Appello degli archeologi: “Dopo forti piogge, guardatevi in giro”. L’acqua e l’erosione scoprono i reperti. Il caso delle due teste

Una donna stava passeggiando in un campo quando improvvisamente ha notato la parte superiore di una testa scolpita che spuntava dal terreno. Il servizio archeologico è stato chiamato sul posto. E' stata notata un'altra testa scolpita accanto alla prima. Le sculture sono state datate al periodo tardo romano (III-IV secolo d.C.)


di Redazione
Stile arte è un giornale di arte, cultura e archeologia, fondato nel 1995 e diretto da Bernardelli Curuz

L’Autorità israeliana per le antichità poche ore fa ha lanciato un appello, chiedendo alla popolazione di tener d’occhio il territorio, per la possibile riemersione di antiche vestigia. In particolare – e non è solo il caso di Israele – eventi meteorici di grande intensità, con violente bombe d’acqua, producono fenomeni di smottamento o di erosione di detriti rocciosi che rimuovono anche consistenti strati di terreno, portando alla luce strati e beni archeologici. La popolazione deve essere così sensibilizzata a un nuovo fenomeno legato al mutamento climatico e collaborare con le autorità, attraverso rapide segnalazioni di beni archeologi emersi o emergenti per evitare che essi finiscano nella rete del commercio clandestino.

Tanti i casi segnalati, in tutto il mondo. Il più eclatante, in Israele, risale all’inverno del 2019, quando a Bet Shean sono state scoperte inaspettatamente due sculture antiche che rappresentano altrettante teste umane.

“Una residente di Bet Shean stava passeggiando nella zona a nord di Bet Shean – racconta la Iaa, l’Autorità israeliana per le antichità – quando improvvisamente ha notato la parte superiore di una testa scolpita che spuntava dal terreno. Il dottor Eitan Klein, vicedirettore dell’Unità per la prevenzione dei furti di antichità dell’Autorità israeliana per le antichità, è stato chiamato sul posto e con sua sorpresa ha visto un’altra testa scolpita accanto alla prima. Ha datato le teste scolpite al periodo tardo romano (III-IV secolo d.C.)”.


“Le teste scolpite nella pietra calcarea locale mostrano che non siamo al cospetto della rappresentazione di divinità, ma di singoli individui con caratteristiche fisionomiche specifiche, come i loro abiti abiti e le loro acconciature. Una delle teste scolpite raffigura un uomo barbuto”, ha spiegato Klein. “Le teste scolpite erano solitamente poste accanto o all’interno di grotte sepolcrali e rappresentavano i defunti. Le due sculture furono realizzate in stile artistico orientale, riflettendo il declino, nel Paese, dello stile artistico classico. E ciò avvenne nel periodo tardo romano, durante il quale si rivela l’adozione di tendenze artistiche locali”.
Oggi, queste due teste scolpite su lapidi possono essere viste, insieme a molte altre, al Museo Archeologico “Tracce nella Valle” nel Parco Nazionale di Gan HaShlosha.

“Le forti piogge invernali potrebbero inaspettatamente portare alla luce altri reperti archeologici. Hai mai incontrato un ritrovamento antico? Se ciò ti capitasse, ti invitiamo a segnalarlo all’Autorità israeliana per le antichità” è l’appello della Iaa.

Il dilavamento del terreno dopo piogge intense ha permesso anche in Europa alcune scoperte. Una di queste riguarda il ritrovamento di torque dell’Età del bronzo, in Spagna.

Il 29 agosto 2023, la direzione del Museo Archeologico delle Asturie ha ricevuto comunicazione, tramite Pablo Arias Cabal, professore di Preistoria all’Università della Cantabria, del ritrovamento di un collare d’oro nei pressi di Panes. La scoperta è stata fatta da un operatore dell’azienda idrica ingaggiato dal Comune di Peñamellera Baja, mentre stava monitorando il livello dell’acquedotto nella località di Cavandi.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, il personale del museo ha visitato la zona in compagnia dello scopritore e di Pablo Arias. Durante il rilievo superficiale del luogo esatto in cui era avvenuto il ritrovamento, sono stati rinvenuti quattro frammenti appartenenti ad una seconda collana. I pezzi sono stati recuperati in superficie, su materiali provenienti da una frana prodottasi su un ripido pendio.

La Direzione Generale dei Beni Culturali e il Museo Archeologico hanno promosso un intervento urgente che ha permesso di recuperare le parti rimanenti della seconda collana, fino al suo completamento.

Caratteristiche


Il primo degli esemplari – che vediamo nella foto qui sopra – è quello rinvenuto dall’operaio dell’azienda idrica. E’ una collana rigida dalla superficie dorata assimilabile al set di toques genericamente chiamato Astur-Norgalaico, caratterizzato da aste con doppia finitura scozzese e decorazioni che si sviluppano motivi ornamentali geometrici.

In questo caso è riprodotta una distribuzione ornamentale molto simile a quella nota come Torques de Langreo, oggi depositata nel Museo Instituto Valencia de Don Juan, a Madrid. Anello la cui sezione centrale è ricoperta da sei false corde con decorazione incisa che fiancheggiano spirali interposte tra le sezioni distali decorate con rivestimento in filo. Termina con due teste a doppio giro.


Il secondo pezzo, ritrovato frammentato in sei parti, – che vediamo qui sopra – è stato provvisoriamente recuperato nel Museo Archeologico, ed è stato accertato che è completo. Si tratta di una collana rigida dalla superficie dorata con cerchio a sezione rettangolare rifinito con doppie teste a sezione scozzese. La decorazione mantiene una distribuzione classica con motivi cordati sui dischi, sezione centrale liscia e scanalature nello sviluppo laterale.

I primi torques possono essere considerati, per la qualità delle dimensioni, delle finiture e della fattura tecnica, un’opera unica nel panorama dell’oreficeria tipica del nord-ovest della penisola spagnola durante l’età del Ferro. Insieme al secondo pezzo costituiscono un insieme eccezionale come il primo caso di collane rigide in oro per le quali esiste un preciso riferimento al luogo e alle circostanze del ritrovamento.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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