Un uomo schivo. Uomo dal carattere schivo, per decenni Angelo Fiessi dipinse animato da una vena poetica personale, pura ed autentica. Tutta la sua vita artistica fu contraddistinta da ingenuità e limpidezza, da sensibilità ed attenzione alle cose del mondo. I particolari che vengono costantemente evidenziati dalla critica sono proprio la sincera mitezza di carattere, la semplicità e la naturalezza che riportava nelle opere.
Il successo non lo distraeva, ed era solito estraniarsi di fronte a tutto ciò che sottolineasse la sua bravura, limitandosi ad esercitare la pittura per innata passione. Fu uomo per natura discreto, di delicata emotività, di estrema riservatezza quando si trattava di parlare di sé o di sentire parlare di sé. Pervaso da un profondo amore per la vita, aveva la capacità di emozionarsi di fronte alla natura, e sapeva trasmettere tali sentimenti nei suoi quadri, con moderazione e discrezione. In questa direzione va letta l’arte di Fiessi.
La terra dei paesaggi, tra Brescia e il Sebino. L’amore per la terra natale, il legame con Brescia, la scoperta del lago d’Iseo e soprattutto di Montisola, sembrano ispirare il più intenso periodo creativo del nostro pittore. I suoi paesaggi sono frammenti, colti nel modificarsi dei tempi, spesso fermati in stagioni successive, e rappresentati con un’intensità che esprime il forte affetto verso i luoghi cari. I numerosi oli su tela lasciano intravedere l’attaccamento alla terra bresciana, che non descriveva, ma evocava: nelle sue opere non ha mai narrato, ma riportato in memoria l’emozione provata di fronte a quei luoghi: i Ronchi, il Castello, il lago d’Iseo.
“L’arte è poesia, non tecnica”. Che cosa è l’arte per Fiessi? Per Fiessi l’arte non è tecnica, ma è poesia.
Il pittore stesso, in un’intervista rilasciata a Fausto Sardini a 85 anni, definisce che l’arte è “creatività, non è un mestiere, è l’interpretazione della natura, in modo da indirizzare l’uomo a vedere e conoscere quello che esso è, e quanto vale nella nostra vita… L’arte è conoscenza del mondo individuale”. In questa sua concezione, egli avverte la lontananza rispetto agli ideali degli artisti concettuali, emersi agli inizi degli anni ’70, e ne critica l’impostazione, affermando che il mondo deve essere visto per essere interpretato e non solo “concettualizzato”, “ideato” nella mente. Ognuno di questi autori rappresenta un mondo tutto suo, personale; nei quadri ritrae la propria vita interiore, il proprio gusto; ma in quelle opere, sostiene Fiessi, il nostro mondo, dove siamo nati, le strade, gli alberi che ci circondano non ci sono.
Fiessi, invece, è un viaggiatore errante: egli stesso dice che “un pittore è anche un viaggiatore, perché vede, guarda, osserva e riproduce”. E la pittura, aggiunge, deve con rapidità fermare l’immagine, delineare la struttura di ciò che viene rappresentato; successivamente, la tonalità prescelta e la pennellata definiscono la concezione del pittore, il suo sguardo e la sua visione nei confronti della vita.
Periodi artistici. La ricerca e l’attività artistica di Fiessi si possono sintetizzare in tre periodi.
Anni Venti: gli anni della formazione. Il primo periodo abbraccia gli anni 1910- 1920, ossia gli anni della giovinezza e della formazione accademica. Ha notevole importanza, nella formazione del nostro, l’influenza dei paesisti lombardi che gli trasmettono, nei bozzetti eseguiti dal vero, la freschezza e l’immediatezza nel rappresentare la realtà dei suoi luoghi, Montisola ed il lago d’Iseo principalmente.
Anni Venti-Quaranta: l’influenza dell’Impressionismo. La seconda fase va dagli anni Venti agli anni Quaranta: è il ventennio che segna l’affermarsi di quell’ultima generazione di “impressionisti” estremi che ha attraversato l’arte italiana del nostro secolo, almeno fino alla prima metà del ’900.
