Archeologia a colpo d’occhio. Cos’è questo oggetto romano trovato in una tomba. A cosa serviva. Di che materiale è fatto

D'oro, lavorato con granulazione etrusca - laddove si rappresenta la parte del vello ricciuto -  l'oggettino è stato trovato in una necropoli di circa 5mila metri quadrati in cui sono stati sepolti numerosi schiavi o liberti d'italica origine

Gli scavi romani restituiscono, da tutti i territori dell’ex impero, copiose testimonianze del legame intenso che i nostri antenati avevano – anche sotto il profilo magico – con questa parte del corpo umano. Esso aveva non solo la funzione di produrre prosperità, ma di difendere le proprietà e di propiziare la fortuna, allontanando il malocchio.

Il pendaglio romano trovato dall’Inrap in una necropoli, a Narbonne @ Glicksmann, Inrap

Se gli uomini eccedevano con simboli aggressivi, mostrando amuleti in cui quella parte del corpo appariva eretta, desta e ringhiosa, le donne – anche le matrone – usavano ciondoli e portafortuna magari più discreti, in alcuni casi con l’organo collocato in posizione meno aggressiva. Si vis pacem para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra. Ed è per questo che l’oggettino, pur rappresentato in semi-riposo o con peculiarità infantili, era pronto all’azione, intercettando gli esseri maligni e allontanando le occhiate nefaste degli invidiosi.

A una funzione apotropaica era chiamato questo ciondolo o pendente – che sarà esposto dal 2026 a Narbonne – trovato dagli archeologi dell’Inrap nella ex capitale della Gallia Narbonese, in una tomba della necropoli di 5mila metri, scoperta negli scorsi anni durante interventi di archeologia preventiva .D’oro, lavorato con granulazione etrusca – laddove si rappresenta la parte del vello ricciuto –  l’oggettino era probabilmente era appeso a una collana o a un braccialetto o a un orecchino. Forse apparteneva a una donna, considerata la raffinatezza della rappresentazione aurea. Forse era stato, originariamente anche un augurio matrimoniale. Come dire: figli maschi. Da lontano – per discrezione pudica – poteva apparire anche come il musetto di un cinghiale.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia