Maurizio Bernardelli Curuz intervista Antonella Giapponesi Tarenghi
Il corpus della sue opere dimostra un importante avvio figurativo e un mutamento in direzione di una nuova modalità astratta, architettonica, dominata dal gioco prospettico delle lettere. Perché l’arte iconica, nel suo caso, non rispondeva più ai suoi requisiti espressivi?
La rappresentazione artistica, secondo me, è da intendersi come l’espressione di una certa
visione del mondo e come tale, nella creazione di un’opera, non ci si deve limitare a riprodurre semplicemente un’ immagine. L’opera tuttavia non è il risultato di una creazione arbitraria o casuale imitazione, ma è il risultato di una continua riproduzione, riattualizzazione o ripresentazione di modelli mentali e culturali.
La scelta iniziale per la figurazione, soprattutto volta al femminile , è intrinseca alla mia scelta di percorrere la via della pittura ; corpi e volti di donna ( in quanto io donna) che vivevano la contemporaneità cercando l’essenza della femminilità , addentrandomi con la forza e l’espressività del segno e del colore nelle contraddizioni e nei contrasti dei nostri tempi.
E’ intuibile che non esiste la possibilità di rappresentare la figura in modo tale da sintetizzarne la sua complessità, sia di forma che di sentimenti. Col tempo mi sono sentita “ costretta” ( perché le
forme del linguaggio non sono identiche a quelle del pensiero) a dover scegliere entro una gamma di possibilità che, seppur ampia e vasta inevitabilmente limitava la mia rappresentazione figurativa.
Dalla costatazione di questa limitatezza, sono giunta a proporre il “ nuovo” inteso come uno spazio che incorporasse sia le mie aspettative di ricerca e di libertà espressiva, sia lo stupore e il trasalimento, per la rottura di un equilibrio.
Dopo studi, ricerche e nuovi punti di vista, sono giunta all’annullamento dell’oggetto , denunciato come ostacolo all’espressività, e successivamente sostituito con immagini geometriche e lettere, cercando sempre di orientare e condurre l’osservatore all’interno di un universo percettivo non di
immediata comprensione.
Da tutto ciò nasce il mio progetto denominato “ la parola dipinta” un linguaggio geometrico di cui colore, forma, idea e ritmo compositivo, rappresentano l’ordito sul quale intreccio la trama del mio rinnovato racconto.
I suoi quadri sono impeccabili realizzazioni pittoriche, in cui potremmo dire che la pittura resta al centro dell’operazione di stesura. Da cos’è nata questa suggestione?
L’opera d’arte è un modo di abbandonarmi a ciò che rappresento e che tocca esclusivamente il mio “io” esteticamente contemplante, l’ “io” che vive e si muove nel mondo della rappresentazione artistica assolutamente sottratto ad ogni rapporto con la realtà.
Il soggetto che rappresento viene collocato in una sfera “ ideale”, che non si limita solo alla sua rivisitazione, ma porta ad un suo “ rivivere” , in quanto l’opera ci conduce all’interno di una forma di un insieme complesso, a volte anche oscuro, di sentimenti.
Questo insieme sentimentale e formale ha un grande significato comunicativo derivato dal suo linguaggio simbolico. Un insieme di simboli non discorsivi , bensì “ presentativi” che hanno in sé
il loro senso, radicato nell’intuizione stessa in cui le opere si offrono nella specificità qualitativa , della loro valenza espressiva e comunicativa, allargando la cerchia del vissuto che è in ciascuno di noi, mostrandoci la vita rispecchiata in forme tipiche e connettendoci ad una dimensione storica e spirituale più ampia.
In alcuni casi possiamo parlare di poesia visiva. I suoi dipinti, attraverso gli stimoli subliminali delle parole, che non sono in libertà, come quelle dei Futuristi, ma che ad esse, si ispirano, evocano un sentimento, un valore, un concetto. Come progetta le sue composizioni?
Le opere che realizzo per il mio progetto “ la parola dipinta” affondano le radici in quei movimenti artistici degli anni sessanta / settanta che hanno dato il via a buona parte delle ricerche tra parola e immagine ,tra arte e comunicazione .
L’interesse verso l’estroversione della parola è indiscutibile nell’espressione futurista, aprendo l’area della letteratura a coinvolgimenti sensoriali diversi ed al dinamismo del linguaggio.
Nasce un nuovo lessico ,la poesia visiva, che sottolineando la crisi della rappresentazione, si fa promotore di un’intensificazione del segno grafico, un riscatto estetico della“ parola poetica promuovendo una radicale trasformazione del concetto di arte.
Per quanto mi riguarda, tutto nasce dal bisogno di verità, di un ritorno all’origine delle cose, alla necessità di spogliare di ogni artificio il senso profondo della realtà, al fine di raggiungere l’essenza.
Ogni dipinto svela una visione progettuale di matrice razionale , creando con l’utilizzo della singola parola una nuova figurazione astratta, dove le lettere vivacemente colorate, si dispongono sulla tela con libera inventiva, intersecandosi, sovrapponendosi, incastrandosi l’una nell’altra, con un processo di astrazione che approda ad una nuova identità di puri colori e geometrismi.
Questa nuova visione va intesa non come mera illustrazione di un’idea ma come ricerca che intende inglobare, nella forma e nel colore, il mio nuovo modo di concepire il reale e quindi l’arte.
L’elemento che riteniamo di grandissimo interesse, nei suoi lavori, è questo rigore prospettico, questo modo architettonico di leggere la modernità attraverso una prospettiva classica. Concorda sul fatto che è un recupero tutto italiano delle proporzioni e che lei indica una via estetica a un ripristino delle modalità umanistiche nell’osservazione della realtà?
