Burri si applica ai Cretti a partire dai primi anni Settanta e sino al 1976. Sono superfici che ricordano le fessurazioni delle terre argillose, quando la siccità raggiunge il suo apice. Su superfici di cellotex, quadrate o rettangolari, distende un impiastro di bianco, di zinco e colle viniliche, aggiungendo terre colorate nel caso l’opera dovesse presentare sfumature o colori diversi. Il resto lo affida al processo di essiccamento.
Con l’aumentare delle dimensioni dei Cretti, gli impasti si arricchiscono anche di caolino, oltre che di bianco, di zinco e terre. A garantire la stabilità delle superfici Burri interviene, dopo l’essiccatura, con più mani di vinavil. Giunge a realizzare opere decisamente monumentali come i Cretti di 5 metri di altezza e 15 metri di base per i musei di Capodimonte e di Los Angeles.
L’apice lo raggiunge allorchè decide di creare un enorme sudario sul vecchio abitato di Gibellina, distrutto dal terremoto nel 1968. Il Grande Cretto di Gibellina, diviene una delle più grandi, ma anche simboliche opere, di Land Art mai realizzate.
I lavori per il Grande Cretto furono avviati nel 1985 e interrotti nel 1989. Si era giunti alla copertura di circa 65.000 mq. a fronte degli 85.000 mq. previsti. Il progetto di Burri nelle sue forme riporta la dimensione, le strade, i rilievi della città. Esattamente come un sudario riporta le forme del corpo che avvolge. Le fessure sagomate dal cemento dell’opera ripercorrono le strade e le piazze della vecchia Gibellina, congelandone per sempre non solo la forma ma anche la memoria.
Nel 2015 a “Burri e i Cretti” fu dedicata una mostra al Museo Riso di Palermo, con la convergenza della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Ciò in coincidenza con il completamento del Grande Cretto a Gibellina e nell’ambito delle Celebrazioni del Centenario della nascita del grande maestro umbro. L’esposizione fu curata dal professor Bruno Corà, Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri.
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In occasione del Centenario della nascita di Burri, la Regione Siciliana, il Comune di Gibellina in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ha deciso di completare questa grande opera, senza eguali nel panorama artistico internazionale e di ridare dignità alla parte già realizzata dall’artista.
“La coincidenza del progetto di completamento del Cretto e l’avvio del progetto di restauro curato dal Museo Riso, che accoglie la mostra, afferma il Direttore del Riso Valeria Li Vigni, sono segnali di una nuova attenzione per il Contemporaneo in Sicilia. Sono testimonianza delle attività legate alla valorizzazione della Rete del Contemporaneo che è attivamente promossa dal nostro Museo e sono anche occasioni di approfondimento in un settore di grande interesse qual è quello del restauro del Contemporaneo”.
La mostra “Burri e i Cretti” offre l’occasione per approfondire questa fase del processo creativo di Burri, attraverso importanti opere, disegni, foto, progetti. – Fonte: Studio esseci
Cosa sono i Cretti di Alberto Burri e cos'è il mega-Cretto di Gibellina distrutta
Burri si applica ai Cretti a partire dai primi anni Settanta e sino al 1976. Sono superfici che ricordano le fessurazioni delle terre argillose, quando la siccità raggiunge il suo apice. Su superfici di cellotex, quadrate o rettangolari, distende un impiastro di bianco, di zinco e colle viniliche, aggiungendo terre colorate nel caso l’opera dovesse presentare sfumature o colori diversi. Il resto lo affida al processo di essiccamento