Anni Quaranta-Sessanta: il legame con il Verismo lombardo. Gli anni Quaranta-Sessanta segnano l’utilizzo di elementi sempre più ancorati alla ricerca di un’autentica rappresentazione della realtà. Una pittura paesaggistica, una concezione poetica pura, legata ad una visione che ha origine nella formazione dell’età della giovinezza, in cui emerge la tradizione illuministica e romantica, tipicamente lombarda.
Massima predilezione per i paesaggi. Il soggetto preferito? Paesaggi di campagna, panorami lacustri, sentieri, angoli romantici, mandorli, ciliegi, papaveri, certe rive, case, cascinali, barche, fiori sulla finestra, iris, gerani… temi intensamente riprodotti in oli coloristici, ariosi, lievi, di estrema sobrietà, realizzati con delicatezza e minuziosità di particolari.
Era attratto dal paesaggio e studiò i paesisti lombardi, ma senza idealizzare la natura. Nelle sue opere si vede, infatti, come la preoccupazione di una raffigurazione realistica del soggetto sia dominante e come la resa vada addirittura oltre le aspettative. La natura dipinta da Fiessi è veramente se stessa: è piena di personalità e domina lo sguardo dell’artista.
Le sue doti di paesista e di colorista attento ed ispirato, furono, del resto, proprio quelle che gli assicurarono, col tempo, i più caldi successi; e questo avvenne specialmente nel periodo più tardo della sua attività, quando poté esprimere in pieno la propria personalità.
Pittore minuzioso, rappresentava i particolari con lucida precisione, ma anche macchiando con chiaroscuri, alle volte tenuemente accennati: terrazze, vedute panoramiche, cieli nuvolosi o sereni, lunari o in pieno sole, albe e tramonti infuocati, il tutto presentato con un gusto sicuro e con suggestive tonalità coloristiche.
I ritratti. Meno nota è l’attività ritrattistica: accanto al volto dell’Abbiati (1927), pochi autoritratti giovanili, caratterizzati dai colori scanditi, ed alcuni ritratti della maturità maggiormente elaborati.
Nello studio di Sant’Urbano sono state raffigurate numerose testine di donne, di fanciulle, di ragazzi; in genere, però, egli utilizzava le figure solo per “completare” un quadro. Non dipinse mai donne, in quanto diceva che la donna in lui era idealizzata e non era materia da riprodurre. Per quanto concerne il nudo, ne fece uno solo per il concorso per la borsa di studio alla Scuola Moretto, nel 1910. Il soggetto preferito rimase dunque sempre il paesaggio.
La produzione pittorica. La sua vasta produzione (1000-2000 dipinti?), sia pure di discontinuo livello, spazia sull’intera provincia: è disseminata in tantissime abitazioni bresciane, ma soprattutto a Castenedolo, dove diverse opere sono conservate presso collezionisti privati, molto affezionati al proprio concittadino. Alcuni quadri sono conservati in Pinacoteca.
Le quotazioni. Le quotazioni variano da duemila euro a circa quattromila per le opere di maggiori dimensioni, con punte di diecimila per i capolavori. Di particolare interesse e meglio quotati sono i paesaggi lacustri e le vedute di Montisola, a cui viene attribuito elevato valore dai mercanti e dai collezionisti.
Allarme falsi: alto rischio per i dipinti. I falsi Fiessi sono piuttosto diffusi. Bisogna tuttavia distinguere i veri falsi dalle opere prodotte da altri pittori su commissione: era infatti, molto diffusa in passato la consuetudine di delegare la realizzazione di un proprio quadro ad altri artisti, intervenendo solo successivamente per eventuali correzioni e per la firma.
Questo successe anche per Fiessi, il quale, soprattutto nell’ultimo periodo di vita, demandava a Franca Rampinelli, alla quale era legato da stretta amicizia, il compimento delle proprie opere, che poi venivano vendute sotto sua autorizzazione e con la sua firma in una cartoleria di via Crocifissa di Rosa.
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[PDF] Angelo Fiessi
STILE Brescia 2006