Effettivamente le mie opere nascono da un forte rigore prospettico e formale, ma questa rigidità non mi impedisce la rappresentazione di cose vive, vere e ricche di significati.
Questo mio ordine coerente nella disposizione di forme geometriche si rifà alla costruzione prospettica moderna che, a differenza di forme analoghe conosciute e impiegate nell’antichità, genera un ordine coerente nella disposizione di figure e oggetti..
E’ nella capacità di collocazione delle cose in uno spazio che l’Uomo ha imposto il suo dominio sul mondo in una progressiva acquisizione di consapevolezza sulle proprie capacità.
Poter scegliere a proprio piacimento dove collocare l’osservatore, e da questo far discendere, rigorosamente, tutto lo spazio circostante, afferma e ci informa circa la centralità dell’Uomo in questo sistema culturale.
L’opera non è mai fine a se stessa: anche se apparentemente essa può risultare fredda e rigida bisogna sforzarsi di andare oltre l’ambito puramente disciplinare e di intendere gli elementi in funzione della fisicità materiale, delle dimensioni geometriche, della tattilità,per poter scorgere gli effetti di luce, di colore, in uno spazio reso concreto in senso sia fisico che mentale.
Come l’architetto mette in opera nel suo progetto artifici utili a far rimbalzare lo sguardo da un punto all’altro al fine di produrre uno slontanamento progressivo che ne dilati le dimensioni reali, così nelle mie opere si possono trovare rimandi impliciti a pavimentazioni con riquadri regolari, soffitti a cassettoni , volte di un’architettura o progetti in prospettive geometriche.
Così l’occhio nel seguire le linee tracciate in piani ,ed in campi non sempre di facile contorni, non può senza sorpresa seguirle entro quei labirinti di curvature e di concavità per perdersi e ritrovarsi in esplosioni di emozioni.
Tecnicamente, come realizza i suoi complessi dipinti?
Con le mie opere desidero colpire l’osservatore col rigore formale, con rapporti geometrici
con il colore , i quali fondendosi di volta in volta in un “unicum”, creano composizioni che correndo sull’onda del sentimento ispiratore vengono assimilati e trasformati in personalissime realizzazioni artistiche.
Determinante per le mie opere è il disegno che, sentito come la manifestazione più diretta dell’idea, non esaurisce la sua funzione iniziale di abbozzo dell’opera o semplice supporto per l’azione pittorica ( come generalmente accade per l’arte non astratta) ma, al contrario, acquista un ruolo fondamentale, divenendo parte attiva nella definizione del contenuto emotivo che intendo riversare nel lavoro.
Dalla fase progettuale ove le lettere” icone”sono state disposte con fantasia sulla tela, passo alla fase successiva che consiste nella scelta del colore .
Il colore-idea,ossia un colore che corrisponde a una sensazione pura-assoluta :non rimanda a nessun oggetto ma all’esperienza soggettiva, insondabile, segreta, che si annida nel sé di
ogni “ io”.
Al centro del mio progetto pongo la ricerca di quei processi di comunicazione, che ,accettando i rischi dell’indipendenza dai codici consolidati, puntano verso l’originalità dell’esperienza creativa
personale.
Miro a porre in evidenza i valori caratterizzanti del fare artistico delle mie opere, un sistema caleidoscopico di forme , di temi e di immagini, posti in diretta sintonia con la mia sensibilità,
ed allo stesso tempo,offro al visitatore un percorso visivo fatto di scoperte e riscoperte iconografiche, nell’incontro imprevisto con l’arte astratta e la parola.
A cosa sta lavorando, attualmente?
Attualmente sto esponendo nel prestigioso Palazzo delle Belle Arti ed Esposizione Permanente a Milano in una mostra collettiva dal titolo “ Arte, Energia dell’Immaginario” .
A questa collettiva sono giunta grazie alla selezione di una mia opera intitolata “ energia “
Fedele a questo mio percorso astratto geometrico,” la parola dipinta” ho realizzato un’opera che riproduceva la formula sulla relatività di Einstein. ( E= mc^2 )
Energia che ho inteso come impulso creativo, fondamentale per la nostra vita.
Tale opera ,caratterizzata da uno schema che si ripete per più volte, è dipinta quasi totalmente in bianco e nero,per rappresentare la vita monotona e piatta, ”scossa” in quei punti dipinti con i colori primari, in cui interviene l’energia che la ravviva.
Nel calendario ci sono altri eventi, ma preferirei non anticipare nulla in quanto sono ancora in fase di definizione.
Continuerò inoltre i miei studi di ricerca attraverso i quali potrò scoprire nuove vie espressive,e nuovi saperi, per poi raccontare attraverso le mie opere le idealità di un mondo in totale rinnovamento.
In seguito al mio percorso artistico, faccio parte degli artisti della Permanente di Milano.
Antonella Giapponesi Tarenghi, lo splendore delle parole dipinte
Ogni dipinto svela una visione progettuale di matrice razionale , creando con l’utilizzo della singola parola una nuova figurazione astratta, dove le lettere vivacemente colorate, si dispongono sulla tela con libera inventiva, intersecandosi, sovrapponendosi, incastrandosi l’una nell’altra, con un processo di astrazione che approda ad una nuova identità di puri colori e geometrismi.
Questa nuova visione va intesa non come mera illustrazione di un’idea ma come ricerca che intende inglobare, nella forma e nel colore, il mio nuovo modo di concepire il reale e quindi l’arte