’ascesa dell’astro napoleonico, in cui si cercava una via pienamente italiana ai dettati winckelmaniani.
Nato nel 1754 a Milano, Andrea Appiani studiò prima alla scuola dell’Ambrosiana, passando successivamente alle indagini anatomiche all’Ospedale maggiore, per completare il ciclo formativo con l’analisi della pittura di Leonardo e Raffaello e il perfezionamento in tecnica dell’affresco all’Accademia di Belle arti di Brera. Nel 1777 affresca la scuola di Caglio e, a partire dal 1779 sperimenta disegni scenografici, fino al 1782, all’interno dello studio di Bernardino e Ferdinando Galliani. Ma il percorso di Appiani, sulla via dell’aggiornamento e dell’indagine retrospettiva, sembra non finire. Tra il 1783 e il 1784 è a Firenze, per frequentare la scuola di Domenico Chelli; quindi, affrescata nel 1789 la storia di Amore e Psiche nella Rotonda delle serre , nella villa reale di Monza – commissione ricevuta da Ferdinando, arciduca d’Austria, dedica più di un anno – 1790-1791 – a un tour di studio che lo porta a Parma, Bologna, Firenze, Roma e Napolii. Al rientro milanese avvia gli studi per la realizzazione degli affreschi di Santa Maria presso san Celso – 1793-1795 – e dei cicli per il palazzo Sannazaro Prina – 1795-1800 -. All’arrivo di Napoleone, al quale dedica un ritratto che lo celebra durante la battaglia di Lodi, riceve – grazie alla sua preparazione, ma anche alla sua fede repubblicana e all’appartenza alla massoneria – l’incarico di Commissario superiore. Viene incaricato di scegliere le opere d’arte da inviare a Parigi. La fiducia nei suoi confronti, da parte dei francesi, è in continua crescita. Nel maggio 1801 viene incaricato dal governo di occuparsi, con Jacques-Louis David, del progetto del Foro Bonaparte. Nel 1803 conclude, nel Palazzo Reale di Milano, i primi 15 episodi dei Fasti, monocromi a tempera iniziati due anni prima.
Nel novembre 1804 è a Parigi, per l’incoronazione imperiale di Napoleone e l’anno successivo è nominato primo pittore del Re d’Italia.
Il 31 agosto 1805 Eugenio di Beauharnais gli commissiona la preparazione delle stampe dei Fasti, iniziati da Giuseppe Longhi nel 1807 e completati nel 1817. Risalgono al 1808 – anno nel quale egli dipinge ben sedici ritratti di Bonaparte e della famiglia Beahurnais – gli affreschi nel Palazzo Reale di Milano, andati in gran parte distrutti nel corso della seconda guerra mondiale, eccezion fatta per l’Apoteosi di Napoleone e le quattro Virtù che, dopo lo strappo, sono stati portati a Villa Carlotta, a Tremezzo, sul lago di Como. Nello stesso periodo collabora alla decorazione di Villa Melzi d’Eril a Bellagio.
Il 28 aprile 1813 è colpito da un grave problema circolatorio; un’ischemia che lo lascia paralizzato. Muore nella sua casa milanese nel 1817, suddito dell’Austria.
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Unisce la grazia del classicismo greco alla morbidezza del tratto leonardesco e a una fine introspezione. L’unione di questi elementi porta a una specificità espressiva, modulata all’interno del filone neoclassico. Per questo Andrea Appiani è uno dei massimi esponenti di quel periodo compreso tra la massima diffusione del fulgore illuministico e l'ascesa dell'astro napoleonico, in cui si cercava una via pienamente italiana allo stile impero e ai dettati winckelmaniani